I Ministri: 15 anni di carriera e tre date Sold Out

I Ministri: 15 anni di carriera e tre date Sold Out
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La carriera dei Ministri, lunga 15 anni, rappresenta quello che la musica dovrebbe essere: impegno, studio e generosità, quella generosità che conquista anche chi va per la prima volta ad una loro data live

Una carriera iniziata nel 2006 per il trio milanese composto da Davide Autelitano, Federico Dragogna e Michele Esposito passando da un successo all’altro: ricordiamo, tra gli altri, l’EP “La Piazza” del 2008 ispirato alle vicende del G8 di Genova e l’album “Tempi Bui” del 2009 che li consacra a livello nazionale.

Nel 2013 esce poi “Per un Passato Migliore” album che contiene la più conosciuta “Comunque” e che li ha posizionati al settimo posto della classifica FIMI. Più recenti invece “Cronaca Nera e Musica Leggera” EP che rispecchia la realtà durante e post pandemia e “Giuramenti” un album che ribadisce la volontà di rimanere fedeli alla realtà e a loro stessi.

Tra un album e l’altro, numerosi (in Italia e in Europa) sono stati i live sia negli stadi che nei club che li hanno visti accanto a nomi come Foo Fighters e Coldplay.

I prossimi live deI Ministri

Ma la grandezza di questa band si vede anche fuori dal palco, durante le conferenze stampa in cui Davide, Federico e Michele ricordano i giornalisti chiamandoli per nome e ricordano persino dove li hanno incontrati, come se di date live ne avessero fatte giusto una manciata.

Credetemi, per noi giornalisti, essere un nome e non un “numero” è il riconoscimento del nostro lavoro.

E a proposito di live, potremo vederli a breve in occasione delle tre date evento di dicembre (che però sono già sold out): il 14 dicembre saranno a Roma presso Largo Venue, il 17 dicembre al Vox Club di Nonantola e il 18 dicembre, grande chiusura ai Magazzini Generali di Milano, occasioni in cui potremo ascoltare per la prima volta live l’ultimo singolo “Da questo momento in poi” che rappresenta la sigla di chiusura di questi 15 anni.

Nell’attesa di vederli l’uno accanto all’altro, così come siamo abituati a vederli sul palco, gli abbiamo chiesto qualcosa a proposito dell’attualità, del passato e di quello che ci attende.

Parto subito col dirvi che sono triste: vedere live il vostro potente trio mi mancherà. A voi invece cosa mancherà di più?

Suonare dal vivo è una condizione particolare dello spirito e del fisico, almeno per come la intendiamo noi: è un po’ come vivere una seconda vita da supereroe (certo, più Paperinik che Batman). Metterla in pausa è fondamentale per rientrare nel mondo reale, affrontare problemi reali e avere qualcosa di vero e di vibrante da scrivere.

Quindi, più che mancarci qualcosa in particolare, scopri che quando stai vivendo la vita 1 ti manca la vita 2 – e viceversa. 

Con “Giuramenti”, disco intimo e riflessivo che si differenzia dai temi del precedente “Cronaca nera e musica leggera”, viene da pensare che abbiate voluto aprire un nuovo capitolo. E invece esce “Da questo momento in poi” diventando il capitolo conclusivo. È autentico, sincero e arriva dritto al punto come “Tempi Bui”. E questo fa riflettere sull’effettiva situazione musicale in Italia, che sembra peggiorare. Cos’è cambiato dai vostri inizi (a cui ora fate una sorta di omaggio) ad oggi? O meglio, cosa non è cambiato in ambito musicale?

L’idea che le cose stiano peggiorando (che si parli di musica, ambiente, politica o una qualsiasi altra categoria) credo sia costitutivo non solo del nostro Occidente, ma forse dell’essere umano tout court.

Forse dipende dal fatto che la vita di ognuno di noi ha una sua parte degenerativa (che comincia dal corpo, i suoi acciacchi e i suoi malanni) e che quindi rimpiangere la musica di una volta o la politica di una volta sia banalmente un rimpiangere la giovinezza.

La nostra (musicalmente) era fatta di una scena alternativa coraggiosa e un po’ spocchiosa, di locali piccoli, nessuna prevendita, pochi soldi e poca voglia di farne molti.

Difficile dire se fosse meglio o peggio: la cosa bella era che esistesse un’alternativa e che parlasse un linguaggio diverso da quello del mainstream. Oggi la gran parte dell’underground scimmiotta la grande discografia in ogni suo aspetto e questo rende il tutto semplicemente più statico e noioso. 


Ministri – Viper Theatre, Firenze – 23 Aprile 2022. Ph Moris Dallini
Avete più volte affermato che in campo musicale manchi il senso di comunità e condivisione. La cultura della musica, ossia tutto quello che si crea attorno alla fruizione della musica stessa. Secondo voi come e cosa si potrebbe fare per creare questa comunità?

Quello che viene da chiedersi è se sia possibile che una comunità sopravviva senza mai incontrarsi. La possibilità di condividere qualcosa a grande distanza è un fatto relativamente nuovo e sta rendendo meno importante l’incontrarsi fisicamente – vale a dire quell’esperienza su cui si sono costruite tutte le comunità che abbiamo conosciuto nei secoli.

Se togli i club e le sale da concerto rimane la musica? Se nessuno andrà più in chiesa o in oratorio sopravvivrà il cattolicesimo? Se chiuderanno i cinema sopravvivrà l’industria del cinema?

Verrebbe da dire sì a tutte e tre le domande, ma sicuramente saranno una musica, un cattolicesimo e un cinema diversi da come li abbiamo conosciuti finora.

Per quanto riguarda la musica, in questo processo hanno un ruolo importante sia le istituzioni, che possono facilitare o complicare l’incontrarsi, sia gli artisti. Chi ha scelto di offrire solo canzoni leggere fatte di parole scelte a tavolino da un team di autori potrà legittimamente aspettarsi di finire nella playlist più prestigiosa, ma non necessariamente di vedere le persone uscire di casa per andare in un qualche luogo dove creare insieme ad altri una piccola comunità legata a quelle stesse canzoni.  

Ci dite un ricordo indelebile (o magari anche due) di questi 15 anni sui palchi?

Era il 2006 e stavamo tornando a casa dopo una data lungo una provinciale tra i campi della bassa padana, a bordo del nostro Volkswagen del 1979, giallo canarino e senza targa (l’avevamo comprato su Ebay in Germania e la motorizzazione italiana non ce l’aveva ancora consegnata, o forse eravamo stati così pigri da non attaccarla).

Sfrecciammo (si fa per dire) accanto a un posto di blocco che era piazzato sul senso di marcia opposto al nostro. Due chilometri dopo ci accorgemmo che i carabinieri avevano lasciato il posto di blocco per inseguirci. Ci bloccarono e, col mitra spianato, ci fecero scendere aspettandosi di trovare chissà quale malvivente.

Girammo l’Italia con quel mezzo assurdo per due anni, ed è semplicemente incredibile che oggi siamo ancora qui a ricordarcelo – con la fedina penale intonsa

 Con quale spirito affrontate i prossimi tre live che vi attendono? Come vi state preparando?

Abbiamo provato molto: è una scaletta molto intensa e molto impegnativa fisicamente, soprattutto da eseguire in tre. L’obiettivo è arrivare alla fine avendo dato tutto e, dato che siamo molto precisini, avendo sbagliato poco. 

Secondo voi sbaglio se spero che, così come l’EP “Cronaca nera e musica leggera” è stato spontaneo e dettato dall’urgenza comunicativa, possa arrivare altrettanto spontaneamente un Ep tra qualche tempo?

L’urgenza era più che altro quella di dire qualcosa in quel malnato 2021 – e siamo stati contenti di averlo fatto. Ció detto, le canzoni erano parte dello stesso corpus di registrazioni di Giuramenti – che semplicemente abbiamo fatto uscire un anno più tardi.

Siamo ormai tutti molto abituati ad avvertire come urgente quello che è duro, urlato e aggressivo, e come pianificato quello che è più riflessivo e sognante – anche quando potrebbe essere l’esatto contrario della verità.

Ci vorrebbe forse più pop duro e più rock dolce, ma di certo l’offerta in Italia di sonorità più arrembanti è talmente scarsa che non aiuta a uscire da questi schemi. Giustamente chi ne è in cerca ha voglia prima di tutto di sentire una certa energia e un certo modo di dire le cose.

Se solo le radio italiane osassero trasmettere qualcosa di più di quei soliti 30/40 pezzi, forse la situazione sarebbe più ricca di sfumature. 

a cura di
Sara Alice Ceccarelli
foto di copertina
Enrico Dal Boni

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Sara Alice Ceccarelli

Giornalista iscritta all’ODG Emilia Romagna si laurea in Lettere e Comunicazione e successivamente in Giornalismo e Cultura editoriale presso l’Università di Parma. Nel 2017 consegue poi un Master in Organizzazione e Promozione Eventi Culturali presso l’Università di Bologna e consegue un attestato di Alta Formazione in Social Media Management presso l'Università di Parma. Ama il giallo e il viola, possibilmente assieme e vive in simbiosi con il coinquilino Aurelio (un micetto nero). La sua religione è Star Wars. Che la forza sia con voi.

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