Diabolik 2 – Ginko all’attacco!: sequel all’altezza del primo?

Diabolik 2 – Ginko all’attacco!: sequel all’altezza del primo?
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Diabolik 2 – Ginko all’attacco, il secondo capitolo della pellicola che vede Miriam Leone nei panni dell’affascinante Eva Kant, Giacomo Gianniotti in quelli di Diabolik e Valerio Mastandrea come l’ispettore Ginko, è ora nelle sale.

A quasi un anno di distanza dal tanto discusso primo adattamento dei Manetti Bros, è arrivato il momento di parlare del sequel. Un secondo capitolo incentrato principalmente sulla nemesi del protagonista: l’ispettore Ginko e i suoi tentativi di catturare Diabolik.

In questo nuovo film, il famigerato ladro e la sua complice e amata Eva Kant finiscono quasi per essere catturati e sono costretti a lasciare il loro rifugio con tutta la refurtiva per mettersi in fuga da Ginko. Durante la fuga però, Eva si ferisce e Diabolik la abbandona senza pietà, spingendola a vendicarsi e a collaborare con l’ispettore.

Locandina del film

Attingendo dalla trama appena descritta, la storia risulta più avvincente e coinvolgente di quella precedente: pur mantenendo il medesimo stile narrativo e registico consolidato dai Manetti Bros nel primo film, questo nuovo capitolo presenta diversi elementi che portano a effettivi, seppur minimi, miglioramenti.

Il diverso focus narrativo

Qui la narrazione, come anticipato, si focalizza sull’ispettore e la sua ossessione per Diabolik. In questo modo, lasciando più spazio al personaggio di Ginko e ai suoi tentativi di catturare il famigerato ladro, la pellicola assume fin da subito un ritmo d’azione del tutto diverso rispetto al film precedente.

Dal punto di vista della messa in scena infatti, lo stile fumettistico forte di elementi filmici come movimenti di macchina dinamici, zoom e split screen, viene qui accentuato fin dalle prime scene rendendo il tutto più dinamico.

Il nuovo Diabolik

Un altro elemento a portare una boccata d’aria fresca alla pellicola è sicuramente il nuovo volto di Diabolik: dopo l’abbandono di Luca Marinelli nei panni del protagonista, i Manetti Bros hanno deciso di scritturare l’attore internazionale Giacomo Gianniotti (Grey’s Anatomy) per il ruolo del temuto genio del crimine.

La presenza scenica di Gianniotti senza dubbio si addice di più al personaggio, la sua interpretazione riesce a dare più spessore e carattere a Diabolik, rendendolo più ambiguo e misterioso di quanto non abbia fatto Marinelli nel primo film.

Eva Kant (Miriam Leone) e Diabolik (Giacomo Gianniotti)

Mentre il resto del cast rimane invariato, si aggiungono e vengono presentati nuovi personaggi, tra cui la duchessa Altea di Vallenberg presentata come interesse amoroso di Ginko e interpretata dalla new entry del cast, Monica Bellucci.

Da queste premesse sembra che il secondo capitolo di Diabolik superi in termini di qualità e intrattenimento il primo film, ma è davvero così? Spoiler: no.

Nonostante piccoli miglioramenti nella sceneggiatura e nella messa in scena che, pur in minima parte rendono la pellicola più accettabile, i difetti che hanno caratterizzato il primo capitolo non svaniscono.

Gli aspetti negativi

Ci sono diverse cose che non vanno in questo film e mi sembra doveroso partire dalla sigla iniziale, perché sì avete capito bene: questo film ha una sigla iniziale.

La sigla

Ora, è vero che la scelta di una sigla può denotare un vero tocco di classe, basti solo pensare agli ultimi film di James Bond le cui sigle iniziali hanno caratterizzato in tutto e per tutto il genere, aggiudicandosi diversi Oscar, ma parliamoci chiaro: Diabolik non è James Bond.

Qui, la canzone di apertura è “Se mi vuoi” di Diodato, un bellissimo brano che riprende le musicalità anni 60 caratteristiche del film e che sarebbe effettivamente perfetto per un film di James Bond, ma che contestualizzata e messa in Diabolik contribuisce solo a rendere il tutto ancora una volta troppo eccessivo.

È proprio la costruzione della sigla il problema: il videoclip di Diodato che canta, unito alle immagini dei volti degli attori che passano sullo schermo, a tratti ricorda una via di mezzo tra la presentazione dei tributi di Hunger Games e la sigla della sesta stagione de I Cesaroni (che vorrei cancellare dalla mia mente).

La rappresentazione

Oltre alla sigla che presenta una novità rispetto al primo film, il resto dei difetti rimane pressoché immutato. La recitazione di stampo teatrale continua a essere sempre molto impostata e innaturale, in grado di ingessare completamente l’interpretazione degli attori principali.

Ma appurato che lo stile recitativo sia una scelta consapevole e voluta, non c’è molto da dire se non che l’aggiunta al cast di Monica Bellucci non migliora di certo le cose. Il suo personaggio, che dovrebbe rappresentare la “parte umana” dell’ispettore Ginko (anche questo tentativo fallito), rimane perfettamente in linea con il resto dei personaggi: fredda e distante, a tratti quasi robotica.

Nelle scene che vedono Bellucci in primo piano, viene inoltre utilizzata una fotografia particolarmente colma di saturazione che rende il volto dell’attrice fin troppo illuminato rispetto al resto del corpo e privo di qualunque difetto. L’utilizzo di questo “effetto filtro Snapchat” peggiora solamente e ulteriormente la rappresentazione già di per sé sopra le righe.

Monica Bellucci nei panni di Altea di Vallenberg
Eva Kant

Un’ultima osservazione da fare sul film è che questo secondo capitolo di Diabolik è stato capace di rendere anche la sempre sensazionale Miriam Leone un personaggio ordinario.

Proprio così, colei che nel primo film aveva rappresentato l’unica nota degna della visione, qui diventa vittima di una sceneggiatura e una rappresentazione che mantiene il personaggio sotto tono per tutta la durata del film.

Intendiamoci, rispetto agli altri, Miriam Leone si riconferma sempre la più naturale e in grado di trasmettere l’eleganza di Eva senza mai risultare eccessiva, ma la Eva Kant dai toni Hitchcockiani alla Grace Kelly che era riuscita a brillare nel primo film, qui non riesce mai a spiccare del tutto.

Conclusioni

In conclusione, pur presentandosi con buone premesse e piccoli miglioramenti, il secondo capitolo di Diabolik rimane all’altezza del primo, seguendone pedissequamente le orme. 

a cura di
Francesca D’Orta

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