I Kodaline, band irlandese alternative rock formatasi a Dublino, arriva a Milano per portare i loro struggenti brani al Fabrique.
Dopo i The Script, che hanno suonato il giorno prima sempre al Fabrique, arriva un altro gruppo irlandese, i Kodaline, creando così il green week-end di Milano (termine appena inventato da me ndr).
Il locale è riempito per metà della sua capienza ma, come si suol dire, meglio pochi ma buoni.
Il palco si presenta con tutti gli strumenti ben posizionati in modo da rendere visibili tutti i membri della band. La batteria si trova stranamente sulla sinistra e in prima linea, insieme al pianoforte e al basso. Appena dietro abbiamo un violoncello e una tastiera.
La scenografia è impostata come un set fotografico, con degli ombrelli riflettenti e delle lampadine appese. Dietro dei led luminosi formavano tre quadrati che facevano da cornice alle stesse lampadine.
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Inizio concerto
Il concerto inizia alle 21 in punto, con i membri della band che entrano uno alla volta, prendendo posizione sul palco. L’ultimo a entrare è il cantante Steve Garrigan, che si posiziona al pianoforte al centro del palco.
Si inizia subito con Wherever You Are e Ready, che mette immediatamente sul tavolo due bellissimi testi.
Poi il frontman presenta le due new entry al violoncello e alla tastiera, per poi iniziare a suonare la bellissima Brother.
“If I was dying on my knees
you would be the one to rescue me
and if you were drowned at sea
I’d give you my lungs so you could breathe”Brother – Kodaline
Successivamente i Kodaline si esibiscono in una cover di Billie Jean di Michael Jackson davvero molto interessante e totalmente rivisitata nel loro stile.
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Romanticismo is in the house
Come da repertorio, il concerto prosegue con una bella dose di romanticismo nelle canzoni successive (non che prima non ci fosse ndr).
“La prossima canzone è nata come regalo di matrimonio per un amico. In molti l’hanno usata come primo ballo dopo le nozze, perché è una canzone piuttosto romantica. Quindi ho pensato che sarebbe bello se tutti voi usaste i cellulari per fare luce.”
Il brano è The One e parla di come capire di aver trovato la persona giusta.
La canzone successiva è stata Moving On, anch’essa portatrice sana di un testo molto romantico e malinconico.
“Some time in the future we can share our stories
When we won’t care about all of our mistakes
Our failures, and our glories
But until that day comes along I’ll keep on moving on
I’ll keep on moving on”Moving On – Kodaline
Pubblico partecipe
Nonostante il locale non fosse stracolmo di persone era evidente che quelle presenti fossero molto fan dei Kodaline, perché cantavano quasi tutte le canzoni ed erano molto partecipi.
Ecco perché Steve decide di approfittarne.
“Vi va di contare per noi per introdurre la prossima canzone?
Come si dice 1, 2, 3, 4 in italiano?
Noi lo diciamo in inglese e voi lo ripetete insieme a noi in italiano. Passo la parola a Vincent (batterista), così vi guida lui”
E così, mentre il batterista dettava il tempo, il pubblico ha seguito contando in italiano, dando il via a Love Like This. Per questa canzone David ha imbracciato un Ukulele elettrico e un’armonica tenuta salda sulla sua testa da un archetto.
Tra un brano struggente e l’altro arriviamo alla fine del concerto.
“Questa canzone sarà la nostra ultima stasera. *il pubblico rumoreggia deluso*. Ma forse non lo sarà. Forse ho detto che sarà l’ultima perché così, quando usciremo dal palco, voi ci chiamerete per tornare e noi suoneremo qualche altra canzone”
L’ultima (non ultima) canzone dei Kodaline è stata High Hopes, al termine della quale la band si è alzata e ha lasciato il palco.
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Encore
Alla fine il pubblico ha richiamato a gran voce i Kodaline sul palco e, ovviamente, loro sono tornati dopo poco a suonare le ultime canzoni.
L’encore inizia con una cover del brano Bring It Home To Me di Sam Cook, dove Steve invita il pubblico a schioccare le dita a tempo di musica.
Poi si prosegue con Perfect World e con la prima esibizione in acustico del brano Everything Works Out In The End.
Infine il tutto si chiude con la poesia di All I Want.
“All I want is nothing more
To hear you knocking at my door
‘Cause if I could see your face once more
I could die as a happy man I’m sureWhen you said your last goodbye
I died a little bit inside
I lay in tears in bed all night
Alone without you by my side”All I Want – Kodaline
Conclusioni
Questo concerto è stato sicuramente il più romantico a cui sono stato finora.
Quasi tutte le canzoni parlano d’amore e lo fanno in un modo in cui molti possono ritrovarsi. Le parole usate unite alla musica fanno sì che ti arrivi un carro armato pieno di sentimenti dritto nello stomaco.
Chiaramente, se il romanticismo non fa per voi, molto probabilmente non vi emozionereste leggendo i testi delle loro canzoni, ma potreste farlo ascoltando la loro musica.
La presenza del pianoforte e del violoncello arricchiscono molto una già efficace parte strumentale.
Da ammirare anche l’ecletticità del frontman, capace di suonare diversi strumenti, oltre ad avere una bellissima voce capace di cullare ogni anima tormentata in un mondo parallelo dove stare male, va bene.
Purtroppo, se avete voglia di scatenarvi e ballare, mi trovo costretto a sconsigliarvi un concerto dei Kodaline.
Questo forse è l’unico difetto della band: non avere in repertorio abbastanza canzoni energiche e movimentate.
Ma, come ci insegna la matematica, meno per meno fa più, quindi se vi sentite giù di morale e ascoltate una canzone dei Kodaline, probabilmente finirete per stare meglio.
Se però non siete fan della matematica e non volete rischiare di deprimervi ancora di più, allora vi consiglio di ascoltarli quando nella vostra vita va tutto bene.
Per quanto mi riguarda, sono romantico e masochista, quindi viva i Kodaline!
Di seguito la scaletta del concerto
Wherever You Are
Ready
Brand New Day
Brother
Billie Jean
The One
Moving On
The Answer
Love Like This
Sometimes
Follow Your Fire
Love Will Set You Free
High Hopes
Encore
Bring It On Home to Me
Perfect World
Everything Works Out in the End
All I Want
a cura di
Edoardo Iannantuoni
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