Niente di nuovo sul fronte occidentale: il lato umano della guerra

Niente di nuovo sul fronte occidentale: il lato umano della guerra
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Niente di nuovo sul fronte occidentale è uscito sulla piattaforma Netflix il 28 Ottobre. La pellicola è un nuovo adattamento cinematografico, il terzo per la precisione, del libro di Eriq Marie Remarque. Il film racconta lo scontro tra francesi e tedeschi, nelle trincee e sui campi di battaglia occidentali sullo sfondo della Prima Guerra Mondiale. Il mondo cinematografico è pieno di pellicole che affrontano il tema della guerra, ma “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, ne parla in maniera differente. In che modo? Vediamolo insieme

Un’immagine del film

Niente di nuovo sul fronte occidentale è un film di genere drammatico-storico di produzione americana, è stato selezionato per rappresentare la Germania agli Oscar 2023, come miglior film internazionale. Questo film è il terzo adattamento cinematografico tratto dall’omonimo libro, diretto da Edward Berger. Un film che racconta non solo la guerra, ma dedica ampio spazio a chi la guerra l’ha combattuta al fronte, giorno dopo giorno, rischiando la propria vita.

La trama in breve

Il film inizia durante uno dei più grandi conflitti combattuti al mondo: la Prima Guerra Mondiale. La propaganda nazionale tedesca, come avviene anche in altre Nazioni, invita i giovani a partecipare alla guerra, chiedendo il loro contributo. Alcuni giovani spinti dal fervore della propaganda e dall’età, decidono di arruolarsi. Sono fermamente convinti che in tal modo potranno dare un valido aiuto ad altri ragazzi che stanno combattendo in guerra come loro e sono desiderosi di difendere al tempo stesso la Madre Patria.

Alcuni personaggi del film

Tra questi ragazzi ci sono anche Paul Baumer(Felix Kammerer) e i suoi amici diciassettenni, che entusiasti decidono di arruolarsi per combattere nelle fila dell’esercito tedesco. Manca poco alla fine del conflitto, o perlomeno questo viene fatto comprendere loro, durante il discorso che renderà ancora più fervida la loro convinzione ad andare in guerra.

Si mettono così in fila, entusiasti a ricevere la divisa che li accompagnerà durante i combattimenti, credendo persino che ogni uniforme sia stata confezionata appositamente per loro.

La loro aspettativa però, viene profondamente disattesa. Quello che li attende non sarà un conflitto breve e facile, ma toccheranno con mano la crudeltà e l’atrocità di un conflitto. La guerra che li aspetta è soprattutto una guerra di trincea, combattuta nel fango, una guerra di logoramento fisico e mentale, in cui è facile perdere la lucidità, come allo stesso modo perdere improvvisamente i compagni più cari.

Paul stringerà una profonda amicizia con il veterano del gruppo: Kat (Albrecht Schhuch). Egli cerca di consigliare il ragazzo, facendogli da guida in quel mondo così sconosciuto per lui. Nonostante l’età, Kat e l’abitudine al conflitto, l’uomo è segnato dal dolore e non vede l’ora di rientrare a casa dalla moglie.

Il gruppo di soldati è guidato da un generale tedesco molto duro, interpretato da Devid Striesow, il quale nonostante le numerose perdite dell’esercito tedesco, non vuole battere ritirata.

Il tema della guerra
Il protagonista Paul

Niente di nuovo sul fronte occidentale rappresenta una pellicola densa di attualità. Sono trascorsi tantissimi anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, eppure si continua a cercare di innescare conflitti. Guerre nate per motivi religiosi, di controllo e dominio, ma a prescindere dai motivi reali e fittizi, sembra che non passi tempo, senza che l’uomo non riesca a far scoppiare un nuovo conflitto.

Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Baumer rappresenta un faro in mezzo ad una grande oscurità. Il conflitto viene raccontato attraverso i grandi ed espressivi occhi di Paul. Il ragazzo che ha solo diciassette anni, si catapulta in un’avventura molto più grande di lui, raccontandoci l’orrore della guerra vissuto in prima persona.

Si parla spesso del Secondo Conflitto Mondiale, dandone ampio spazio, soprattutto riguardo alle atrocità commesse dai nazisti, ai campi di concentramento, alla nascita dei regimi nazista e fascista. La Prima guerra mondiale è stata altrettanto brutale.

Nel Primo Conflitto Mondiale sono morti tantissimi giovani al fronte. Ragazzi mossi da ideali di difesa della Patria, mandati al macello. Alcuni di loro non erano minimamente preparati, non avevano mai imbracciato un fucile in mano, né tantomeno possedevano freddezza e controllo degli ufficiali di più alto grado.

Avevano solo un estremo bisogno di mettersi in gioco, di far comprendere ai propri genitori di “valere qualcosa“. Ragazzi strappati ad una vita che avrebbe dovuto essere spensierata, fatta di piccole quotidianità, di gioie della vita, di primi amori. Amici che combattono, strisciando nelle trincee sullo stesso terreno di guerra, con al promessa di rimanere insieme.

Il protagonista Paul- la guerra dei giovani

Mia madre non voleva che andassi in guerra, volevo farle vedere che ero in gamba

(Paul)

Paul è un ragazzo come tanti altri. La sua ingenuità non può che colpire lo spettatore, così come i suoi occhi azzurri grandi ed espressivi. Paul è un ragazzo colmo di gioia, non molto consapevole della battaglia che dovrà combattere. Il ragazzo vede man mano morire alcuni dei propri compagni, impara a rubare per sopravvivere, a togliere fango e acqua dalle trincee, diventando un uomo prima del tempo. Impara a difendersi, ma al tempo stesso a proteggersi e proteggere, per quanto possibile i compagni.

Felix Kammerer, attore che presta il volto al personaggio di Paul interpreta in maniera magistrale il protagonista, rendendolo ancora più umano sullo sfondo di uno scenario di morte, violenza e desolazione. Il suo sguardo dapprima vivido e felice, diventa triste e rassegnato. Egli diventa il personaggio chiave del film con il quale non si può non entrare subito in empatia.

Nella frase pronunciata da Paul :” Io ho paura di quello che verrà” possiamo ritrovare il pensiero di una generazione di giovani uomini mandati al fronte e l’incertezza che piano piano li assale mentre iniziano a vivere il conflitto sulla propria pelle. La loro vita è appesa giorno dopo giorno ad un filo invisibile.

Può l’esistenza di un essere umano rimanere appesa allo scoccare dell’ora di un orologio?

La colonna sonora

La colonna sonora originale del film è stata composta da Volker Bertelmann, candidato all’Oscar. Questa è la track list:

All Quiet On The Western Front (Soundtrack from the Netflix Film)
  1. Remains (2:58)
  2. Uniform (1:49)
  3. Rain & Night (1:21)
  4. Flares (1:35)
  5. Buried & Found (2:52)
  6. Dog Tags (1:28)
  7. Ludwig (1:58)
  8. Comrades (3:55)
  9. Search Party (2:17)
  10. 72 Hours (1:19)
  11. Tanks (1:46)
  12. War Machines (2:03)
  13. Retreat (1:46)
  14. Bomb Crater (3:40)
  15. Night Fires (1:31)
  16. Scarf (0:54)
  17. Tjaden (1:29)
  18. Fear of What is Coming (1:16)
  19. Kat (1:11)
  20. No End (4:23)
  21. Last Combat (4:47)
  22. Making Sense of War (2:26)
  23. All Quiet On the Western Front (2:39)
  24. Paul (1:43)
Il trailer di “Niente di nuovo sul fronte occidentale”
La fotografia e la regia in Niente di Nuovo sul fronte Occidentale

Reduce da altri due adattamenti del romanzo di Eriq Marie Remarque ,il film ha ricevuto critiche positive e negative. La cura e la nitidezza delle immagini è accurata in ogni minimo dettaglio. Durante la visione del film, sembra quasi di essere catapultati all’interno del conflitto e di viverlo in prima persona. Ma il film di Baumer non è semplicemente questo. Ogni ripresa non è mai casuale. Il regista racconta attraverso la macchina da presa, ogni minimo particolare che racconti la guerra.

Si sofferma su scarpe e vestiti ammassati qua e là, cadaveri di soldati morti durante il combattimento, scende piano piano silenziosamente dentro l’oscurità delle trincee, guidando lo spettatore. Ci emoziona soffermandosi sui volti gioiosi dei ragazzi che marciano, cantando. Non vedono l’ora di andare in guerra. Si sofferma sugli occhi di Paul e su quelli degli altri protagonisti, raccontandoci le loro emozioni.

…E la guerra dei potenti

Il film descrive in maniera chiara e senza mezzi termini il profondo divario tra governanti e soldati mandati sul fronte a combattere. Da una parte ci sono individui comodamente sedute ad un tavolo che decidono, aggrappandosi a prese di posizioni dettate da politiche e dinamiche di controllo ed espansione territoriale, a dispetto del fattore umano; dall’altro persone mandate a morire senza alcuna pietà.

Individui che da un lato gozzovigliano ad un tavolo, pestano i piedi, senza alcun rispetto per la fratellanza umana e che

non hanno alcuna intenzione di capitolare

mossi da un ego narcisista e malato.

Si continua a parlare tutt’oggi di umanità, di diritto alla pace e di chiare manifestazioni di ripudio alla guerra. Si sa però, che a dispetto delle parole contano i fatti. Com’è sempre stato, così sarà?

Questa è una delle domande che bisogni porsi. Esistono guerre da tempi antichissimi, ma in una società civile, non si dovrebbe cedere a logiche puramente militari ed utilitaristiche, ma usare uno dei più importanti strumenti che abbiamo a disposizione: la diplomazia.

Il titolo del libro/film “Niente di nuovo sul fronte occidentale” non è casuale, ma rappresenta un paradosso. La guerra di trincea, non consente di ampliare i propri spazi in breve periodo, i soldati, in condizioni così ostili, si muovono a stento e con fatica, rappresenta piuttosto un conflitto di sfinimento. La guerra di trincea è un combattimento in cui per avanzare di pochi metri, si impiega tanto tempo. Ma se da un lato si conquistano pochissimi ettari di terreno nemico, dall’altro ci sono grandissime perdite umane. Questo non ha indubbiamente prezzo.

Oggi 2 Novembre, vorrei dedicare questa recensione a tutti i caduti di guerra, rendendo loro omaggio con una poesia di Giuseppe Ungaretti, che anche lui ha combattuto durante la Prima Guerra Mondiale.

Veglia

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

(Cima Quattro il 23 dicembre 1915)

a cura di
Maria Raffaella Primerano

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