I Nation of Language arrivano in Italia: la nostra intervista

I Nation of Language arrivano in Italia: la nostra intervista
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I Nation of Legend, band indie-pop originaria di Brooklyn, arrivano in Italia a novembre per tre imperdibili concerti live: li abbiamo intervistati per voi.

Considerati come una delle band rivelazione della scena newyorkese, i Nation of Language raggiungono il grande pubblico nel 2020 con l’album di debutto “Introduction, Presence“. Il disco, che trae ispirazione dai primi movimenti new-wave e punk, è stato acclamato dalla critica per la capacità della band di fondere l’allegria con una sana dose di malinconia. 

Dopo il successo del primo album nel 2021 arriva “A Way Forward“. Qui i Nation of Language si spingono in dimensioni elettroniche e analogiche con la solita energia che li contraddistingue, come nei singoli “Across That Fine Line” e “The Fractured Mind”.
Considerato come uno degli album migliori dell’anno, “A Way Forward” ha consolidato la band come una delle realtà più interessanti a livello internazionale capace di collezionare un concerto tutto esaurito dopo l’altro. 

I Nation of Language saranno protagonisti di tre concerti in Italia il prossimo mese:
10 novembre – Milano, Arci Bellezza
11 novembre – Roma, Alcazar live
12 novembre – Bologna, Locomotiv club

I biglietti per i concerti sono disponibili sulla app DICE

Ecco la nostra intervista ai Nation of Language per presentare i loro prossimi concerti in Italia.

Nation of language
A novembre suonerete in Italia per la seconta volta. Cosa ricordate dei live nel nostro paese del 2018, quando non era stato ancora pubblicato il vostro primo album?

Siamo stati benissimo: nel 2018 abbiamo suonato a Milano, Roma, Bergamo e L’Aquila. Abbiamo viaggiato in treno o in una minuscola macchina praticamente portando tutta la nostra attrezzatura sulle spalle. Abbiamo avuto modo di incontrare così tante persone fantastiche e suonare in posti davvero interessanti.

A L’Aquila abbiamo suonato in una piazza mentre la gente guardava dalle finestre dei loro appartamenti. Era un’atmosfera davvero sognante. Abbiamo fatto anche uno spettacolo a Milano nel 2017 al Mare Culturale Urbano, ed è proprio quello che ci ha convinto che dovevamo tornare il prima possibile.

Per voi e per tutti noi sono cambiate moltissime cose in questi due anni: due album pubblicati, proprio nel mezzo di una pandemia. Come avete gestito la promozione della vostra musica senza potervi esibire dal vivo? È stato più difficile oppure una sorta di sfida in cui mettere ancor più impegno?

È stato decisamente impegnativo. Abbiamo sempre avuto la prospettiva che l’esibizione dal vivo fosse la cosa più importante e lo strumento migliore per creare nuovi fan. Ci sentiamo molto fortunati che le stazioni radio abbiano iniziato a trasmettere la nostra musica e ci abbiano esposto a nuove persone mentre dovevamo stare a casa e metterci in quarantena.
Quando finalmente abbiamo potuto fare di nuovo gli spettacoli, c’erano così tante persone nuove tra il pubblico, è stata un’esperienza davvero straordinaria.

In che modo la quarantena e il fatto di essere bloccati in casa, ha cambiato il vostro approccio alla musica?

Poiché non potevamo fare dei concerti, abbiamo deciso di dedicarci nuovamente alla scrittura e alla registrazione ed è per questo motivo che siamo riusciti a realizzare il nostro secondo album così velocemente. Anche la nostra tastierista Aidan Noell ha iniziato a scrivere e pubblicare le sue canzoni durante quel periodo.

Avere del tempo extra ed essere bloccati in casa senza un posto dove andare ha rappresentato un’opportunità strana e unica per esplorare nuovi suoni e nuovi approcci alla scrittura. Ho comprato una chitarra acustica con corde di nylon e ho scritto della musica che è diventata la nostra canzone “Former Self”. Prendersi del tempo per scrivere su nuovi strumenti può sbloccare inediti modi di pensare.

La mia prima impressione ascoltando i vostri album è uno stile che richiama i primi Depeche Mode e, ovviamente, gli Orchestral Manoeuvres in the Dark. Quali sono le vostre influenze musicali?

Amiamo molto quelle band new wave che hai citato, ma siamo anche molto ispirati dai primi artisti dell’elettronica e del krautrock come Kraftwerk, Laurie Spiegel e Neu! Attingiamo anche molto dall’indie rock del 2000, come The National, Future Islands e The Horrors. Ci piace esplorare come queste band si relazionano tra loro e quali aspetti dei suoni possiamo combinare e riconfigurare nel nostro stile.

Quello che mi ha più colpito è che le vostre canzoni e il vostro suono in generale sono attuali nel 2022, ma lo sarebbero state altrettanto anche negli anni ’80. La vostra ricerca musicale punta a trovare un filo comune tra le varie decadi musicali?

Crediamo che poiché la musica degli anni ’80 sia solo una delle nostre influenze, siamo in grado di utilizzare alcuni di quei vecchi suoni unendoli alla tecnologia di registrazione più attuale per sentirci ricchi e moderni. Mi piace l’idea che possiamo colmare il divario tra ciò che è vecchio e ciò che è nuovo. È bello vedere che abbiamo fan di tutte le età: persone che compravano dischi new wave negli anni ’80, così come persone più giovani che non hanno lo stesso background.

Dopo l’album “A Way Forward” avete rilasciato due nuovi singoli: “Androgynous” e “From The Hill”. C’è un album in arrivo nei prossimi mesi? Cosa ci dobbiamo aspettare?

Cerchiamo di scrivere e registrare il più possibile, anche se non siamo sicuri di come useremo una canzone. A volte finiamo per pubblicare canzoni singole, come “From the Hill”, a volte vengono raggruppate in un potenziale terzo album.
Ci sarà sicuramente nuova musica in arrivo tra non molto. Non vogliamo dire troppo, ma recentemente abbiamo lavorato su del materiale davvero interessante.

English Version
In November you are going to perform in Italy for the second time. What do you remember of your exhibition in Milan in 2018, when your first album had not been released yet?

We had an amazing time – in 2018 we were able to play in Milan, Rome, Bergamo, and L’Aquila. We travelled around by train or in a tiny car carrying all of our gear on our backs. We got to meet so many amazing people and play some really interesting places.

In L’Aquila we played outside in the square while people watched from their apartment windows. It was all very dreamy. We did also play one show in Milan in 2017 at Mare Culturale Urbano, which is really what convinced us we needed to come back as soon as possible.

A lot of things have changed for you and for all of us in just four years: 2 albums released, just in the middle of the pandemic. How would you consider the promotion of your music without live concerts: more difficult or more challenging in putting all your effort to succeed?

It was definitely challenging. We’ve always had the perspective that the live performance is the most important thing, and the best tool for making new fans. We feel very lucky that radio stations started playing our music and exposed us to new people while we had to stay at home and quarantine. When we could finally play shows again there were so many new people in the audience, it was a truly amazing experience.

How did the quarantine and being forced to stay at home during the pandemic change your approach to music?

Because we couldn’t play shows, we decided to rededicate ourselves to writing and recording, which is how we were able to come out with our second album as quickly as we did. Our synth player Aidan Noell started writing and releasing her own songs during that time as well.

Having the extra time being stuck at home with nowhere to go presented a strange and unique opportunity to explore new sounds and approaches to writing. I bought a nylon-string acoustic guitar and wrote some music that became our song “Former Self”. Taking the time to write on new instruments can unlock new ways of thinking.


My first impression listening to your albums is a style that recalls early Depeche Mode and, of course, OMD. What are your musical influences?

We definitely love those new wave bands, but we’re also very inspired by early electronic and krautrock artists like Kraftwerk, Laurie Spiegel, and Neu!. We also draw a lot from 2000’s indie rock, like The National, Future Islands, and The Horrors. We like exploring how these bands relate to one another and what aspects of the sounds we can combine and reconfigure into our own style.

What impressed me the most is that your songs, and your sound, are current in 2022 but would have been contemporary also in the 80s. How does your musical research create such common line through the decades?

I think that because 80’s music is just one aspect of our influences, we’re able to use some of those old sounds but incorporate them with more current recording technology to feel full and modern. I like the idea that we can bridge the gap between what is old and what is new. It is nice to see that we have fans of all ages – people who were buying new wave records in the 80s, as well as younger people who don’t have that same background.    


After “A Way Forward” you released two new singles: “Androgynous” and “From The Hill”. Are you coming up with a new album? What should we expect?

We try to write and record as much as possible, even if we’re not sure what a song will be used for. Sometimes we end up releasing songs by themselves, like “From the Hill”, and sometimes they get grouped together into a potential 3rd album – there will definitely be new music coming before too long. I don’t want to say too much… but we have been working on some really exciting material recently. 

a cura di
Andrea Giovannetti

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Andrea Giovannetti

Nato a Roma nel 1984, ma vivo a Venezia per lavoro. Musicista e cantante per passione e per diletto, completamente autodidatta, mi rilasso suonando la chitarra e la batteria. Nel tempo libero ascolto tanta musica e cerco di vedere quanti più concerti possibili, perchè sono convinto che la musica dal vivo abbia tutto un altro sapore. Mi piace viaggiare, e per dirla con le parole di Nietzsche (che dice? boh!): "Senza musica la vita sarebbe un errore".

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