Management – Fabrica di Roma (VT) – 26 agosto 2022

Management – Fabrica di Roma (VT) – 26 agosto 2022
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Il tour estivo dei Management è arrivato al capolinea. Per l’occasione li abbiamo intervistati. Fra tante riflessioni c’è una certezza: ora non si fermeranno più

L’ultima tappa dell’Ansia Capitale Tour dei Management è in provincia di Viterbo. Nella serata del 26 agosto 2022 al FDB Festival di Fabrica di Roma. Uno dei pochi festival ben riusciti che ancora sopravvivono nelle provincie del Lazio. 
Sul palco con loro prima i Serena Matù, a seguire i Sick Tamburo.

Ph. Noemi Ventura per FDB Festival
Il live

I Management, Luca Romagnoli e Marco Di Nardo, iniziano a suonare alle 22:00 accompagnati da Mario Serrecchia alla batteria e Antonio Atella al basso. 
È bello rivederli sul palco, gli stessi di sempre. Dopo tanto tempo dal tour nei club a inizio 2020.
Quest’estate hanno portato nelle piazze Ansia Capitale, l’ultimo disco edito a giugno 2022.
Ma il concerto comincia con due classici del passato: “Pornobisogno” e “Pasticca blu”

La batteria da sottopalco subito ti coinvolge le viscere. I Management riescono a portarti in un luogo del tutto speciale. Ai loro concerti succedono cose, non si riprende con il telefono, si esagera. Come dice la terza canzone: “Esagerare sempre”. Andando avanti è una continua altalena, tra canzoni arrabbiate e nostalgiche. Tra canzoni di ieri e di oggi, tutte sempre attuali. Il concerto si conclude con “Lasciateci divertire” e “Naufragando”. Per celebrare, dice Romagnoli, la finitudine delle cose: ciò che dà senso a tutto, anche a questo concerto. 

L’intervista

Poco prima che iniziassero a suonare, noi di TheSouncheck, abbiamo incontrato i Management per intervistarli.
Con loro tutto diventa semplice, informale. E’ come stare in una casa di campagna con degli amici, del vino abruzzese tanto quanto loro sul tavolo, qualche domanda e quattro chiacchiere. 

Ph. Noemi Ventura per FDB Festival
Sono passati dieci anni dal vostro primo disco, “Auff!”, un disco figlio dei suoi tempi. In questo “Ansia Capitale” me l’ha ricordato molto: poco carezza contro la tristezza, più calcio sullo stinco. Secondo voi che musica serve fare oggi?

Luca: “Auff!” era figlio dei suoi tempi. Ma anche dei nostri tempi, dell’età che avevamo. Il modo secondo cui abbiamo sempre ragionato è che uno deve esprimere quello che è e quello che sente. Altrimenti, se tutti esprimessero quello che esprimono i tempi e basta, non cambierebbe mai niente. Il cambiamento è laddove qualcuno interpreta i tempi, o li vive, in un altro modo. Nella poetica contemporanea vedo molti inneggiare all’estetica, al capitalismo, alla bella vita, ma non è interessante, no? La vita come prodotto e i prodotti all’interno della nostra poetica. Chissenefrega!

Dopo un periodo in cui siamo maturati e abbiamo parlato molto, forse troppo, dei nostri sentimenti a livello emotivo, durante il periodo del covid, quando siamo rimasti fin troppo soli con noi stessi, abbiamo cominciato nuovamente a sviluppare un meccanismo critico nei confronti della società. Negli ultimi anni si è visto il peggio di noi, e questa cosa qui ci ha fatto riflettere che forse era meglio ricominciare a parlare di cose importanti. Sempre dal nostro punto di vista ma in senso collettivo.

Parlando ancora dell’ultimo disco, sembra facciate un elenco di inferni. Gli inferni che appartengono alla nostra epoca. Primo tra tutti l’ansia. Un tema che ritorna spesso nelle vostre canzoni ed anche nell’ultima del disco, intitolata “Dov’è l’uscita da questo inferno?”. Allora vi chiedo: dov’è l’uscita da questi inferni?

Marco: L’abbiamo chiesto perché non lo sappiamo. Non ci sarà mai una risposta. 

Luca: C’era questa citazione, non ricordo di chi, che diceva: “in questo inferno trova un piccolo spazio di paradiso e proteggilo”. Questo è un po’ quello che ci piace fare: uscirne col pensiero, con l’educazione al pensiero. Con la cultura, secondo le nostre competenze e possibilità. Con il dialogo, ma non nel senso retorico del termine.

Semplicemente riscoprendo le cose che abbiamo perso, a maggior ragione nel periodo in cui abbiamo scritto il disco. Tutti avrebbero dovuto capire che praticamente siamo in relazione al mondo solo attraverso questi mezzi qua – indica il telefono- penso che già questo sia sufficiente per riconoscere tutto quello che abbiamo perso. 

Ph. Noemi Ventura per FDB Festival
Veniamo da anni difficili per la musica live. Oggi vediamo una specie di (giustissima) celebrazione della sua importanza. Ma è vero anche che le regole del mercato sono cambiate e non c’è spazio per tutti. Ho notato che avete fatto un tour di concerti gratuiti. Quale musica live è importante fare oggi?

Marco: Chi sta nel settore lo sa, quest’estate è stata un delirio. Con i recuperi dei concerti c’è stato un intasamento di live assurdo. Quindi non dico che è una lotta, ma non è facilissimo organizzare un tour. Noi ci divertiamo ovunque. Però sì, il fatto di farli gratuiti è stata una scelta. Abbiamo voluto fare solo festival gratuiti anche perchè siamo mancati per un po’. Già prima del covid siamo stati due anni fermi. È uscito Sumo e abbiamo fatto solo pochi concerti.

Abbiamo pensato: usciamo con il disco nuovo e iniziamo a fare più casino possibile. E volevamo far venire più gente possibile. E infatti abbiamo fatto una decina di concerti e sono stati tutti belli!

Sempre parlando del tour che si chiude stasera: siete partiti da Roma, la capitale. Una parola che ritorna qui in senso geografico. E poi il tour si è esteso nelle provincie. Soprattutto quelle del centro Italia, che quest’estate forse sono state un pò dimenticate. Per voi è importante portare la vostra musica nelle provincie? 

Luca: Per noi è importante da tutte le parti, andiamo dove ci chiamano. 

Marco: E’ importante portare la provincia fuori, non suonare nelle provincie. 

Luca: Noi già veniamo dalla provincia, siamo noi a portare quello che siamo. 

Marco: Le persone lo capiscono subito, quando ci vedono e ci sentono, che siamo di provincia.

Luca: Però è una scelta! Soprattutto a livello contemporaneo, quelli che arrivano al successo in maniera molto veloce cercano sempre e solo le grandi città o le tappe strategiche o i super locali.  Ma in realtà noi abbiamo tutta un’altra scuola, che è quella di girovaghi. Abbiamo suonato ovunque e non siamo gli unici. E’ bello ritrovare anche nelle piccole provincie, in ogni regione, in ogni luogo, le persone che ti vogliono bene e che ti seguono. E questo non è tanto scontato!

Spesso i grandi artisti hanno il grande pubblico solo nelle grandi città. Nascono nella grande città e parlano delle grandi città. Noi siamo tutt’altro che metropolitani. E probabilmente in tutti i paesini d’Italia, che sono molti più delle grandi città, le persone si sentono più vicine a noi. Parliamo il loro linguaggio e vediamo le stesse cose. Parliamo delle cose che vivono loro. Del vuoto, del rapporto più contemplativo con la natura, con le tradizioni, con gli anziani, perché noi ci viviamo in mezzo.

Marco: Questo era un discorso iniziato già da tempo… Se fai due date a Roma e Milano è normale che fai sold out. Vai a suonare nella provincia: lì si vede se hai seguito. Il problema è che, dopo il covid, le piccole realtà non ce la fanno più a sostenere qualsiasi tipo di iniziativa. Quindi, anche se uno ha voglia di girare e andare ovunque, non è più tanto possibile. Non ci sono i posti, tantissimi locali hanno chiuso. 

Ph. Noemi Ventura per FDB Festival
“È proprio perché sappiamo di dover morire che ci riuniamo qui a vivere”. In un concerto di vari anni fa avete presentato così la canzone “Lasciateci divertire”. Dopo aver fatto una canzone così totalizzante vi viene mai il dubbio che non ci sia altro da dire?

Luca: Innanzitutto non è la nostra canzone preferita, questo va detto. Però in parte ci rappresenta. Abbiamo diverse sfaccettature.

Marco: Un aspetto che cerchiamo di eliminare sempre nei dischi è questa cosa del “lasciateci divertire”. Poi puntualmente ritorna e pensiamo “Basta a fa’ i giovani! In realtà siamo proprio dei bidonville!” 

Luca: Quella è una canzone bipolare a tutti i livelli. Alla fine se uno ci ragiona le cose più importanti della vita sono di una semplicità… Perché la vita è una cazzata: fai o non fai, produci o non produci, sei ricco o sei povero, è uguale perchè tanto poi muori. A volte però c’è anche bisogno di credere in qualcosa. Proprio perché siamo dentro un universo senza senso cerchiamo di dare a noi stessi un piccolo senso. Ma in realtà è tutta fatica sprecata. 

Marco: Quella canzone rimane sempre attuale. Della serie: non ci prendiamo troppo, troppo, sul serio. Ormai non si può dire più niente. 

Parliamo di futuro, la classica domanda di fine colloquio: progetti per quest’inverno?

Marco: i progetti sono sempre gli stessi: suonare e fare dischi. Proprio lunedì andiamo in studio a fare un nuovo disco. Quest’inverno suoneremo nei club. Ci saranno belle sorprese che adesso, ovviamente, non si possono dire. Adesso non ci fermiamo più. 

Luca: No veramente, questa è una cosa importante! A proposito di futuro… Siccome noi siamo stati tra quei gruppi sfortunati che si erano presi una pausa prima del covid, adesso basta! Chiunque ci dovesse dire “c’è bisogno di un po’ di pausa”, la nostra risposta è no! Noi non ci fermiamo più, mai più, un disco dopo l’altro. Mentre facciamo il tour scriviamo, come abbiamo sempre fatto da “Auff!”. 

a cura di
Lara Melchionda

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