L’anno che verrà – Chi è Lucio Dalla?

L’anno che verrà – Chi è Lucio Dalla?
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Lucio Dalla è stato uno dei più grandi artisti della musica italiana. In cinquant’anni di carriera pieni di successi, ha realizzato molte canzoni iconiche, ancora oggi incredibilmente amate dal grande pubblico.

Un talento precoce

Lucio Dalla nasce a Bologna il 4 marzo 1943. Nel 1950, il padre di Lucio muore a causa di un tumore e questa perdita segnerà l’arista per il resto della vita. Sin da bambino, Lucio dimostra un grande talento musicale e si esibisce nelle recite scolastiche. Da adolescente, impara a suonare il clarinetto da autodidatta ed entra nella scena musicale jazz bolognese, diventando membro della Rheno Dixieland Band.

Nel 1962, entra a far parte dei Flippers, complesso jazz in cui ricopre i ruoli di clarinettista, sassofonista e voce solista. Nel 1963, su consiglio di Giono Paoli, lascia la band e intraprende la carriera da solista. La sua prima esibizione al Cantagiro del 1964 fu però un terribile fallimento: la folla non lo apprezzò e gli lanciò contro degli ortaggi.

La carriera

La carriera di Lucio inizia a decollare nel 1971, quando arriva terzo al Festival di Sanremo, con la canzone “4/3/1943”. Il brano fu soggetto a censura a causa di riferimenti religiosi controversi, ma nonostante questo, permise all’artista di essere conosciuto dal grande pubblico. Il suo successo viene consolidato l’anno successivo, nel 1972, quando Dalla torna a Sanremo con “Piazza Grande”, ancora oggi una delle sue canzoni più amate.

Nel 1973, inizia una collaborazione con il poeta Roberto Roversi, il quale scrive i testi delle sue canzoni, nei tre album “Il giorno aveva cinque teste” (1973), “Anidride solforosa” (1975), e “Automobili” (1976). Dalla si apre a uno stile sperimentale e ricercato, fatto di cambi di registro e suoni eccentrici, senza però perdere il gusto per l’improvvisazione jazzistica. I testi di Roversi sono molto complessi e difficili da comprendere, ma affrontano tematiche politiche e attuali, trasmettendo messaggi di denuncia sociale. Ciò influenza molto la scena musicale italiana, contribuendo allo sviluppo di una corrente di artisti che esprimono il proprio impegno politico proprio attraverso la musica.

Interrotta la collaborazione con Roversi per divergenze creative, Dalla inizia a scrivere i suoi testi, facendo tesoro di ciò che ha imparato dall’amico. Dalla, infatti, rimane profondamente legato alle problematiche del suo tempo, ma compone testi più semplici e facilmente comprensibili per il grande pubblico. Dal punto di vista musicale, i brani sono leggeri e scorrevoli, frutto di un’accurata combinazione di ritmi e stili diversi, come il blues, il rock e il soul. Le melodie e i testi si completano a vicenda, creando un’atmosfera talvolta malinconica, talvolta sognante. Gli album “Come è profondo il mare” (1977) e “Lucio Dalla” (1979) decretano definitivamente il successo del cantautore e lo rendono uno degli artisti più amati in Italia.

Negli anni Ottanta pubblica gli album “Dalla” (1980), “1983” (1983), “Viaggio organizzati” (1984) e “Bugie” (1986).Nel 1986, Dalla si esibisce in un tour negli Stati Uniti e pubblica l’album live “DallAmeriCaruso”, contenente anche l’inedito “Caruso”. Ispirato alla storia del tenore Enrico Caruso, innamorato di una sua studentessa, il brano è una struggente storia d’amore che commuove e conquista il pubblico. “Caruso” sancisce la fama internazionale del cantautore, è stato tradotto in diverse lingue e ha venduto 38 milioni di copie in tutto il mondo, diventando la seconda canzone italiana più conosciuta al mondo, dopo “Il blu dipinto di blu” di Domenico Modugno.

Negli anni Novanta, Dalla prende direzioni diverse avvicinandosi sempre di più al pop. Nel 1990 esce “Cambio”, con il comico singolo “Attenti al Lupo”, poi “Canzoni” nel 1996 che conferma la svolta pop dell’artista. Nel 2003, dimostra il suo eclettismo dedicandosi al teatro e alla musica lirica, mettendo in scena “Tosca – amore disperato“, uno spettacolo ispirato all’opera di Giacomo Puccini.

L’anno che verrà

“L’anno che verrà”, tratta dall’album “Lucio Dalla” è una delle canzoni più famose del cantautore, composta ormai in un periodo di maturità artistica. Il brano si apre come una lettera, con l’iconico incipit “Caro amico ti scrivo”, tramite il quale Dalla immagina di raccontare a un amico cosa stia succedendo in quel momento. La canzone, infatti, è stata scritta durante un periodo di tensioni politiche e violenza terroristica, che passerà alla storia gli Anni di Piombo. L’autore si dimostra un ottimo lettore del suo tempo e trasmette perfettamente il senso di incertezza che avvolgeva la popolazione.

Il “meccanismo del gioco”, dato dal dialogo immaginario con l’amico, permette di creare una situazione di equilibrio: narratore non si abbandona a un cieco pessimismo, ma non crede nemmeno all’eccessivo ottimismo della televisione.

Le strofe successive sono piene di speranza. L’autore si augura un mondo nuovo, diverso. In maniera ironica ed esagerata, elenca una serie di cose che succederanno nel nuovo anno:

Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno
Ogni Cristo scenderà dalla croce
Anche gli uccelli faranno ritorno
Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno
Anche i muti potranno parlare
Mentre i sordi già lo fanno

“L’anno che verrà”, Lucio Dalla

Quest’immagine di un mondo utopico non è altro che un’illusione, che diventa però necessaria per andare avanti. L’autore è consapevole del fatto che bisogna inventarsi qualcosa per “continuare a sperare”. Forse l’avvento dell’anno nuovo non risolverà magicamente tutti i problemi, ma sperare in un futuro migliore è ciò che ci permette di continuare a vivere.

“Ho fatto una canzone tutto fuori che pessimista. Non ci sono miracoli. L’unico che possiamo fare è quello su di noi: essere sempre funzionanti, non vedere mai sempre il nero, il terribile.”

Lucio Dalla, in un intervista radiofonica alla Rai nel 1979


Chi è Lucio Dalla?

Lucio Dalla era un artista eclettico che ha spaziato fra molti generi musicali, ridefinendo la musica italiana e cambiandola per sempre. Dalla aveva la capacità di rendere inconfondibilmente suo ogni pezzo e, pur senza mettere limiti alla propria libertà di espressione, è sempre rimasto fedele a sé stesso. In cinquant’anni di carriera, la sua voce carica di emozione, i suoi testi toccanti e la sua musica estremamente personale sono entrati nel cuore di milioni di persone, in Italia e nel mondo.

Lucio Dalla morì d’infarto il 1 marzo 2012, mentre soggiornava all’Hotel Plaza di Montreux, in Svizzera. Sulla sua lapide, nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, sono incisi i versi finali di “Cara”, l’ultima canzone cantata la sera prima di morire.

Buonanotte, anima mia
Adesso spengo la luce e così sia

“Cara”, Lucio Dalla

a cura di
Valentina Bertelli

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