Celeste: tra l’Universo e Artemisia

Celeste: tra l’Universo e Artemisia
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L’intervista al giovane cantautore Celeste dopo aver ascoltato il suo album

“Universo (Artemisia)” è il nuovo album di Celeste, ma anche un modo per entrare metafisicamente e realmente nel suo mondo. Pubblicato l’11 marzo, “Universo” diventa la chiave d’accesso per tutto ciò che riguarda la vita presente e passata del giovane artista. Ispirato dalla figura di Artemisia, nonché fil rouge di tutti i brani, Celeste ci racconta in questa nuova intervista qualcosa in più su i brani che compongono il disco!

Ciao Celeste, benvenuto su The Soundchek! Partiamo con la prima domanda chiedendoti di presentarci il tuo EP “Universo (Artemisia)”, in modo particolare ti chiediamo da cosa nasce l’idea dell’accostamento di questa figura femminile all’universo (personale o meno)!

Ciao ragazzi! Ho deciso di accostare questi due soggetti per due semplici motivi: il primo, più immediato, grazie al quale il titolo si fa metafora di quello che volevo portare con questo EP. Quindi, le mille sfaccettature di Artemisia e delle ragazze che hanno fatto parte della mia vita, il mondo che c’è nella testa mia testa e la miriade di sensazioni, positive e non, che tutti noi abbiamo provato almeno una volta nella vita.

La seconda motivazione è pure questa di stampo metaforico, in quanto mi piaceva la visione di intraprendere un viaggio verso una precisa destinazione, in questo caso proprio verso l’Universo Artemisia.

In che modo i singoli precedenti “Capriccio” e “18 anni” si legano a quelli nuovi?

Avendo appunto raccontato una storia, in alcuni punti più lineare e in altri meno, questi due singoli si inseriscono proprio all’interno di questo racconto: il primo, rappresenta quasi il momento di contemplazione di questa figura, un amore passione che si contrappone al timore di perderla. Il secondo invece va più in profondità nelle paure e insicurezze di questa ragazza, cercando quindi in qualche modo di aiutarla e renderle giustizia.

Parliamo invece dell’aspetto prettamente musicale: nell’EP possiamo ascoltare brani più urban altri invece più funky o punk. Ci sono stati degli artisti che ti hanno ispirato nella creazione dei brani?

Da un punto di vista prettamente musicale direi di no, semplicemente ho deciso di portare quello che piaceva a me, senza alcun doppio fine. Da un punto di vista narrativo invece, in alcuni brani di più e in altri meno, credo di essere stato ispirato da tre differenti artisti: Mecna, Frah Quintale ed Ernia.

Da cosa nasce l’idea della metafora legata proprio alla figura di Artemisia?

Oltre ad essere un nome secondo me estremamente affascinante, dato che questa figura è stata proprio la ragione che mi ha spinto a continuare a far musica e poi a scrivere questo EP, ho deciso fosse giusto riconoscerle questo merito inserendola all’interno del titolo.

Oltre al fatto che, come detto inizialmente, ritengo sia un’ottima metafora per descrivere tutto ciò che rappresenta questa figura, slegata dal singolo individuo che rappresenta.

Il tuo progetto cura molto anche l’aspetto estetico, hai in mente un video che può accompagnare questa release?

Ritengo che i video, e questo l’ho sperimentato con “Capriccio”, rappresentino una delle maggiori forme di espressione artistica per un cantante. Il fatto quindi di rendere visiva una cosa così volatile come potrebbe essere la musica mi intriga moltissimo, questo infatti l’ho sperimentato proprio con Capriccio.

Per quanto riguarda però eventuali video per accompagnare i singoli appena usciti sinceramente non penso ne farò, per il semplice motivo che, come ogni altro artista emergente, sono un poraccio. Quindi, se devo scegliere come spendere quei soldi preferisco investirli ad esempio per organizzare delle prove in vista di spero futuri live.

Se dovessi suggerirci un album e un libro per aiutarci ad entrare nel mood del tuo “Universo (Artemisia)”, quali sarebbero?

Un libro che ben segue quanto narrato nel mio EP è “Le notti bianche” di Dostoevskij, un susseguirsi di emozioni così dirompenti e catartiche, le quali anche se poi terminano lo fanno lasciando il sorriso sulle labbra.

Un film che invece rappresentata maggiormente il viaggio compiuto, avvenuto probabilmente solo nella mia testa, è il “Favoloso mondo di Amélie”, il quale rappresenta molto di più che la fiaba mondana che potrebbe apparire a un primo rapido sguardo.

a cura di
Redazione

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Ilaria Rapa

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