Cortese è Michele, un cantautore salentino che ha alle spalle molte esperienze televisive e all’estero. Il 2020 è per lui l’anno dei cambiamenti, soprattutto dal punto di vista artistico e umano. Torna a Lecce, sua città d’origine e decide di iniziare una nuova avventura con la versione 2.0 delle sue canzoni. Il primo tassello è Street Food, singolo uscito da qualche giorno, una storia d’amore vista dalle varie prospettive, una ballata decisamente pop ( ma il pop quello fatto bene) da romantico d’altri tempi.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere ed ecco cosa ci ha raccontato.
Torni sulla scena musicale in una versione 2.0 possiamo dire, spiegaci cosa è successo negli ultimi anni e quando sei arrivato alla consapevolezza di voler iniziare un nuovo capitolo…
È successo in particolare con l’inizio di questo 2020 strampalato, con il lockdown di Marzo, in seguito a nuovi ascolti che mi hanno dato tanti nuovi stimoli. Sentivo che quello che veniva fuori dalla mia scrittura era un nuovo linguaggio rispetto ai miei trascorsi, per cui una nuova versione di me.
Quindi non hai immaginato un taglio netto con il passato bensì una linea di continuità tra quello che eri e quello che sei?
In realtà ho immaginato più un taglio netto con il passato, senza rinnegare nulla ma andando avanti sempre. I cantautori che si abituano a se stessi e si ripetono dando sempre la stessa versione di sé nella scrittura, nel sound, vocalmente, ad un certo punto li ho sempre persi per strada, anche quelli di cui sono stato grande fan e che fanno grandi numeri. Per cui ho sempre amato la metamorfosi nell’arte purché naturale e sincera ovviamente.
“Street food” è il tuo nuovo singolo, un brano che prende vita davanti ad un paninaro di provincia, ricordi quando hai scritto il testo e cosa ti ha ispirato?
L’ho scritto una notte, una di quelle in cui devi fare i conti coi fantasmi di un amore grande fatto di pelle e cibo e poi ricordi e mi ha ispirato quell’amore, cresciuto e pasciuto sempre lì, nei pressi di un paninaro, la mia grande passione.
Nelle canzoni che scrivi c’è molto di autobiografico?
Molto, quasi tutto. A volte scrivo di vita che vive intorno a me e che mi racconta delle storie, ma sempre vita vera.
In questi ultimi mesi hai avuto anche la possibilità di lavorare fianco a fianco con il maestro Mogol, raccontaci di questa esperienza…
Lo spettacolo “Mogol racconta Mogol”, in cui il maestro racconta e io interpreto, è stato per me un sogno avverato, una palestra di idee e scrittura, una fonte di grande ispirazione. Sin da ragazzino ascoltavo i capolavori di Mogol/Battisti e sognavo di conoscere quei geniacci almeno una volta nella vita e oggi condivido il palco con uno di loro. L’arte è miracolosa.
Dopo aver girato il mondo e aver lavorato molto fuori dall’Italia, cosa provi adesso che sei tornato alle origini?
Sono felice, ho voglia di costruire tanto partendo dal pavimento solido su cui cammino anche grazie alle mie esperienze all’estero e spero di tornarci presto, appena sarà possibile, di portar con me Cortese e le sue canzoni.
a cura di
Redazione