Gorillaz: cosa (non) è Song Machine?

Gorillaz: cosa (non) è Song Machine?
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È il 2001, il leader dei Blur Damon Albarn e il fumettista Jamie Hewlett combinano le loro arti e creano la cartoon band britannica Gorillaz. Il loro primo disco, omonimo, vende più di 6 milioni di copie e quattro anni dopo Demon Days vede la luce.

Due dischi iconici che insegnano al mondo come si può fare musica senza attenersi a generi e schemi predefiniti, che ci hanno regalato tracce senza tempo come Clint Eastwood, Tomorrow Comes Today, Feel Good Inc., DARE.

Seppur i musicisti orbitino attorno a Damon, unico membro fisso (a cui poi si aggiunge il batterista e produttore Remi Kabaka Jr.), i personaggi animati che compongono la band hanno storia e personalità: Murdoc Niccals è bassista e fondatore della band, Russel Hobbs è batterista, Noodle è la chitarrista, 2D è tastierista e presta-volto di Damon Albarn. 

Il 23 ottobre esce finalmente Song Machine, Season One: Strange Timez, il settimo album della virtual-band britannica. Il progetto nasce come web-serie per la quale la band ha rilasciato una canzone al mese: sono 7 tracce-episodi, singoli con video musicali annessi, uniti ad altri 10 brani nella versione Deluxe.

Una commistione di generi, featuring di spessore e tanta musica. Un progetto cross-mediale che vedrà l’uscita di un Almanacco e di un film su Netflix. Ma, di preciso, cos’è Song Machine?

Il macchinario

Per i Gorillaz rinnovarsi è un’esigenza, fa parte nel naturale scorrere dell’arte. “Song Machine è un modo completamente nuovo di fare quello che facciamo. I Gorillaz rompono gli schemi perché lo stampo è invecchiato. Il mondo si muove più velocemente di una particella sovralimentata, quindi dobbiamo restare pronti a cadere” dirà Russel in un’intervista. 

“Dover stare pronti a cadere” è lo statement che descrive perfettamente la fluidità del mercato musicale odierno, ma fa trapelare anche una sorta di speranza, di convinzione, che se questa fluidità la comprendi puoi tranquillamente domarne le acque. Così i Gorillaz si reinventano, costruiscono la macchina delle canzoni e la fanno performare al meglio.

Song Machine si nutre dell’ignoto, gira sul caos puro. Quindi, qualunque cosa diavolo sta arrivando, siamo pronti a produrre come se non ci fosse un domani”. Con queste premesse, i Gorillaz intrecciano 17 tracce, 25 featuring ed un’ora di musica. Un macchinario che diventa jukebox, alimentato dall’incredibile voglia di Damon Albarn di divertirsi e far divertire.

Gli elementi del progetto

Featuring, generi. Sono questi i due punti cardine che tengono insieme il tutto. Il genere “Gorillaz” si fa un po’ da parte e diventa un contenitore di identità e artisti, culture ed espressioni. Per l’ennesima volta, con il pretesto della cartoon band, i Gorillaz diventano luogo di aggregazione per suoni ed artisti diversi.

Siamo stati già abituati a featuring dallo stampo rap e soul, basti pensare a Del the Funky Homosapien per Clint Eastwood, e ad artisti di calibro come Lou Reed, con Some Kind of Nature. In Song Machine il roster è incredibilmente più vasto. Da pionieri della musica occidentale come Robert Smith dei Cure, Peter Hook dei Joy Division, Elton John e Beck ad artisti moderni come Skepta, JPEGMAFIA, slowthai.

Tantissima carne al fuoco, se consideriamo inoltre che ogni traccia vanta sempre di un paio di nomi e che nell’ultima vi è un inedito/omaggio registrato con il leggendario Tony Allen.

Le tracce sono singoli isolati tra di loro, come temi e sonorità: sono lontani i tempi dei concept album alla Plastic Beach o The Now Now. In Song Machine c’è l’imbarazzo della scelta. Désolé, ad esempio, unisce ritmiche bossa nova e un tema malinconico come l’addio, squarciati dalla magnifica voce della cantante maliana Fatoumata Diawara.

The Valley of the Pagans invece porta Beck al massimo del suo pontenziale: unendo effetti vocali ad una non troppo velata critica sociale. Si raggiunge l’apice della bellezza in The Pink Phantom, una ballata lenta dai suoni decisi in pieno stile Gorillaz, dove 6LACK rappa con un bell’autotune ed Elton John si distende in un ritornello più melodico, un brano che affronta la morte “Where the work fell silent / I’ll be waiting for you on the other side”.

La recensione: che cos’è Song Machine?

Sono tempi strani questi, lo sappiamo. Anche nella musica la velocità delle nostre interazioni genera un flusso veloce e disordinato di brani, nel quale consumiamo e ci consumiamo. Song Machine, Season One: Strange Times mette al centro il processo creativo di Damon e degli artisti con cui collabora, da questo punto in poi non vuole darsi forma. 

Il pretesto della virtual band dei Gorillaz è perfetto per quello che sono riusciti a creare: diverse ed improbabili collaborazioni sono incollate insieme da un mix che rende cristallini gli strumenti e deliziose le voci ed i loro effetti.

Ascolta l’album qui

Anche se i Gorillaz sono abituati a mantenere un forte bilanciamento in pezzi dalle strutture più svariate, con questo si sono superati. Non c’è un genere ma c’è trasversalità; non ci sono brani ma ci sono singoli; non c’è tematica ma una grossa e scintillante Song Machine. Una meraviglia di networking, di creatività, di anime. 

In questi strange times Song Machine è un modo completamente nuovo di fare quello che i Gorillaz sanno fare bene. Un progetto fluido, al passo con il nuovo modo di vivere la musica, che piaccia o meno.

Quando ascolti Song Machine non devi aspettarti di apprezzarlo nella sua interezza ma capiterà naturalmente di trovare il singolo più o meno affine. Cosa sia Song Machine lo si può capire solo facendo partire il jukebox e cominciando ad ascoltare. Quindi, inserisci la monetina. 

a cura di
Nicolò Angel Mendoza

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