La verità dei Boetti in uno sfogo necessario

La verità dei Boetti in uno sfogo necessario
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L’esordio è un eterno punto interrogativo, da che mondo è mondo. Presentarsi con qualcuno senza rischiare di risultare banale o egocentrico. Come nelle relazioni umane è molto importante non partire con il piede sbagliato (mi sveglio col piede sinistro quello giusto). La musica è soprattutto libertà e i Boetti scelgono di partire con un rigurgito, con uno sfogo necessario.

L’ansia, la paura del futuro, la nostalgia delle certezze del passato, l’inadeguatezza. Nel vostro brano d’esordio sembrano essere intrappolate tutte queste dinamiche dentro un vecchio cassetto rimasto chiuso a chiave per diverso tempo. Qual è l’urgenza che volete comunicare?

Che non è tutto oro quello che luccica. Che a livello psicologico c’è tanto di sommerso sotto una scelta di vita come la nostra. La musica è croce e delizia e ti porta a delle rinunce, a delle amputazioni. Eppure pestare su una batteria o surriscaldare le valvole di un amplificatore ci offre un terapeutico senso di liberazione del quale non riusciamo a fare a meno.

Una richiesta incessante durante tutto il brano è quella di essere salvati. Esattamente cos’è che vi insegue ? Da cosa scappate ? Chi interpreta il ruolo di Psicomadre, protagonista della storia, che secondo voi, sarà in grado di proteggervi ?

Voremmo salvarci dalla parte peggiore di noi, ovvero quella che non crea (ma che è creata), fatta di vizi, preconcetti, sovrastrutture sociali. Psicomadre sono tutte le nostre nonne, le nostre madri e le nostre compagne – e con nostre intendiamo del genere umano. Sono loro la nostra ultima speranza di salvezza.

Usciamo per un attimo dalle ombre indefinite sulle pareti che vi circondano. Parlatemi della vostra Prato. Che ruolo sta svolgendo nel percorso artistico che avete deciso di intraprendere?

Qualche anno fa Prato era una città musicalmente molto attiva, piena di locali dove suonare e con una bella scena underground. Ma da un po’ di tempo, con il setaccio generazionale e l’avvicinarsi dei trent’anni, le persone hanno cambiato abitudini e priorità quando si tratta di divertirsi la sera.

Ad ogni modo, dobbiamo davvero ringraziare Prato per non averci mai considerato troppo, perché ci ha inconsapevolmente aiutato a non sentirci mai soddisfatti al 100% di noi stessi, spingendoci a migliorarci sempre più. Prato è l’occhio che guarda di sbieco, il porto di approdo dopo ogni viaggio (lungo o corto che sia), la matrigna a cui dobbiamo il nostro amore con tutte le sue contraddizioni. Ci piacerebbe, nel nostro piccolo e musicalmente parlando, provare a ridarle un volto.

Siamo inevitabilmente risucchiati da sovrastrutture, carovane di nuovi “artisti” ogni weekend, migliaia di storie che restano solo 24 ore a disposizione della nostra nuova e patetica professione : i voyeur. Voi rispondete a questa palude priva di contenuti con un singolo d’esordio dalle sfumature decisamente Rock che fa da sfondo a liriche di certo non spensierate ( come richiederebbe il mercato attuale ). Pensate che questo mondo fatto di slogan ad orologeria vi catturerà o riuscirete a rimanere fedeli alla vostra linea?

Facciamo i musicisti solo perché non potremmo essere dei bravi avvocati o commercialisti. Così come suoniamo un determinato tipo di musica e scriviamo un certo tipo di testi perché sarebbe impossibile il contrario. I nostri canoni espressivi sono come reminiscenze freudiane, vengono dalla pancia e per questo motivo sono distanti da qualsiasi sorta di premeditazione.

In più, crediamo che nessuna frase nasca slogan di per sé, ma che diventi tale nel momento in cui fa presa sull’immaginario e il sentire collettivo. Per questo non escludiamo niente. Se mai spontaneamente dovessimo scrivere qualcosa di diverso dal solito, di certo non lo getteremmo via in nome di una linea da dover seguire a tutti i costi.

Inevitabile salutarci con la progettualità. Come avete in mente di procedere? Desiderate approcciarvi alla musica per farla diventare la vostra professione oppure è solamente un peccato di gioventù?

Abbiamo grande urgenza espressiva, tante canzoni scritte e altrettante ancora da scrivere. Il nostro è un peccato di gioventù solo perché non prevediamo di sopravvivere fino all’età adulta.

a cura di
Daniele Bomboi

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