“Per Non Andare Via” è l’esperimento italiano di The Leading Guy

“Per Non Andare Via” è l’esperimento italiano di The Leading Guy
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The Leading Guy è una delle penne più particolari del panorama italiano, e il suo nuovo singolo, Per Non Andare Via, lo conferma, segnando anche il suo primo approccio con l’italiano. 

Simone Zampieri, questo il suo nome di battesimo, infatti, finora si è sempre cimentato con brani scritti in inglese, caratteristica rara in Italia, con ottimi risultati. 

L’anno scorso è stato ricco di importanti avvenimenti per lui, avendo avuto l’occasione di aprire le date del tour teatrale di Elisa, sua conterranea, e di coverizzare un brano di Fabrizio De Andrè nella raccolta Faber Nostrum.

In questi giorni è impegnato in un tour inedito per lui: per la prima volta è accompagnato sul palco da una band. Le date conclusive si terranno il 31 gennaio al New Age Club di Treviso e sabato 1° febbraio allo Spazio Rossellini a Roma.

Ogni brano proposto dal vivo è caratterizzato da un registro stilistico diverso ed esprime un’emozione reale, un sentimento puro. Ed è proprio in questo mondo pervaso dalla fugacità della comunicazione digitale che The Leading Guy desidera ritrovare un contatto intimo e tangibile con i suoi ascoltatori, rivolgendosi loro come singoli destinatari delle proprie lettere.

La sua musica, il suo fraseggio e l’uso dell’inglese fanno sì che The Leading Guy sia un artista davvero da scoprire, nonostante cinque anni di carriera densi di soddisfazioni.

Abbiamo cercato di addentrarci in questo nuovo lavoro e nel suo percorso artistico per scoprire qualcosa in più, ecco cosa ci ha raccontato.

Come prima domanda direi di metterci comodi: descrivi te stesso e il tuo progetto in 3 parole, spiegandole.

In tre parole il mio progetto può essere descritto come internazionale, perché canto in inglese e anche in relazione alla ricerca delle sonorità; onesto, perché non c’è nessun artifizio e quello che si sente è ciò che realmente è, senza nessuna scorciatoia o scappatoia; e ricercato, ma nel senso più buono del termine: io continuo sempre a cercare qualcosa di diverso e nuovi posti dove andare.

È recentemente uscito il tuo nuovo brano, Per non andare via, ed è la prima volta che ti misuri con l’italiano, come è stato abbandonare l’inglese? 

Non ho assolutamente abbandonato l’inglese, anzi è stato l’italiano ad essere una virgola nel percorso, per il momento. Sicuramente arriveranno altre cose, ma non credo abbandonerò mai l’inglese, per diversi motivi: è una lingua che ha occupato, in maniera per me positiva, gran parte della mia vita artistica; inoltre, credo sia una lingua che riesco ad utilizzare bene, in grado di aprirmi possibilità ben più ampie rispetto al solo uso dell’italiano. L’italiano è comunque un’ottima cosa e continuerò a scrivere nel momento in cui avrò qualcosa da dire.

Si dice che cantare e comporre in italiano sia più difficile, ti trovi d’accordo con questa affermazione? Perché? 

È molto difficile comporre in italiano, perché melodicamente e grammaticalmente è molto diverso. Le parole hanno un peso e delle sfumature che magari in inglese non sono così ben marcate. È difficile usarlo per chi prova a scrivere canzoni belle, perché scrivere canzoni brutte in italiano è molto molto facile. Quindi, è forse più difficile riuscire a dare una sonorità che riesca a dare supporto a delle parole che abbiano una profondità e un senso

Per non andare via è un brano che parla di lasciare il proprio mondo, tu hai mai avuto il bisogno di rifugiarti altrove? Le radici ti hanno mai richiamato a casa? 

Si, anche in inglese, ovviamente, parlo molto spesso di radici, di luoghi lasciati, basti pensare a Behind the yellow field, presente nel primo disco, o alla stessa Memorandum. Io sono alla costante ricerca di radici e il richiamo al tema è spesso presente, ma si tratta di un richiamo bello e positivo. Non mi dimentico mai il motivo per cui sono andato via da certi posti, tuttavia, crescendo, rivedo quei luoghi sempre con occhi migliori.

Questa prova nella nostra lingua è un esperimento momentaneo o una virata decisiva? E pensi che esista una lingua più corretta per esprimere determinati sentimenti? 

Come dicevo prima, non è una svolta decisiva. Ogni canzone è decisiva, secondo me, e ogni canzone è una svolta, ma mi piacerebbe proseguire con entrambe e poter cantare in due lingue. So che non è facile. Credo che se una canzone è una buona canzone lo è in qualsiasi lingua; così come esprimere determinati sentimenti. Forse in italiano si riescono a trasmettere delle sfumature diverse, però in inglese si riesce ad arrivare a più persone.

A 5 anni dal tuo esordio c’è qualche rimpianto e qualche momento davvero indimenticabile? Ti senti di raccontarceli? 

Fortunatamente di rimpianti, davvero, non me ne vengono in mente, perché ho sempre scelto tutto quello che ho fatto e credo che questa sia la fortuna e la libertà più grande che ha un’artista. Questo, magari, alle volte fa rallentare un po’ il processo e si arriva a determinati traguardi in tempi più lunghi, però è anche molto più soddisfacente quando ci si arriva. Momenti indimenticabili ne ho avuti veramente molti: sicuramente il primo vero concerto con Jack Savoretti lo è stato, o il duetto con Elisa a Genova cantando De André.

Tu sei una voce diversa nella musica italiana, a chi ti senti, tuttavia, più affine? 

Penso sia una cosa positiva, anche se ti fa spesso sentire solo questo essere una voce un po’ diversa. In questo momento storico in Italia non mi sento affine a nessuno. Mi piacciono moltissimi artisti, ma credo che nessuno faccia propriamente quello che faccio io, e non lo dico con vanto ovviamente. Anche chi canta in inglese in Italia in questo momento – e ahimè siamo rimasti davvero in pochi a farlo – ha sfumature e tonalità totalmente diverse dalle mie.

Cosa dobbiamo aspettarci da te in questo 2020?

Io sto continuando a comporre canzoni e stiamo già programmando nuove uscite live. Sono stato fermo per troppo tempo e il 2020 è cominciato bene con questo bellissimo tour. Vorrei passare in giro più tempo possibile.

C’è sicuramente qualcosa che non ti ho chiesto a cui tu avresti voluto rispondere, quindi fatti una domanda e dacci una risposta!

Dato che è una cosa nuova, posso parlarvi del mio live. Per la prima volta, dopo 5 anni, ho una band e, quindi, anche i brani del primo disco, Memorandum, trovano nuova vita. Si tratta di uno spettacolo molto dinamico, fatto di ballate ma anche di aperture molto più rock e questo mi dà la libertà di avere uno show più completo rispetto a quando mi esibivo chitarra e voce. Ci sono momenti di intimità, ma, stranamente per il mio genere, si riesce anche a ballare!

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a cura di
Mariarita Colicchio

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