I rapporti indefiniti credo siano quelli fermi in “zone grigie”, quelli che sembra non lascino via di scampo perché una volta entrati nel “loop” e nel circolo vizioso di certe dinamiche poi è difficile liberarsene. Sono quei rapporti che creano solo un benessere temporaneo, dove non c’è niente di concreto ma solo un mucchio di illusioni e aspettative che crollano miseramente e puntualmente. Eppure sono quei rapporti ai quali siamo capaci di rimanere aggrappati per anni e anni senza voler mai scegliere davvero per il nostro bene. Scegliere di andare altrove perché non porteranno mai a nulla di sano, mai ad una felicità reale. Eppure li teniamo lì, ce ne prendiamo cura, li alimentiamo e li difendiamo.
La storia di oggi mi ha fatto sorridere sin dall’inizio (sorridere in senso buono ovviamente) dalla prima frase:
“Voglio parlarti del mio grande amore che in realtà non lo è mai stato.”
Molto bene.
Mi verso del vino e continuo a leggere di questa conoscenza avvenuta 10 anni fa. Lei s’innamora, lui non ricambia e si allontana. Dopo qualche tempo torna, riprendono a sentirsi e poi a vedersi, fino a che lui non scompare di nuovo. E questa cosa continua ripetersi all’infinito. Si alternano così per dieci lunghissimi anni periodi di lontananza e di riavvicinamento ed è sempre lui ad andare via e tornare quando gli pare. Lui che ha le redini di questo rapporto e lui che decide quanto tempo dedicare a questa parentesi che apre e chiude, come e quando gli va a genio. Lei invece è sempre ferma lì, nello stesso punto, in attesa che lui torni.
Ecco quel loop maledetto di attese continue nella speranza che qualcosa cambi, quando in realtà dovremmo solo decidere di cambiare noi qualcosa, innanzitutto cambiando posto e spostandoci da quel punto certo di ritrovo e mettendoci in testa che come passatempo esistono gli hobby, non le persone e che i sentimenti non si accendono e spengono come gli interruttori, né tanto meno le persone possono essere usate a proprio piacimento o per soddisfare i propri bisogni senza pensare e dar peso a chi c’è dall’altra parte.
Questo si chiama egoismo, non amore.
Eppure agli occhi di una persona innamorata non è così facile smettere di aspettare e credere, infatti lei parla di feeling, di intesa, di comprensione e di stare bene insieme.
Cose che si fanno in due non vuol dire che si sentano in due, perché ognuno ha il proprio modo di vivere quel determinato rapporto e spesso pur sapendo che dall’altra parte non c’è lo stesso sentimento continuiamo ad illuderci che ci sia e siamo capaci di giustificare tutto, qualunque assenza, qualunque sparizione, qualunque disattenzione fino ad arrivare al punto di accettare tutto, comprese le briciole ma non siamo formiche, siamo persone. E i rapporti vanno nutriti, c’è bisogno della giusta alimentazione anche per i sentimenti, non possiamo accontentarci delle briciole se siamo affamati, così come non possiamo accontentarci di un “po’” solo per paura di rimanere “senza”.
Continua…
“All’improvviso scompariva, passavano mesi senza vederci e sentirci e quando tornava io ci ricascavo e pensavo avesse cambiato idea, ma sbagliavo a fidarmi.”
Non si cambia idea continuando sempre allo stesso modo, con gli stessi atteggiamenti.
Abbandonate quell’idea di “insieme” che non esiste se non nella vostra testa, fate inversione una volta per tutte, cambiate panorama, ma soprattutto cambiate la convinzione che l’amore sia un accumulo di detriti, briciole, attese vane e di star male. Reagite.
Anche voi siete importanti, non dimenticatevene solo perché c’è chi non ve lo ricorda abbastanza. In realtà dietro i rapporti indefiniti sono nascoste delle grandi definizioni che spesso non vogliamo vedere, ma sono lì a dirci che tutto ciò che abbiamo non è ciò che vorremmo. E ogni tentativo in quella direzione sarà destinato a fallire, per questo è importante lasciare andare.
L’AMORE E’ PRESENZA, NON MANCANZA.

Ed ecco il mio consiglio musicale per tutti quelli che ad un certo punto, una volta scelta la propria strada dovranno solo “re-imparare a camminare.”
(Da ascoltare solo col volume al massimo)
A cura di
Claudia Venuti