“LENIN! è una band collettiva che unisce il Rock alternativo al Punk degli anni ‘90, in una dimensione sonora in cui i ragazzi si rispecchiano appieno, strappando brutalmente dalle note quel senso di autodistruzione che da sempre vive malinconicamente nei loro cuori e nelle loro anime”.
“LENIN! è contro. LENIN! si schiera a favore della rivoluzione del proletariato musicale contro la piccola e media borghesia dell’Indie. Perché non conta se la musica la si suona con una colonna di amplificatori o con una chitarra acustica mezza rotta: l’importante è avere qualcosa da dire, qualcosa per cui lottare”.
Quindi, già dalla presentazione capiamo che no, questi musicisti non scherzano. Decidiamo quindi di capire qualcosa di più di questi quattro potenti genovesi che si presentano al pubblico con un EP “Hai Complicato Tutto” nuovo di zecca ed una tracklist forte e densa di significati.
Abbiamo incontrato Marko Lenin (a.k.a. Francesco Conelli) e siamo entrati nel vivo da subito, così “brutalmente” come piace a loro.
Partiamo da Arce perché è quella che mi ha colpito di più. Le frasi “stiamo come ad Arce tra il ’90 e il 2000” oppure “sappiamo che è successo ma non fiatiamo” in quale misura si riferiscono al delitto di Arce del 2001?
La canzone è interamente dedicata a Serena Mollicone e al tremendo omicidio occorso. Ero rimasto molto colpito da quei fatti orribili già al tempo e decisi, d’accordo con gli altri compagni, di dedicarle una canzone a seguito del recente sviluppo della vicenda che ha portato a chiarire chi fu il colpevole.
In che modo ne avete trovato ispirazione per scrivere una canzone?
Stavo viaggiando da Pescara verso Roma, in auto, da solo. Su radio1 c’era uno speciale sui fatti di Arce. Ne parlavano ad ampio raggio, sottolineando come Arce tra gli anni ’90 e il 2000 fosse diventata una sorta di micro capitale della droga, un valido alleato e porto sicuro della metropoli romana; si parlava anche dei riflessi sui giovani del paese. Uno di questi era il figlio del comandante del commissariato dei carabinieri; fu a causa di quella macchia, per quella droga che il ragazzo usava e spacciava, che tutto fu insabbiato in quella caserma; fu finto un omicidio di mafia, che poteva trovare fondamento proprio per il proliferare del commercio di droga nell’area. Serena Mollicone aveva solo avuto il coraggio di denunciare quegli affari sporchi che coinvolgevano il fidanzato. Allora come adesso viviamo in un Paese con un grosso problema sociale. Siamo in grado di trovare attenuanti per ogni nostra azione o per le azioni delle persone che ci stanno a cuore; li difendiamo a spada tratta e al contempo condanniamo nettamente ogni azione o scelta di quelli che non conosciamo o di quelli che odiamo. Serena Mollicone per me è davvero un’eroina, senza doppi sensi.
Il vostro rock richiama alla memoria quella wave italiana di fine anni ’90 alla quale appartenevano anche i Verdena, dei quali quest’anno c’è stato il ventesimo anniversario per l’uscita del primo album. Che musica ascoltavate da ragazzini e quale ascoltate principalmente adesso?
Ascoltavamo tutti punk e alternative rock e poi ascoltavamo anche i Verdena (anche se non si poteva dire troppo forte perché i Verdena vanno bene a tutti ma in segreto, perché in pubblico sono solo “quelli che vogliono fare i Nirvana”). Ero perso dietro ai Nirvana anche se adoravo (e adoro) Sebadoh, Flipper, Wipers, Pavement etc. Oggi c’è molta musica interessante e, di fatto, cose interessanti ce ne sono sempre state in tutte le decadi passate. Adesso mi piacciono molto Gomma, Quercia, Big Moon, Motta, Tacobellas, Hofame,…; mi piace chi prova ancora a rischiare con il rock 🙂
I vostri testi sono attualissimi: in quale misura la politica attuale e la società odierna vi influenzano?
I testi nascono per l’esigenza di raccontare qualcosa che abbiamo vissuto o ci ha colpito. La situazione politica e, prima ancora, sociale del nostro Paese di sicuro oggi ti porta a provare molto rancore: per la mancanza di ideali, di pietà, per la poca voglia di ragionare preferendo a ciò il farsi trasportare dalla marea. c’è un grosso deficit sociale e anche la musica ne è un po’ responsabile. La musica serviva un tempo a rendere ideali e pensieri semplici e fruibili ai più e meno giovani. Servirebbe un “mi piaci davvero” in meno e un “apri gli occhi” di più. Servono concetti reali. Serve prendere una posizione e, dunque, assumersi le proprie responsabilità, perché se di arte si parla allora bisogna saper rischiare. Oppure ci si riduce in meri divoratori di like senza scrupoli.
a cura di
Sara Alice Ceccarelli
“Hai Complicato Tutto” tracklist
Arce
Hai Complicato Tutto
La Testa Vuota
HAI COMPLICATO IL TOUR
Ecco le prime date del tour che porterà in tutta Italia “Hai Complicato Tutto”
- 18 ottobre Aut Aut // Genova
- 17 novembre Osteria al Castello // Vicenza
- 29 novembre Bla Bla // Torino
- 13 dicembre Spazio Ligera // Milano
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