Fasma ha fatto tappa nella capitale, portando con sé non solo le sue canzoni, ma un’intera filosofia di condivisione e autenticità
Il noto locale romano Naos ha accolto l’artista romano in un’atmosfera di attesa vibrante per il suo “Bisco Tour” e già dalle prime note l’energia nel locale divenne palpabile. Fasma fa il suo ingresso sul palco centrale, illuminato da fasci di luce che ne sottolineavano la presenza carismatica. Nessuna distanza tra lui e il suo pubblico; il palco circolare annulla ogni barriera, creando un senso di intimità inaspettato per un concerto di quelle dimensioni.
Un viaggio attraverso le emozioni
La scaletta è un viaggio attraverso le sue emozioni, un susseguirsi di brani che parlavano di amore, di fragilità, di ricerca di sé. Ogni canzone viene introdotta da brevi aneddoti, da pensieri sinceri che svelano il cuore pulsante dietro le parole. Il pubblico risponde con un calore avvolgente, cantando a squarciagola ogni verso, trasformando il Naos in un coro unanime.
Quello che si percepisce chiaramente è il legame speciale che Fasma ha creato con questo tour gratuito nato non solo per promuovere la sua musica, ma un’esigenza interiore di connettersi in modo diretto e genuino con chi lo segue. I suoi vlog, nei quali aveva condiviso apertamente le motivazioni di questa scelta, avevano creato un’aspettativa diversa, un senso di partecipazione attiva da parte dei fan.
Alternanza tra adrenalina e commozione
Durante la serata, si sono alternati momenti di pura adrenalina, con ritmi incalzanti che hanno fatto saltare e ballare l’intera platea ad attimi di profonda commozione in cui le note più intime e malinconiche hanno creato un silenzio quasi sacro, rotto solo dalle voci che si univano a quella di Fasma in un sussurro corale.
Il “Bisco Tour” a Roma non è stato solo un concerto, ma un incontro, un abbraccio collettivo sotto il segno della musica e della sincerità. Un ricordo prezioso per chi c’era, la testimonianza di un artista che aveva scelto la via del cuore per incontrare il suo pubblico.
a cura e foto di
Stefano Ciccarelli
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Daniele Marazzani