Avengers: Doomsday – Marvel preoccupata dal ritorno dei fratelli Russo dopo il flop di The Electric State

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Recensioni negative e ascolti in netto calo su Netflix stanno colpendo The Electric State, ultimo film dei fratelli Russo. Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, non nasconde la sua preoccupazione per le sorti di Avengers: Doomsday, nuovo attesissimo progetto affidato proprio ai due registi.

I fratelli Russo e il Marvel Cinematic Universe. Un matrimonio pluridecennale fatto di momenti iconici (quell’ “Avengers, assemble” riecheggia ancora nelle nostre orecchie) e di indiscusso dominio al botteghino. Basti pensare che solamente Avengers: Endgame ha incassato, in tutto il mondo, ben 2, 8 miliardi di dollari, diventando il secondo miglior successo assoluto nella storia del cinema, dopo Avatar.

Un sodalizio, quello tra i Russo e l’MCU, destinato a proseguire. È atteso, infatti, per il 2026 Avengers: Doomsday, a cui farà seguito Avengers: Secret Wars. Il futuro di questi due nuovi capitoli, però, non fa dormire tranquillo Kevin Feige. Il motivo? Il periodo non certo brillante di Anthony e Joe Russo.

È notizia di pochi giorni fa, che il presidente dei Marvel Studios sia alquanto preoccupato dalla parabola discendente che ha colpito i due fratelli. Dal 2019, anno di Endgame, i Russo non hanno fatto altro che inanellare flop su flop. Dopo Cherry con Tom Holland e The Gray Man con la coppia Ryan Gosling-Chris Evans, è toccato a The Electric State incassare aspre critiche da parte di stampa e pubblico.

Un film ambientato negli anni ’90, in una realtà alternativa, dove gli Stati Uniti hanno conosciuto due anni di guerra tra umani e robot senzienti. Una guerra conclusasi con la vittoria dell’uomo e il confinamento degli automi sopravvissuti nella Zona di Esclusione, lontani dalla società.

Una sera, Michelle (Millie Bobby Brown) riceve la visita di Cosmo, un robot dove pare essersi innestata la coscienza del fratello Christopher, creduto morto anni prima insieme ai loro genitori. La ragazza parte così alla ricerca del fratello, in compagnia del robot e del contrabbandiere Keats (Chris Pratt), conosciuto durante il viaggio.

Premesse disattese e crollo di ascolti

Il film Netflix partiva con delle buonissime premesse. Tratto dall’omonima graphic novel dello svedese Simon Stålenhag, The Electric State vantava un budget di ben 320 milioni di dollari e poteva contare su un cast di stelle. Il risultato, però, non è stato all’altezza delle aspettative, soprattutto a causa di una visione artistica piatta e inconsistente dei fratelli Russo (clicca qui per leggere la nostra recensione).

The Electric State è la perfetta dimostrazione di come una manciata di nomi di richiamo e un budget stratosferico non facciano, da soli, una buona pellicola”. – Everyeye

È impensabile che un film con ambizioni così grandi e con l’obiettivo di conquistare un vasto pubblico possa presentare personaggi che sono la copia di così tante altre copie da risultare totalmente sbiaditi”. – Wired

È un brutto film, punto e basta”. – Rolling Stone

Questi sono solo alcuni dei tanti pareri negativi espressi dalla critica italiana. E le cose non vanno certo meglio in patria, dove anche le visualizzazioni su Netflix stentano a decollare. Dopo poco più di dieci giorni dall’uscita sulla piattaforma, il film sta già perdendo posizioni nella classifica dei contenuti più visti, venendo addirittura scavalcato da Kraven – il cacciatore, che conquista il gradino più basso del podio.

Uno scenario che preoccupa, e non poco, Kevin Feige che, in questi giorni, si sta chiedendo se sia stato un errore rimettere al timone dei prossimi progetti Marvel i fratelli Russo.

Da The Kang Dinasty a Doomsday

Secondo il noto insider Daniel Richtman: “Kevin Feige nutre dubbi e preoccupazioni sui Russo. Tuttavia, in questa fase sostituirli non è un’opzione, quindi ha in programma di supervisionare attentamente i progetti, assicurandosi che la sceneggiatura sia perfetta e che tutto proceda come previsto. Sarà più coinvolto che mai”.

Ecco che Avengers: Doomsday, la cui produzione inizierà nel corso del prossimo mese, si presenta ai nastri di partenza con più di qualche perplessità. Una produzione che già aveva subito dei forti contraccolpi: primo fra tutti il licenziamento di Jonathan Majors. L’attore era l’interprete di Kang, personaggio conosciuto nella serie tv Loki e visto anche in Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

Il film, precedentemente noto come The Kang Dinasty, prevedeva proprio lo scontro tra gli Avengers e Kang, nuovo e temuto antagonista. Un progetto andato in fumo a causa della condanna per aggressione ricevuta dall’attore, obbligato a seguire un programma contro la violenza domestica.

Una vicenda che ha costretto la Marvel ha rimescolare le carte in tavola, e che ha spinto Feige a richiamare Robert Downey Jr. Svestita l’armatura di Iron Man, l’attore è adesso pronto a indossare la maschera del Dottor Destino. Una notizia che ha mandato in estasi i fan di tutto il mondo, ma che è stata anche interpretata come una mossa disperata, volta a risollevare le sorti di un franchise che, dopo Endgame, sta conoscendo un allarmante momento di flessione.

Il premio Oscar per Oppenheimer non è l’unica aggiunta di rilievo al cast del prossimo progetto Marvel. Charlize Theron, infatti, tornerà nei panni di Clea, personaggio apparso per breve tempo nella scena post credit di Doctor Strange e il Multiverso della Follia. Inoltre, stando alle dichiarazioni di Alex Perez di The Cosmic Circus, nel film dovrebbero comparire anche altri personaggi già noti ai fan, come America Chavez, She-Hulk e Scarlet Witch.

L’uscita di Avengers: Doomsday è prevista per il 1 maggio 2026.

Fiducia e speranza

Feige spera di ritrovare i fratelli Russo più motivati che mai, nonostante le pesanti stroncature ricevute per il loro The Electric State. Dopotutto, i registi rientrano in quell’universo cinematografico che ha fatto la loro fortuna e quella degli stessi Marvel Studios. Le premesse per assistere a un nuovo, enorme successo di critica, pubblico e box office ci sono tutte, ma le ultime notti di Feige sono state a dir poco agitate e piene di dubbi.

a cura di
Alessandro Michelozzi

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