“Dreams” – la recensione del film di Dag Johan Haugerud

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Dreams, parte della trilogia “Sex, Dreams, Love” di Dag Johan Haugerud, è un’opera che esplora le relazioni umane con uno sguardo intimo. Il film, vincitore della 75esima edizione della Berlinale, riflette sull’arte e la vita, mostrando la fusione tra cinema e letteratura. Dreams sarà distribuito nelle sale italiane da Wanted Cinema a partire da domani, 13 marzo 2025.

Con Dreams, il regista norvegese Dag Johan Haugerud continua a raccontare le relazioni umane (già affrontate negli altri due film della trilogia, Sex e Love), approfondendo il tema dell’adolescenza attraverso il ritratto intimo di Johanne (Ella Øverbye), una diciassettenne che esplora i confini del desiderio e dell’identità.

La trama

Il film racconta la cotta che la protagonista sviluppa per la sua insegnante di francese, Johanna (Selome Emnetu), un’attrazione che innesca una profonda riflessione interiore. Poiché Johanne, dotata di un talento naturale per la scrittura, decide di appuntare ogni aspetto della sua esperienza amorosa, riuscendo a mettere su carta un racconto su i suoi sentimenti e riflessioni.

Quando la madre (Ane Dahl Torp) e la nonna (Anne Marit Jacobsen) scoprono i suoi scritti, inizialmente rimangono sconvolte dalle descrizioni intime, ma ben presto si lasciano trasportare dalla narrazione. Quest’ultima risveglia in loro ricordi sulle proprie vite amorose, creando un legame intergenerazionale. La nonna, ex figlia dei fiori e poetessa affermata, prova un misto di orgoglio e invidia per il talento della nipote, rendendo la storia ancora più ricca di sfumature. 

Il film

La narrazione di Dreams si distingue per l’uso del voiceover, che permette allo spettatore di immergersi nei pensieri e nelle emozioni di Johanne. Questo espediente non è utilizzato in modo didascalico, ma piuttosto per amplificare le sfumature emotive e i dubbi della protagonista, creando un’esperienza cinematografica che si avvicina alla dimensione letteraria.

Haugerud dirige con sensibilità, prestando attenzione ai dettagli quotidiani che rivelano l’universo interiore di Johanne. L’interpretazione di Ella Øverbye è notevole per la sua autenticità, catturando la complessità emotiva dell’adolescenza.

La relazione tra Johanne e la sua insegnante è esplorata con delicatezza, evitando cliché e dinamiche forzate. Un aspetto centrale del film è l’approccio all’identità sessuale. Il regista evita di imporre etichette, permettendo alla sua protagonista di esplorare la propria identità in modo fluido e personale.

In un’epoca in cui il dibattito sull’identità è spesso polarizzato, Dreams offre una prospettiva più sfumata e aperta, esplorando il primo amore da diverse prospettive femminili e generazionali. Il racconto di Johanne, infatti, viene letto da nonna e madre, innescando così reazioni e dialoghi profondi su amore, identità e vita. Il film, infatti, affronta temi come il desiderio di amore in età avanzata, la gelosia, il rapporto madre-figlia e la scoperta della propria identità queer.

Con uno stile di regia semplice, anche se qualche volta ridondante e quasi dispersivo, Dreams scava con delicatezza nei sentimenti e nelle relazioni, senza giudizi o sensazionalismi, ponendo al centro una forte riflessione sul potere della letteratura e sulla scrittura come forma di terapia.

a cura di
Ludovica Casula

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