La retrocensione: Martyrs – un destabilizzante pugno nello stomaco!

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Martyrs, dell’allora semi-sconosciuto Pascal Laugier, al suo secondo lungometraggio, è il portabandiera della rinascita (seppur breve) del cinema horror francese degli anni 2000. Presentato in anteprima alla 61°edizione del Festival di Cannes e, successivamente, proiettato in Italia al Festival internazionale del Cinema di Roma.

Per ogni appassionato di horror arriva quel momento in cui, stanchi dei tipici cliché del genere, si cerca qualcosa di più forte e destabilizzante. Senza dover scendere negli abissi dell’underground più becero, uno dei primissimi titoli che verrà fuori è Martyrs. L’opera di Pascal Laugier diede uno scossone non indifferente al genere, diventando insieme ad altri film come Alta tensione, Frontiers, À l’intérieur e Calvaire, simbolo di una nuova vita del cinema horror francese, caratterizzato da una violenza estrema e uno splatter sporco e cattivo che raramente si vede.

La trama

Il film si apre con una bambina, Lucie, piena di contusioni e lividi lungo il volto, che scappa via urlando dai suoi aggressori. Durante i titoli di testa viene mostrato un breve periodo della sua vita dentro l’istituto in cui è ricoverata, dove farà amicizia con un’altra bambina di nome Anna. Quindici anni dopo, Lucie (Mylène Jampanoï) pensa di riconoscere in una normale famiglia borghese con due figli (il maggiore un giovanissimo Xavier Dolan) gli aguzzini che l’avevano rapita, e con l’aiuto di Anna (Morjiana Alaoui) decide di irrompere a casa loro per vendicarsi. La situazione che le due ragazze però dovranno affrontare, va ben oltre la loro immaginazione.

Nonostante l’incipit non originale, il regista Pascal Laugier giocherà con lo spettatore, sfruttando a suo vantaggio le situazioni tipiche del genere per confonderlo ed infine trascinarlo all’inferno. L’ultima mezz’ora di film si rivelerà essere una delle esperienze cinematografiche più forti, difficili e traumatizzanti mai avute.

Non è un film per tutti

La caratteristica che salta più all’occhio di Martyrs è la violenza. Non la violenza ludica di un Saw, disgustosa di un body horror, e neanche quella esagerata e cartoonesca di un Terrifier. Martyrs ha una violenza realistica, schematica, fredda e crudele. Questa scelta può essere paragonata ad un’operazione chirurgica, che ti entra dentro e ti fa vivere sulla pelle ogni dolore che viene mostrato. Proprio grazie a questa scelta stilistica così sincera, il film, a differenza degli altri esempi riportati poc’anzi, risulta essere di difficile digestione anche da un punto di vista psicologico.

Lo spettatore, per citare il titolo, viene martirizzato durante la visione del film. Ed è per questo motivo che la pellicola di Laugier si può considerare un film “non per tutti”. Se siete appassionati del genere e volete farla finita di vedere l’ennesimo horror pieno di jumpscare e con il mostro/spirito/serial killer tipico, allora Martyrs è perfetto per voi. Se invece siete persone deboli di stomaco e molto sensibili, evitate assolutamente la visione perché starete malissimo per tutta la durata.

“Tutto si può dire, di ‘Martyrs’, tranne che sia superficiale e fine all’effetto shock per “épater les bourgeois”. Di certo non è un film per tutti, ma per quelli in grado di apprezzarlo può essere davvero un’esperienza indimenticabile.”
Daniela Catelli, Comingsoon.it

La stessa stampa specializzata all’epoca subì uno spartiacque, tra chi ne elogiò il coraggio e chi invece gli diede l’etichetta di banale e gratuito torture porn, senza però notare la pesantissima critica alla noia e al potere della borghesia che Martyrs ha al suo interno. Il film in Francia inizialmente ricevette il divieto di visione ai minori di 18 anni, successivamente abbassato a 16. In Italia invece venne confermato il VM18.

Pregi e difetti del film

Il film tecnicamente non eccelle in niente, ma funziona in tutto. Regia, montaggio, fotografia e scelte della musica prese singolarmente, tenendo conto anche del basso budget, sono molto basilari ma insieme riescono a ingranare molto bene e a rendere la pellicola assolutamente dignitosa e sopra la sufficienza. Le due protagoniste sono state molto brave nonostante la poca esperienza, e nel complesso anche gli altri attori presenti nel film danno il loro contributo.

La qualità più grande di Martyrs sta, come detto inizialmente, nella capacità di Laugier di giocare con lo spettatore. Il film ti porta a pensare, a seconda dei momenti, ad una soluzione diversa di trama, generando curiosità e interesse verso le vicende narrate.

“I momenti difficili durante le riprese sono stati diversi, con le attrici che ad un certo punto della lavorazione mi vedevano come il cattivo della situazione, con la troupe che non condivideva ciò che si materializzava sotto i loro occhi e che finiva sulla pellicola, sono anche stato accusato di misoginia. Per superare tutto questo e mantenere saldi i nervi senza mai dare l’impressione di accusare il colpo, mi sono sforzato e concentrato unicamente sul mio ruolo da cattivo pensando al pubblico e alla voglia di realizzare un prodotto di alta qualità, capace di farsi apprezzare”.
Pascal Laugier

Un difetto evidente si riscontra invece nella parte centrale: il regista non riesce del tutto ad evitare che i suoi personaggi abbiano atteggiamenti o comportamenti illogici nei confronti della situazione che stanno vivendo. Ponendosi con raziocinio e mettendosi nei panni dei personaggi, sarebbe bastato veramente poco ad evitare che l’ultimo atto del film andasse in quella direzione.

In conclusione

Nel bene e nel male, Martyrs è un film che ti entra dentro e ti perseguita nelle notti più buie. Genericamente un buon film, ma un capolavoro nel suo genere di appartenenza. Se avrete il coraggio di farvi martirizzare da Pascal Laugier preparatevi al peggio, perché non verrete rassicurati neanche un secondo. Sia che lo adoriate o lo disprezziate, una cosa è certa: da appassionati di cinema horror, ci sarà un prima e un dopo Martyrs.

a cura di
Andrea Rizzuto

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