Una delle superband più apprezzate di tutta la scena alternative nazionale, chiude il suo tour al Locomotiv Club di Bologna, dove tutto era cominciato nello scorso maggio, con due date sold out
Corsi e ricorsi storici
Lo scorso maggio la superband I Hate my village, formata da Adriano Viterbini, Fabio Rondanini, Marco Fasolo e Alberto Ferrari, aveva scelto proprio il Locomotiv Club di Bologna per dare il via al tour con l’ultima fatica discografica, “Nevermind The Tempo“. Otto mesi dopo i quattro fanno ritorno nel capoluogo emiliano per concludere un intenso tour che, tra le altre date, annovera le aperture dei concerti dei Jet di settembre.
Corsi e ricorsi storici, dunque, in un’ideale chiusura circolare, come un pezzo che chiude sulla fondamentale, nonostante la grammatica musicale non sia certo una prerogativa del super gruppo. La doppia data sold out (già da diversi giorni, ndr.) impreziosisce questo appuntamento e rende l’idea di come, in città, nell’ambiente alternative, questo evento fosse molto atteso.
Nevermind The Tempo
Un disco non di facile interpretazione, “Nevermind the tempo”; risulta maggiormente comprensibile se visto nell’ottica di un viaggio sperimentale tra sonorità brutali e psichedeliche, alle volte eleganti, certamente taglienti. Di soluzioni scontate, grammaticalmente corrette, non v’è traccia in questo album che punta più ad una sorta di “poetica della meraviglia” in pieno stile barocco; l’ascoltatore è puntualmente sorpreso da progressioni armoniche ardite, sperimentazioni sonore che non lasciano punti di riferimento, cambi di tempo repentini, di quelli che ti fanno sgranare gli occhi.
Quanto descritto, dunque, avviene adurante un attento ascolto su Spotify et simili; in caso di progetti così sperimentali, poi, c’è sempre quella curiosità di ascoltarli dal vivo, di capire se quanto fatto sia replicabile o meno.
Live
SPOILER: gli I Hate My Village hanno replicato live le capriole che avevo ascoltato nel disco. Ieri sera al Locomotiv siamo stati letteralmente rapiti dalla sperimentazione sonora dei quattro, dalla scenografia minimalista che, tuttavia, ha contribuito a quel senso di alienazione collettiva. Prendere il tempo non è facile, come detto, il ritmo cambia in continuazione , ma – contrariamente a quanto si possa credere – non risulta un elemento disturbante, anzi; non si fa in tempo ad abituarsi ad un certo stato d’animo, che puntualmente tocca riadattarsi, riscoprire un baricentro. Perfetta allegoria della vita, in qualche modo.
Se entri in sintonia con quanto la band fa sul palco, il tempo assume una valenza tutta particolare; il live dura poco più di un’ora e trenta minuti, ma tu ne vorresti ancora, rapito ed alienato da una musica sernz’altro coraggiosa e suggestiva. Non un live per tutti, dunque; il nazional-popolare ieri sera è rimasto fuori dal Locomotiv Club, dubito lo avrebbero fatto passare.
Prima di salutare il pubblico di Bologna, la band invita sul palco alcuni ragazzi delle prime file per le energiche “Tony” e “Artiminime“; l’alienazione è finita, l’introspezione pure, si scatena la travolgente festa collettiva.
a cura di
Donato Carmine Gioiosa
Seguici anche su Instagram!