“Venom – The last dance” – la recensione in anteprima dell’ultimo capitolo della trilogia

“Venom – The last dance” – la recensione in anteprima dell’ultimo capitolo della trilogia
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A distanza di sei anni dall’uscita di “Venom”, arriva nelle sale cinematografiche il terzo ed ultimo capitolo della saga del simbionte: un vero e proprio canto del cigno per il personaggio portato sul grande schermo da Tom Hardy.

Dopo l’uscita di Venom – La Furia di Carnage non si avvertiva di certo la necessità di un terzo film della saga, ma i piani originali di Sony erano quelli della realizzazione di una trilogia e quindi, in questo 2024 che ha già massacrato vari personaggi del mondo Marvel, la casa giapponese ci ha “donato” l’ultimo capitolo della saga sul nemico giurato di Spider-Man.

Sin dal primo trailer era chiaro che questa pellicola avrebbe potuto essere uno strazio, ma come si sa molte volte il trailer non rivela tutto e un’occasione è giusto darla, anche a quel ragazzo nell’ultimo banco un po’ impacciato con l’apparecchio e gli occhiali.

Ma facciamo un passo indietro. Siamo a metà degli anni ‘90 e la Marvel è in bancarotta: il modo migliore per risollevarsi è dunque quello di vendere i diritti dei suoi personaggi più famosi al miglior offerente.
Si presentò così Sony, intenzionata ad acquistare Spider-Man e tutto quello che il suo mondo conteneva (si parla di circa 900 personaggi).

L’offerta fu di 10 milioni di dollari, che Marvel accettò di buon grado, provando a mettere sul piatto anche tutto il resto dell’attuale MCU, proposta che la casa sotto l’egida di Columbia Pictures rifiutò, non ritenendo i personaggi cinematograficamente validi (ah, la lungimiranza).

Dopo la storica trilogia di Spider-Man e i due film d’animazione con Miles Morales, nonché diverse battute d’arresto tra cui Madame Web, Venom – The last dance sarà riuscito a risollevare la trilogia o sprofonderà anch’esso nel baratro? Scopriamolo assieme.

Noi siamo Venom

Torniamo per un attimo alla scena post credit di Venom – La furia di Carnage, dove il nostro Eddie Brock (Tom Hardy) è seduto al bancone del bar in Messico dopo essere stato catapultato nel multiverso MCU, facendosi raccontare delle “non gesta” di Thanos finché un portale lo rispedisce nella sua dimensione.

In totale hangover e scopertosi ricercato per la morte del Detective Mulligan, Eddie trova come unica soluzione quella di recarsi in qualche modo a New York, dove si trova un giudice che gli deve un favore.

Nel mentre appare ai nostri occhi Knull (il cattivo più cattivo di sempre di tutte le run Marvel), che, imprigionato all’alba dei tempi dai simbionti, ha trovato la chiave per liberarsi dalla sua prigione, vendicarsi dei suoi simili e – finalmente – conquistare gli Universi (senza commettere gli errori di Thanos).

Tra una battuta venuta veramente male (ma mi riservo di vedere il film in lingua originale per capire se è solo colpa dell’adattamento italiano) e una rana venomizzata, il film passa da momenti di stasi (che solo chi ha letto Il Maestro e Margherita a 14 anni in piena fase ormonale può capire) ad un finale che non riesce mai ad essere incisivo, ma che comunque non vi farà chiudere gli occhi, nonostante la comodità delle poltrone del cinema.

Questo cavallo ha dei cavalli

La regista Kelly Marcel porta per la terza volta sugli schermi Venom. Dopo un primo film che, pur non essendo un capolavoro, offriva spunti divertenti ed un secondo a dir poco soporifero, si arriva a questo terzo capitolo, con tutte le paure di un trailer ai limiti del trash.

E se dal punto di vista narrativo vengono fuori tutte le mancanze di una scrittura realizzata forse la sera prima di andare a dormire, con gli occhi stropicciati dal sonno, uno dei veri punti deboli sono gli effetti speciali, che risultano quasi un passo indietro rispetto ai precedenti capitoli. Nonché i dialoghi, in cui il continuo confronto tra Eddie e Venom raggiunge livelli estremamente fastidiosi (ma come detto precedentemente potrebbe essere colpa dell’adattamento italiano).

Anche l’interpretazione degli attori risente di questi problemi, e lo stesso Tom Hardy ne esce come una macchietta di se stesso, forse perfetto per l’idea della regista, ma decisamente sacrificato nell’immaginario dei fan dei fumetti.

Al tempo stesso Juno Temple – che tanto avevamo amato in Ted Lasso – risulta un personaggio ridicolo, con uno spessore paragonabile ad un foglio A4 50gr, che nemmeno nel finale si salva. Per assurdo, i personaggi migliori si rivelano essere quelli secondari, con qualche spunto di ilarità ed un Pulmino Volkswagen assolutamente favoloso.

Strano a dirsi, ma la colonna sonora ne esce invece benissimo, poiché la scelta delle musiche è perfetta: si va dai Queen agli Abba, rendendo il film più leggero.

Un ultimo ballo che sa di addio

Nonostante da più parti si teorizzi un ingresso del Venom di Tom Hardy nell’MCU, questo The last dance sembra rappresentare l’addio dell’attore inglese al personaggio portato sugli schermi negli ultimi 6 anni.

Un ultimo saluto che forse da più parti ha portato ad un sospiro di sollievo, a causa dei molti punti deboli che questa trilogia si è portata dietro. Quest’ultimo film non riesce ad esaltare appieno le qualità positive dei personaggi, che non vengono mai sviluppati, ma rimangono semplicemente abbozzati.

Un film da vedere per concludere la trilogia e mettere la parola “fine” a questa storia, senza la pretesa di un capolavoro, ma nemmeno dell’intrattenimento. Una pellicola che mette le mani avanti, identificandosi come puro esercizio di what if, che potrebbe piacere allo spettatore generalista e che sicuramente porterà al cinema i più fedeli fan della Marvel.

Senza dubbio la voglia di capire cosa potrà offrire il personaggio di Knull in futuro è tantissima e, unita alla possibilità di rivedere Venom nel nuovo capitolo di Spider-man, rappresenta una spinta per correre al cinema.
Inoltre, come al solito, mi raccomando: non uscite subito dalla sala. Le scene dopo i titoli di coda saranno due e assolutamente da non perdere!

Buona Visione!

a cura di 

Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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