Elezioni USA: il dibattito tra Trump e Harris
Elezioni USA 2024: il recente dibattito televisivo tra Donald Trump e Kamala Harris ha riacceso le discussioni politiche americane, evidenziando la polarizzazione e la tensione tra i due principali candidati alla presidenza.
Un dibattito acceso, in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Un dibattito, se vogliamo, anche abbastanza comico. Era partito bene il caro Trump, sembrava quasi che avesse imparato dai propri errori del passato. E invece…
E invece è riuscito a far risultare la Harris la soluzione più “votabile” anche da parte dei repubblicani più convinti, sebbene la Harris fosse visibilmente nervosa.
Trump è risultato in grande difficoltà dopo la prima mezzora del duello in tv, quando ancora sembrava essere presente a sé stesso, iniziando a parlare di qualcosa come fantascienza e facendosi anche riprendere diverse volte dai conduttori.
Tra le facce divertite della Harris e le fake news e le teorie della cospirazione di Trump, vediamo nello specifico i temi cruciali del dibattito.
Aborto e fake news
Durante il confronto televisivo, i due candidati si sono scontrati su temi di grande importanza, tra cui il diritto all’aborto. Kamala Harris ha attaccato duramente Trump, accusandolo di voler interferire con i diritti delle donne, sostenendo che “il governo, e soprattutto Donald Trump, non dovrebbe dire a una donna cosa fare con il proprio corpo”.
Kamala Harris ha poi contestato le affermazioni di Trump secondo cui i Democratici sarebbero favorevoli all’aborto fino al nono mese e nondimeno anche dopo la nascita, come a dire “appena nasce lo giustiziate”. Questa è Sparta, sostanzialmente. Anche i moderatori sono dovuti intervenire.
Una narrazione estremista sull’aborto, reiterata da Trump, che è stata utilizzata frequentemente durante la sua campagna per galvanizzare l’ala più conservatrice del suo elettorato.
Economia
Un altro tema caldo è stato l’economia, con Harris che ha attaccato l’eredità economica dell’amministrazione Trump, ricordando agli spettatori che l’ex presidente ha lasciato in eredità “la disoccupazione più alta dalla Grande Depressione”.
Harris ha poi sottolineato come la sua amministrazione, insieme a quella di Joe Biden, abbia lavorato per “riparare il pasticcio” creato da Trump. In risposta, il candidato repubblicano ha accusato Harris di non avere un vero piano economico, sostenendo che la sua proposta non fosse altro che una copia di quella di Biden, senza però presentare dettagli concreti.
Le idee progressiste di Kamala Harris che guarda al ceto medio e alle piccole imprese vengono tacciate di marxismo da Donald Trump.
Immigrazione e teorie della cospirazione
Tra un “We need walls” e l’altro, che ripete ossessivamente da anni e anni, un punto particolarmente controverso è stato il riferimento di Trump a una teoria cospirativa già precedentemente sollevata dal suo vice, Vance, secondo cui gli immigrati clandestini di Haiti, nella cittadina di Springfield, mangerebbero i gatti domestici degli americani.
Anche in questo caso, il moderatore ha prontamente smentito l’affermazione, dimostrando come la campagna di Trump continui a fare affidamento su narrative sensazionalistiche per attirare attenzione mediatica.
E come non citare l’affermazione sconnessa secondo cui Kamala Harris, una volta alla presidenza, intenderebbe fare esperimenti sugli immigrati clandestini nelle carceri, per aumentare il numero di transgender presenti negli Stati Uniti?
E c’è gente che lo vota.
Russia-Ucraina
Durante il confronto televisivo, Donald Trump ha definito l’attuale governo come “un disastro”, mentre Kamala Harris ha sferrato un attacco deciso, deridendo il suo avversario per le sue relazioni internazionali.
Con un tono sarcastico, Kamala Harris fa notare che, se Trump giudica “un disastro” l’attuale Governo per le politiche estere, probabilmente si dimentica di “svenduto l’America in cambio di adulazioni” da parte del presidente russo Vladimir Putin, sottolineando che i leader mondiali lo considerano un vero fallimento.
Per la Harris infatti se ci fosse ancora Trump alla Casa Bianca, Putin sarebbe già seduto a Kiev, con l’Europa nel mirino.
Ed è stato più o meno da questo momento che Kamala Harris è riuscita a far innervosire Trump, utilizzando contro di lui la sua stessa retorica, e di reindirizzare a proprio favore l’aggressività di Trump.
Gli ha anche fatto notare che era lui a scambiarsi lettere d’amore con Kim Jong-un, facendo diventare il caratteristico color carota del tycoon, di un viola acceso.
Dibattito TV truccato
Da un lato, Trump ha accusato Harris e l’emittente Abc di aver orchestrato un “dibattito truccato”, sostenendo che le sue affermazioni sono state continuamente corrette dai moderatori, mentre Harris sarebbe stata libera di esprimere qualsiasi opinione senza essere contraddetta.
Una rete, l’Abc che, secondo le stesse parole di Trump “dovrebbe perdere la licenza” per la gestione del dibattito, poiché la rete, secondo lui, si sarebbe dimostrata “la più disonesta” tra le testate giornalistiche.
Le accuse di Trump non sono nuove nel panorama politico americano, specialmente considerando il suo rapporto storico conflittuale con i media mainstream. Il magnate ha spesso denunciato presunti complotti mediatici contro di lui, specialmente durante le campagne elettorali.
Tuttavia, l’accusa che il dibattito fosse “truccato” si inserisce in una retorica che cerca di dipingere Trump come vittima di una macchina mediatica ostile, una narrazione che punta a rafforzare la sua base elettorale, già incline a diffidare dei media tradizionali.
Conclusioni
In conclusione, il dibattito Trump-Harris ha messo in luce non solo le profonde differenze ideologiche tra i due candidati, ma anche la sfida che entrambi devono affrontare nel conquistare l’elettorato americano in un clima politico estremamente polarizzato.
Mentre Trump continua a fare appello alle sue basi elettorali con attacchi mediatici e retoriche divisive, Harris cerca di consolidare la sua posizione come leader progressista, focalizzandosi su temi come il diritto all’aborto e il sostegno alle piccole imprese.
Il confronto tra i due, dunque, non è solo politico, ma anche mediatico, con il controllo della narrativa pubblica come elemento chiave della campagna.
a cura di
Sara Alice Ceccarelli
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