Meganoidi e “Zeta Reticoli”: cos’è successo in questi ultimi 20 anni?

Meganoidi e “Zeta Reticoli”: cos’è successo in questi ultimi 20 anni?
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A due decenni di distanza dalla sua pubblicazione, i Meganoidi ripropongono uno dei loro singoli migliori in una veste completamente nuova.

Sono passati vent’anni, eppure “brucia ancora”. Era il 2003 quando i Meganoidi arrivarono con il loro secondo album, “Outside the Loop, Stupendo Sensation, come un fulmine a ciel sereno nel panorama alternative italiano più puro. Quello che oltre ad ascoltare musica anti-mainstream era schierato dalla parte della sinistra antagonista e no-global.

Un disco che rappresenta un vero e proprio statement per la band torinese, che già nel titolo afferma di volersi tenere volutamente “fuori dal giro”, da quello show business che non ubbidisce a nulla se non alle proprie malate logiche di mercato.

In fondo a questo disco, scritto per la maggior parte in lingua inglese, c’era un pezzo, uno dei pochi cantati in italiano, che nel corso degli anni sarebbe diventato uno dei singoli più celebri dei Magnoidi: “Zeta Reticoli“.

Un brano figlio del turbolento clima di quegli anni, sopravvissuto in qualche modo a all’onda di marea nero pece prodotta dai fatti del G8 di Genova. Quelle giornate di inferno, cadenzate dalla morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda e dalla famigerata “macelleria messicana” tra le mura della scuola Diaz, furono il calderone colmo di sangue e sudore dal quale i Meganoidi, in particolar modo Mattia Cominotto, l’allora chitarrista e membro centrale della band da cui ha deciso di uscire una decina di anni dopo, hanno tratto ispezione per “Zeta Reticoli”.

E a 20 anni dalla sua pubblicazione, la band ha deciso di proporre una versione celebrativa del pezzo, arricchita dalla collaborazione con Cristiano Godano, storico leader dei Marlene Kuntz.

Una veste più “ingentilita” e “acustica” rispetto al brano originale, con la quale i Meganoidi rendono omaggio a uno dei loro singoli più fortunati, capace di accompagnare migliaia di (allora) ragazzi e ragazze attraverso un capitolo complesso per il nostro Paese, diviso tra cortei anti-globalizzazione, il massimo fulgore del governo Berlusconi II e i disastri del G8 di Genova e dell’11 settembre.

Di questo “auto-omaggio” a “Zeta Reticoli” e di quanto le cose siano cambiate in queste ultime due decadi, ne abbiamo parlato con Luca Guercio, storico trombettista, chitarrista e membro fondatore dei Meganoidi.

Ciao ragazzi, è un piacere avervi qui a The Soundcheck. Sono passati 20 anni da quando “Zeta Reticoli” è stata scritta. Oltre all’uscita di Mattia Cominotto dal gruppo, cos’è cambiato in questo lasso di tempo?

Sono cambiate diverse cose, ma soprattutto sono migliorate tantissimo. Siamo cresciuti parecchio e abbiamo creato una squadra di lavoro straordinaria, dove il confronto e la serenità hanno finalmente trovato una residenza stabile nella band. Oltre a me – Luca Guercio, tromba, chitarra e cori n.d.r. -, Davide Di Muzio alla voce e Riccardo “Jacco” Armeni al basso, che siamo il fulcro della band dal ’98, abbiamo il piacere di suonare con Saverio Malaspina alla batteria e Giulio Canepa alla chitarra, che sono musicisti straordinari. Siamo una band solida e affiatata, con uno staff meraviglioso che ci segue, composto dai fonici Tiziano Scali e Nicola Sannino. Abbiamo anche un vero punto di riferimento per le nostre produzioni: il Tabasco Studio, guidato proprio da Nicola Sannino, che è ormai il nostro fonico stabile per tutte le nostre produzioni.

Quel pezzo ha subito la risonanza di un episodio importante per la storia recente del nostro Paese come il G8 di Genova. Secondo voi da quella data, ci sono stati altri fatti così di impatto per le generazioni di ragazzi e ragazze successive alla vostra?

Beh, ce ne sono stati eccome. Mi viene in mente, ad esempio, l’assalto al Campidoglio del 2021, l’invasione dell’Ucraina nel 2022, la strage del Bataclan e, non dimentichiamoci della pandemia, che ha sicuramente portato i giovani a un isolamento forzato in un momento estremamente fragile della loro crescita emotiva.

In questa sua versione celebrativa, “Zeta Reticoli” si presenta con una veste più “pulita” e “ingentilita” rispetto all’originale. Cosa vi ha spinto a prendere questo cambio di rotta sonora?

Non è assolutamente un cambio di rotta. Chi ci segue dall’inizio ad oggi sa benissimo che abbiamo sempre utilizzato l’indipendenza e l’autoproduzione come una sorta di Formula 1 creativa, per giocare il più possibile con la componente compositiva, autorale e con influenze di ogni genere. Io personalmente ho riarrangiato il brano perché volevo, insieme agli altri, fare un regalo a chi ci ha seguito in tutti questi anni. Volevo fare qualcosa di completamente diverso proprio per evitare di farne una copia sbiadita, ma dare una nuova veste al brano, più solare e colorata.

Com’è nata la vostra collaborazione con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz? 

Spesso, quando si fanno queste operazioni, si rischia di farle per convenienza o di chiamare l’amico di turno. Noi abbiamo contattato Cristiano solo ed esclusivamente perché lo apprezziamo tantissimo a livello artistico. Negli anni ci siamo incrociati, ma non avevamo mai parlato di fare qualcosa insieme, non c’era la confidenza necessaria. Questa volta ci abbiamo provato e ci è andata bene, poiché ci siamo trovati benissimo ed abbiamo scoperto che la sua caratura umana è direttamente proporzionale alla sua caratura artistica. È stata pura magia sentirla per la prima volta cantata da lui. Ora, grazie a questa collaborazione, possiamo dire tranquillamente di aver trovato anche un amico oltre che un artista di spessore.

Avete intenzione, nei prossimi anni, di fare qualche altre rivisitazione di vostri brani storici? 

Ci abbiamo pensato un po’ e potrebbe essere un gioco divertente, quindi… Chi lo sa? Nel frattempo, ci sono altre mille cose in ballo e daremo prima spazio a quelle.

a cura di
Luca Barenghi

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