Dogstar – BOnsai Festival, Bologna – 29 giugno 2024

Dogstar – BOnsai Festival, Bologna – 29 giugno 2024
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La band rock alternative arriva al Parco delle Caserme Rosse di Bologna per la penultima data della “leg” italiana

Dici Dogstar e dici Keanu Reeves. In realtà la band formata dall’attore canadese al basso, da Robert Mailhouse alla batteria e da Bret Domrose, chitarra e voce, ha detto molto di più nella data di Bologna per il BOnsai Festival 2024.

Un mix di alternative e post-grunge che ci fa respirare rock allo stato puro, e tornandocene a casa scopriamo che ne avevamo davvero bisogno. Sebbene tanti non sapessero che la militanza di Keanu Reeves nei Dogstar arrivasse da lontano (addirittura dai tempi di “Point Break” con il compianto Patrick Swayze), con lo show bolognese è stato scoperchiato il lato musicale che non ti aspetti, che va ad aggiungersi alle doti umani e recitative.

Keanu Reeves (Dogstar)

Era il 1991 quando i Dogstar si formarono: l’anno dei Nirvana con “Nevermind” e di una geopolitica stravolta, dell’addio a Freddie Mercury e della Stella Rossa campione d’Europa, di “Cape Fear” con Robert DeNiro nel quale appare “Sexus” di Henry Miller, che ha rischiato di dare nome proprio alla band che ho apprezzato live in questa afosa serata bolognese.

Questo filo rosso ha connotato il genere dei Dogstar, che sembra proprio essere una prosecuzione di quell’onda alternativa della prima ora. Quella cresta riesce ad attraversare tra varie vicissitudini ben tre decenni, tra due album in studio, un EP ed un notevole successo di pubblico e critica (fra cui opening di David Bowie e anche un’apparizione a Glastonbury).

Il ritorno alle scene

Tra le tante sciagure dell’ondata pandemica, l’onda di risacca andandosene ha lasciato sulla riva qualcosa di prezioso: fatalità vuole che nel 2020 il trio (sciolto nel 2002 e che da allora già si incontrava saltuariamente per suonare insieme) si sia ritrovato relegato in quarantena, dando vita a quello che è stato l’album del ritorno ed il terzo della band: “Somewhere Between the Power Lines and Palm Trees”.

Dogstar

Un preambolo doveroso per consegnarci con cognizione di causa ai ferri dei Dogstar. Il terzo album della band ad un primo ascolto con un’immaginazione fervida può trasportare in quei boulevard californiani al tramonto. Tanto è avvolgente e rilassante il sound dei Dogstar, quanto più lascia dentro un senso inquietudine e di incompletezza interiore.

Ed eccoci arrivati allo show di Bologna

Alle 20:30 precise i Dogstar fanno il loro ingresso sul palco, con un boato d’eccezione, com’era prevedibile, per Keanu Reeves.

L’attore canadese, alle soglie dei 60 anni, sembra aver trovato l’elisir della giovinezza. L’energia e la dinamicità sprigionata sul palco ci regalano una versione di Keanu che non potevamo immaginare prima, ma che ci tiene sorridenti e felici durante il live.

Keanu Reeves (Dogstar)

Non una parola rivolta al pubblico, ma a ragion veduta. Il linguaggio del corpo, gli sguardi e l’abilità nell’accarezzare le quattro corde rivelano molto più dell’aspetto interiore di Reeves meglio di qualsiasi verbo. E poi, con l’afa che attanaglia Bologna bisogna risparmiare il fiato per saltare e suonare.

Bret Domrose e Robert Mailhouse

Non semplici comparse. La voce di Bret si sposa divinamente alle rullate di Robert, entrambi con un’accuratezza esecutiva che creano un piacevole sound, insieme al basso di Reeves. Non un musicista di supporto, e il sound che ne esce ora attraversa il post-grunge, ora l’alternative, ora tocca timidamente il goth rock dei Cure.

Bret Domrose (Dogstar)

Infatti, non a caso arriva sul finale un’apprezzatissima cover di “Just Like Heaven”, che apre il bis con il quale la band si congeda calorosamente, dopo un’ora e un quarto, dal pubblico del BOnsai.

Robert Mailhouse (Dogstar)

I Dogstar sono stati una scoperta confortante: in un’epoca circondata da suoni fin troppo sintetici e camuffati è rassicurante sentire ancora un genere alternativo (Dio l’abbia in gloria) che possa catturare le nostre emozioni.

Sarebbe da bugiardi non ammettere che l’attrazione principale di questa band, non ancora così conosciuta nel nostro Paese, sia stata la curiosità destata dalla presenza di Keanu Reeves. E per tantissimi dei presenti è stata anche un’occasione più unica che rara per ammirare quasi a tu per tu il proprio idolo hollywoodiano.

Ma sarebbe altrettanto bugiardo non ammettere che, dopo averli assaporati live, ascolteremo molto più assiduamente i Dogstar.

Un grazie speciale a D’Alessandro & Galli e a BOnsai Festival.

a cura e foto di
Emmanuele Olivi

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Emmanuele Olivi

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