Turnstile – Circolo Magnolia, Milano – 19 giugno 2024

Turnstile – Circolo Magnolia, Milano – 19 giugno 2024
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Pogo, sudore e punk hardcore. La band di Baltimora ha portato al Circolo Magnolia di Milano uno show tiratissimo, frenetico e maledettamente viscerale.

Aggressività e dolcezza. Underground e mainstream. Quella dei Turnstile è una musica fatta sostanzialmente di contrasti. Una dicotomia artistica che, dopo dieci anni di attività, il quintetto di Baltimora ha deciso di portare all’estremo con Glow On, il suo terzo album pubblicato nell’agosto del 2021 per Roadrunner Records.

Quindici tracce che strizzano l’occhio alla retromania verso il post-hardcore di inizio anni 2000, ammiccando allo stesso tempo alle sonorità del pop contemporaneo da classifica. Un mix che oltre a incoronare i Turnstile come una delle più grandi realtà undergorund del mondo, li ha portati a suonare negli ultimi tre anni praticamente in ogni angolo del nostro pianeta.

E dopo essersi esibita nell’agosto dello scorso anno all’AMA Music Festival di Romano d’Ezzelino, nel cuore del Veneto, la band americana ha deciso di regalare al pubblico italiano un secondo, infuocatissimo giro di valzer al Circolo Magnolia di Milano, una delle location migliori offerte dal capoluogo lombardo per godersi un concerto durante i caldi mesi estivi.

Un inizio con le polveri bagnate (ma non di sudore)

Ad aprire le danze di questa afosa serata milanese di metà giugno ci pensano i Ditz, band nata nel 2016 a Brighton. Per circa una quarantina di minuti il quintetto inglese scalda (anche se non troppo) il parterre del Magnolia, che con il passare dei minuti si riempie sempre di più, con un mix di hardcore, nu metal e post-punk. Un po’ Idles, un po’ Limp Bizkitz che però non ci hanno creduto abbastanza.

Una nota di merito va comunque all’intraprendenza del cantante, Cal Francis, a cui probabilmente il palco del Magnolia va stretto. In più di un’occasione il frontman dei Ditz fa infatti crowdsurfing fra le braccia tese del pubblico, salendo addirittura sul tetto della capanna rossa alla destra del parterre per vedere com’è la vista sull’Idroscalo. Risposta: niente di che, almeno per ora.

Sarebbe stato comunque più bello se la sua voce si fosse sentita sopra il lercio frastuono emesso dalle chitarre, dal basso e dalla batteria dei suoi compagni. A quanto pare il buon Cal si è dimenticato le corde vocali sulla passerella del Palace Pier di Brighton.

Da apprezzare comunque il tentativo di portare a termine il difficile compito di intrattenere le 1.500 persone accorse alle porte di Milano per uno dei concerti più attesi di questa strana estate lombarda. E no, non stiamo parlando di Vasco a San Siro.

La “connessione d’amore” dei Turnstile

Giusto il tempo di caricarsi per bene con un paio di birre o gin tonic, che le luci del palco si abbassano. Tra l’afa e le persone che si accalcano nel pit del Magnolia l’aria inizia a diventare veramente pesante. Lo stesso clima che si respira nei piccoli locali underground di Baltimora, la nursery dove i Turnstile si sono fatti le ossa concerto dopo concerto.

Sotto una pesante caligine di nuvole così cariche di afa e smog da rendere sfocato anche il profilo tondeggiante della luna, i Turnstile salgono sul palco del Circolo Magnolia tra i lisergici echi di loopsynth che aprono e chiudono Glow On.

Dopo essersi preso la giusta dose di applausi e urla di gioia, il gruppo parte in quarta con T.L.C. (TURNSTILE LOVE CONNECTION), la terzultima traccia del suo fenomenale ultimo disco, quella più frenetica e vicina alle proprie radici punk-hardcore. In un batter d’occhio, il pit esplode, movendosi a destra e sinistra come un mare in burrasca, gridando a squarciagola “A Little T.L.C. – A Little T.L.C. – A Little T.L.C. for Free!“.

Prima di attaccare con ENDLESS, con il coro da stadio “Ye-Ye-Ye-Yeeeeeah” cantato dal pubblico alla fine del ritornello, Brendan Yates, il frontman della band, si toglie la maglietta a maniche lunghe blu scuro, restando a torso nudo e mettendo in mostra i pettorali. Nel preciso momento in cui lo fa, lo scoppiettio attutito di circa 300-400 ovaie sovrasta l’elettrizzante clima del Magnolia.

Uno spogliarello, molto gradito dalla platea femminile, a cui seguono prima un paio di blast from the past del calibro di Come Back for More e Fazed Out, poi l’altrettanto tremenda doppietta formata da UNDERWATER BOI e DON’T PLAY che manda tutti quanti a fare un giro fra agli anelli di Saturno.

I Turnstile, specialmente dal vivo, sono una vera e propria macchina da guerra. Nessuna pausa, solo qualche laconico “Grazi milli!” urlato di tanto in tanto da Yates tra un brano e l’altro. Pochi secondi di pausa che riescono a placare a malapena il micidiale pogo che sta crescendo mano a mano che il concerto avanza rapido come un treno ad alta velocità. Una volta chiusa la seconda parentesi “vintage”, con il trittico Drop, Real Thing e Big Smile, il gruppo torna al presente lanciandosi prima nella pseudo-poppeggiante NEW HEART DESIGN, poi nelle scatenatissime WILD WRLD e FLY AGAIN.

“Close enough to feel and now it’s time to disappear”

L’ultima parte del concerto viene aperta da Daniel Fang, che prima di Blue by You, sale in cattedra gettandosi anima e corpo in un infuocato assolo di batteria sotto lo sguardo dei suoi compagni di band, che dal lato del palco lo osservano in religioso silenzio pestare come un fabbro sulle pelli e i piatti Zildjian della sua Ludwig.

Una roboante (e meritatissima) cascata di applausi introduce il momento più elettrizzante di tutto il concerto. Quando i Turnstile attaccano BLACKOUT il pubblico si scatena infatti in un pogo a dir poco micidiale. Un tripudio di moshpit, spintoni, scarpe e cocktail mezzi pieni che volano in aria ma anche di grandi sorrisi e pacche sulle spalle alla fine del pezzo. Lo spirito dell’hardcore punk è ancora vivo e si aggira fieramente tra i corpi sudati che popolano il parterre del Circolo Magnolia.

Dopo aver fatto prendere un’ultima boccata di ossigeno con la rilassante evanescenza pop di ALIEN LOVE CALL, la band tira un’ultima e mortifera unghiata con MYSTERY e HOLIDAY, salutando tutti quanti con un “We love you so much, thank you!” coperto dall’inebriante boato del pubblico in delirio.

Alle 23:00 è già tutto finito. Un orario perfetto per rientrare a casa, farsi una bella dormita e svegliarsi il giorno dopo belli freschi per poter raccontare ai propri amici o colleghi di lavoro le coolness di uno show tiratissimo, frenetico e viscerale.

Nessun bis, nessun orpello inutile. Solo grande musica, fatta da una band che, a livello di performance dal vivo e presenza scenica, conosce ben pochi rivali. Se siete alla ricerca di un gruppo per cui vale la pena pagare il prezzo del biglietto al 100%, i Turnstile sono quello che fa al caso vostro. Vedere (e ascoltare) per credere.

Setlist

  1. T.L.C. (TURNSTILE LOVE CONNECTION)
  2. ENDLESS
  3. Come Back For More
  4. Fazed Out
  5. UNDERWATER BOI
  6. DON’T PLAY
  7. Drop
  8. Real thing
  9. Big Smile
  10. NEW HEART DESIGN
  11. WILD WRLD
  12. FLY AGAIN
  13. Drum solo
  14. Blue by You
  15. BLACKOUT
  16. ALIEN LOVE CALL
  17. MYSTERY
  18. HOLIDAY

a cura di
Luca Barenghi
Foto di
Emauela Giurano

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