“Kinds of Kindness”: il ritorno alle origini di Lanthimos

“Kinds of Kindness”: il ritorno alle origini di Lanthimos
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In concorso alla 77° edizione del Festival di Cannes, il cinema di Lanthimos torna ad essere disturbante e traumatico, come ai suoi inizi.

Girato mentre montava Poor things! con la stessa squadra di attori – sempre impeccabili e ancora più affiatati -, Kinds of Kindness arriva in sala con Searchlight Pictures dal 6 giugno.

Chi ha conosciuto Lanthimos con The favourite e Poor things! rimarrà deluso. Con l’ultimo film, grazie al suo ritorno alla scrittura assieme a Efthymis Filippou, il regista ci ripropone un cinema autolesionista.

La storia, o meglio, le storie

Kinds of Kindness è una pellicola antologica, composta da tre episodi tra loro scollegati, che hanno in comune gli stessi interpreti in ruoli sempre differenti: “The death of R.M.F”, “R.M.F is flying”, “R.M.F is eating a sandwich”.

Nel primo racconto un uomo intrappolato in un rapporto di dipendenza con il suo capo si trova a dover compiere azioni assurde pur di compiacerlo: leggere Anna Karenina, evitare i jeans attillati e provocare incidenti. Nel secondo, un poliziotto si convince che la donna che vive con lui non è la sua vera moglie, portando la loro relazione verso una dinamica perversa e ossessiva, culminando in una spirale autolesionista fatta di estreme prove d’amore. Il terzo racconto segue una coppia di adepti di una setta purista, impegnati nella ricerca di una ragazza in grado di resuscitare i morti.

Di cosa parliamo quando parliamo di “Kindness”

Lanthimos, quindi, torna a mostrarci il lato inquietante e irrazionale della nostra epoca. I tre racconti indagano, infatti, le dinamiche di potere, dipendenza e sadomasochismo presenti in ogni relazione umana. Si tratta di “forme di gentilezza” un po’ estreme e particolari che, sebbene sembrino del tutto surreali, sono in realtà segnali delle derive più mostruose verso cui si possano spingere relazioni tossiche.

Il regista non fa altro che portare all’estremo dinamiche già presenti in ogni relazione, dal mondo del lavoro a quello più intimo e privato.

Quanto siamo disposti a fare pur di compiacere l’altro? Questo è ciò che Lanthimos e Filippou ci mostrano, con un umorismo macabro e assurdo che solo loro sanno realizzare.  

I protagonisti sono individui preda di una solitudine preoccupante, vulnerabili e incapaci di autodeterminarsi, disperati nella loro ricerca di approvazione dagli altri. E, proprio per ottenere questa approvazione, sono disposti a rinunciare a tutto, anche ad una parte di loro stessi.

I tre racconti vedono infatti i personaggi sottoporsi a continue manipolazioni coercitive fisiche e psicologiche, al fine di raggiungere i propri “obiettivi”. Come canta la canzone con cui si apre il film:

Sweet dreams are made of this
Who am I to disagree?
I travel the world and the seven seas
Everybody’s looking for something

Some of them want to use you
Some of them want to get used by you
Some of them want to abuse you
Some of them want to be abused”

Sweet Dreams (Are Made Of This) di Eurythmics

“To abuse and be abused”: in questa spirale autodistruttuva si muovono i personaggi di Kinds of Kindness.

Il ritorno alle origini

Della natura pop e mainstream dell’ultima pellicola non rimane quasi nulla (se non l’attrice favorita): stile e scrittura tornano ad essere quelli degli esordi, e quindi estremamente disturbanti. Caratteristica principale – apprezzata o meno – del regista greco è, infatti, la capacità di provocare disagio nello spettatore e renderlo partecipe dello squilibrio mentale dei protagonisti.

Per fare questo Lanthimos si serve di tutto: la fotografia (sempre di Robbie Ryan) è fredda e asfissiante; la scenografia geometrica e asettica viene esplorata da un commento musicale dissonante e disarmonico, che sembra richiamare il venir meno della stabilità psichica dei personaggi.

Tutto questo unito ad una scrittura macabra e tagliente che non risparmia nulla. Un elemento di novità è sicuramente la vena comica: l’umorismo surreale e grottesco aumenta rispetto ai primi film e, soprattutto nel primo episodio, riesce a creare situazioni, oggetti e dialoghi iconici.

Il tutto interpretato da una squadra di attori impeccabili, in diversi ruoli camaleontici e mutevoli. Il cast principale include, infatti, Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie e Hunter Schafer.


A mio parere

Kinds of Kindness è un grande ritorno all’immaginario più raggelante e distopico di Lanthimos. Un cinema che tradisce la visione desolante di una società alienata e degradata. E in questo farsi “grido di allarme” risiede anche la dimensione sociale e politica del cinema del regista greco.

Kinds of kindness vi aspetta in sala a partire da domani, giovedì 6 giugno.

E – piccolo suggerimento – resistete fino ai titoli di coda. Fatelo per R.M.F!

a cura di
Matilde Borrini

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