“Finalmente l’Alba”: Saverio Costanzo presenta la sua opera atemporale

“Finalmente l’Alba”: Saverio Costanzo presenta la sua opera atemporale
Condividi su

Saverio Costanzo riporta la nuda autenticità sul grande schermo con “Finalmente l’Alba”: un’essenzialità che ritorna come assenza del superfluo e che va ad esaltare i volti, i gesti e l’ambientazione storica del film. I quali, inconsapevolmente, compongono una fotografia muta, giocando un ruolo fondamentale nella costruzione del racconto.

Saverio Costanzo presenta in conferenza stampa il suo “Finalmente l’Alba” che, ambientato nella Roma degli anni ’50, si sviluppa attraverso il dialogo tra l’ammaliante diva dell’epoca Josephine (Lily James) – che per poter essere libera si impegna a compiacere l’uomo simbolo del potere, cercando di rimanere all’altezza delle aspettative – e una ragazza “di oggi”, Mimosa (Rebecca Antonaci), da cui la donna è attratta e che assoggetta a sua volta, potendo proiettare su di lei quel forte bisogno di sentirsi ostinatamente se stessa.

Josephine racchiude in sé un contrasto interessante, perché “prigioniera libera” di uno status – quello dell’attrice – che le fornisce un margine limitato di movimento e che, in un alternarsi di potenza e impotenza, si interfaccia con la sua immagine allo “specchio”.

Uno specchio in cui Mimosa non intende contemplarsi, invece, all’inizio della storia, troppo impegnata a ricoprire il ruolo di figlia modello e ad ammirare gli altri senza vedere se stessa. La sua ingenuità e la sua purezza le cuciono addosso un velo prepotente di verità, attraverso il quale riesce a raggiungere il 100% del suo potenziale.

L’importanza dell’ambientazione

“Lavorare sull’epoca aiuta a dire dove siamo oggi”

Saverio Costanzo

Il regista inserisce con intelligenza alcuni elementi felliniani nella rappresentazione di fatti cronaca dell’epoca (in particolare parlando della giovanissima Wilma Montesi), spostando i riflettori sugli atteggiamenti umani che alimentano le nostre ossessioni e a causa dei quali ci dimentichiamo delle nostre priorità.

Il regista vuole porre l’attenzione sui mondi contraddittorii e imperfetti dello spettacolo e della politica, a confronto con la storia che il regista sceglie di raccontare: quella di un’attrice che è riuscita ad ottenere la cosa più importante.
Il diritto alla vita.

La costruzione del film attorno alla liberazione d’Italia non è altro che un pretesto, una storia per raccontarne un’altra. Anzi, tante altre!
In particolare, attraverso il Cinema, il cui potere immaginifico è, secondo il regista, la chiave di lettura del nostro presente.

Mimosa ne rimane immersa quasi letteralmente, attraversando le porte di Cinecittà e vivendo una realtà parallela costantemente alimentata da strade e corridoi a senso unico, che hanno il solo compito di condurre avanti.

La parola agli attori!

E ora la parola agli attori, che spiegano come sono riusciti a sviluppare i loro personaggi.

Lily James: “Per preparare il ruolo di Josephine ho studiato tanto. Mi sono ispirata in particolare ai film di Joan Crawford – che hanno avuto un ruolo fondamentale – e, essendo nipote d’arte, anche immancabilmente a mia nonna (Helen Horton).
Saverio mi ha aiutata a vedere il mio personaggio in modo tridimensionale e a coglierne quindi luci ed ombre. “

Rebecca Antonaci: “La cosa difficile da fare è stata immedesimarmi in una ragazza come Mimosa – così distante da me! – e, in particolare, togliere il giudizio dai suoi occhi. Negli anni ’50, infatti, non avevi un così ampio margine di azione ed era la famiglia a instradarti come meglio credeva nel mondo, decidendo cosa potevi fare e chi dovevi sposare.”

Alba Rohrwacher apprezza invece la volontà del regista di inserire un personaggio realmente esistito come Alida Valli e ne coglie il carattere empatico, essendo l’unica figura che mette in guardia Mimosa dall’ambiente in cui si trova.

Joe Keery ringrazia infine Saverio per l’enorme ruolo che ha avuto come guida nella costruzione del suo personaggio, che gli ha permesso di compiere un viaggio introspettivo e dettagliato, riuscendo così a cogliere gli aspetti negativi e positivi di Sean. Il quale si dimostra molto autocritico e perennemente in cerca dell’approvazione degli altri, nonostante sia un bravissimo attore dal cuore d’oro.

“Finalmente l’Alba”

Finalmente l’Alba uscirà al cinema il 14 febbraio e si presenta già come un vero e proprio capolavoro, sia nella ricerca dei particolari e dei dettagli, sia grazie all’interpretazione magistrale degli attori, che hanno sviluppato simultaneamente più di un personaggio, in sole 2 ore e 20!

Per quanto mi riguarda, nel vedere seduti di fronte a me in sala Lily James, Rebecca Antonaci, Joe Keery, Alba Rohrwacher, Sofia Panizzi e Michele Bravi, mi sono sentita proprio come Mimosa.

E, come il grande Saverio Costanzo ci invita a fare, “oggi un pò più di ieri saprò chi sono”.

a cura di
Michela Besacchi

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – “Te l’avevo detto” – la recensione in anteprima
LEGGI ANCHE – “The Warrior – The Iron Claw”: la recensione in anteprima
Condividi su

Michela Besacchi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *