Alla ricerca di un posto sicuro: “Eremo”, il nuovo album di Lepre

Alla ricerca di un posto sicuro: “Eremo”, il nuovo album di Lepre
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Uscito lo scorso 19 gennaio, il nuovo album dell’artista romano è un puzzle composto di tanti frammenti di vita vissuti tra il palco e la meno poetica realtà di tutti i giorni.

Ognuno di noi ha un posto speciale disperso nella vastità dell’universo nel quale sentirsi al sicuro e lasciare alle spalle il frastuono della vita quotidiana. Questa ricerca di un equilibrio interiore rappresenta uno dei motori trainanti di “Eremo“, il nuovo album di Lepre, moniker dietro cui si cela il batterista, cantante, percussionista e rumorista Lorenzo Lemme .

A meno di due anni di distanza da “Malato“, il suo ottimo esordio solista giunto dopo le esperienze con progetti come LeSigarette e la band di Lucio Leoni, l’artista romano ritorna con tredici pezzi creati a partire da una serie di bozze e idee venute di getto durante i momenti di pausa dai tour del 2022 e 2023.

Un lavoro nel quale Lepre sparge su un tavolo immaginario istantanee di ricordi di un’esistenza vissuta tra palchi come quello del Festival Mi Ami e il lavoro di driver e traslocatore.

Lepre, un artista diviso tra palco e realtà

È proprio la dicotomia tra l’inesauribile passione per la musica e la necessità di “sbarcare in lunario” con professioni lontane annui luce dalle sette note musicali la pietra d’angolo del secondo disco di Lepre.

La netta contrapposizione tra il girovagare per l’Italia chiuso in un furgone pieno di strumenti musicali (Acufene) e le giornate passate a sentire il rumore degli operai al lavoro durante lo sgombero di una casa (Calcinacci) ha guidato la penna e la chitarra di Lemme verso la creazione di pezzi nei quali raccontare il proprio caos interiore.

Mentre ero in tour e facevo il driver e i traslochi, ho cambiato 4 volte alloggio. Stavo sempre indaffarato, ma comunque mi sentivo ispirato. Mi sono ritrovato solo con la chitarra in mano e il tempo per scrivere raramente e quasi per caso, ma ogni volta che è successo avevo appunti e idee da sviluppare. Così, senza pensare, mettevo bozze di brani in una cartella con appunti audio e ripartivo con le mie mille questioni da inseguire

Lepre

Una necessità espressiva trasformata in musica grazie anche all’aiuto di Gianni Istrioni e Giorgio Maria Condemi, che oltre ad accompagnare Lepre durante il tour di “Malato” è anche il chitarrista di nomi del calibro di Motta e Giovanni Truppi.

L’apporto di questi due consumati professionisti alla produzione si fa sentire nell’ottima resa sonora di tutte le tracce di “Eremo”, nelle quali la chitarra, il basso, la batteria e la voce sono sempre al posto giusto. Un mix musicale capace di spaziare con naturalezza tra indie (Vieni a prendermi), alternative rock (Secondo me) e punk rock (Muro), con qualche breve sipario più aperto alla sperimentazione (Vacanza).

Vasti panorami sonori, nei quali è facile perdersi e che danno ulteriore senso alla ricerca di Lepre di un posto sicuro dove ripararsi dall’insostenibile caos che c’è la fuori.

Ciao Lorenzo, è un piacere averti qui a the Soundcheck. Ascoltando il tuo ultimo album, uno dei temi più ricorrenti è quello della solitudine. Quanto ha influito questo sentimento nella creazione di “Eremo”?

Ciao è un piacere mio. La solitudine? non proprio. Io sono un animale sociale, non sto quasi mai solo. Ho bisogno di stare solo. Ho bisogno di vuoto, ascolto, ricerca, senso di sé. Questo è ricorrente nel mio disco. Cercare di capire e sentire cosa succede dentro me senza diventare pazzo.

È una condizione che generalmente cerchi di trovare o che provi a rifuggire quando scrivi nuova musica?

Io scrivo da solo, ho bisogno di stare in silenzio, di stare in pace. Non è facile trovare lo spazio e il tempo per stare calmo. Quindi ok la solitudine, ma la solitudine volontaria e consapevole, è la condizione necessaria per far generare le parole e le melodie. Poi c’è tutto il resto che si fa insieme ad altre persone.

Nel disco un altro aspetto molto presente è il contrasto tra la tua vita da musicista e quella di tutti i giorni, intervallata da lavori meno “atipici” (driver e traslochi) e stressanti cambi di alloggio. Come vivi questa netta contrapposizione?

Nel disco parlo di quello che succede a molte persone, compreso me, non è atipico fare un lavoro manuale o fare viaggi con un furgone. Io vivo così, molte persone che conosco vivono così arrangiandosi.

Ci sono stati degli ascolti che ti hanno ispirato durante la genesi di “Eremo”?

No, nessun ascolto in particolare. C’è tutto il mio bagaglio sonoro che ormai non so neanche più dove comincia e dove finisce.

Quanto è stato importante l’apporto di un veterano come Giorgio Maria Condemi alla realizzazione del disco?

Moltissimo, con Giorgio ci capiamo al volo, non c’è bisogno di stare li a spiegare, siamo simili. il suo apporto è stato enorme, il disco l’ha fatto lui.

Nel disco sottolinei la necessità di trovare un posto sicuro dove ripararsi dall’ansia e dagli impegni di tutti i giorni. Anche tu hai un “Eremo” al quale sei legato particolarmente?

Credo sia necessario cercare di evadere, salvarsi. Ci sono infiniti modi per farlo e ognuno deve trovare quelli che sono più adatti a se. Io non ho nessuno eremo in particolare, ma sono molto legato alla condizione dell’eremita che mi fa andare via con la mente, stare in meditazione o sovrappensiero, essere concentrato su altro.

a cura di
Luca Barenghi

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