PFM Canta De André Anniversary – Teatro EuropAuditorium, Bologna – 8 gennaio 2024
La storica band rock progressive celebra ancora una volta il compianto e indimenticato amico Fabrizio De André, in un EuropAuditorium pieno e scrosciante di applausi
8 gennaio 2024, un Teatro EuropAuditorium che pian piano si riempie. La sensazione, personale, che quei non più ragazzotti che a breve compariranno sul palco si sentano in un certo senso grati e debitori nei confronti di quell’amico che non c’è più da 24 anni e 362 giorni. Ironia della sorte: l’11 gennaio 2024 sarà il ventiquattresimo anniversario dalla morte di Fabrizio De André. Forse inconsciamente Franz Di Cioccio e la sua PFM sentono un po’ di più l’emozione questa sera.
Procediamo con ordine
Sono le 21:00, ma le luci sono ancora alte, le persone continuano a prender posto. Una media anagrafica nella quale il sottoscritto è tra gli esponenti più giovani in assoluto. Brusio di fondo nel quale riesco a decifrare un “L’ho visti per la prima volta nel 1973. Eheheh…” e un “Ah, Fabrizio… In quel tour [dialogo mancante]… Poi con loro [dialogo mancante]…”. Vien da sé che io al massimo posso azzardare un “Nel 2008 li ho visti a L’Aquila, in piazza Duomo. C’era ancora Mussida”, ma il paragone non regge.
Mentre elugubro su quanto sia relativa la frase “ai miei tempi”, le luci finalmente si attenuano, fino a far scomparire nell’ombra la platea e il palco. Scatta un applauso. Si possono finalmente notare delle ombre muoversi verso gli strumenti.
Un folletto, minuto, con capelli scompigliati che neppure la bandana riesce a domare, degli occhiali da vista che danno risalto agli occhietti vispi, una barbetta con una specie di sorriso, una maglietta a maniche corte con la scritta Randagio e un’emozione mista a entusiasmo degna di un diciottenne, si appresta al microfono. Franz Di Cioccio saluta il pubblico, ci incita, ci ringrazia. Parte “Bocca di Rosa”, poi “La guerra di Piero” e “Andrea”.
Un omaggio dal sapore più contemporaneo
La PFM non è nella formazione solita. Il palcoscenico è pieno, pur nella sua compostezza. Se la matematica non m’inganna, con l’aiuto del mio dito indice che indica uno per uno i musicisti davanti a me conto ben nove elementi sul palco. C’è Michele Ascolese, il chitarrista storico di Fabrizio De André, ma anche Flavio Premoli, storico tastierista e fondatore della PFM (per essere precisi, è tornato nella band nel 2019).
Una masnada di musicisti per arricchire ulteriormente quelle strutture dei brani già poderose quarant’anni fa, ma che ora, nel 2024, hanno un sapore leggermente diverso, più “moderno”. Mossa intelligente, anche per supportare un cantato, quello di Franz Di Cioccio, ovviamente differente da quello di Faber.
Il risultato? Quasi due ore di omaggio a quella serie di concerti che tra il 1978 e il 1979 videro due esponenti di generi così lontani, unirsi e condividere il palco per realizzare qualcosa che all’epoca risultava impensabile. Il progressive e il cantautorato che non solo si uniscono, ma addirittura si alimentano avvicendevolmente, senza che l’uno prevalga o prevarichi sull’altro.
A quarant’anni di distanza “PFM canta De André” si fa dunque un po’ diverso: riprende anche componimenti meno “mainstream” come una corposa parte de “La Buona novella” (Album nel quale la band, al tempo nota come I Quelli, collaborò con De André) con“L’Infanzia di Maria”, “Il sogno di Maria” e “Maria nella bottega di un falegname”, o “Rimini”.
Si sfiora la commozione quando, da un microfono con davanti un leggio, una luce proveniente dall’alto ha la voce di De André e canta “La canzone di Marinella”. Un saluto da un’altra dimensione, un “arrivederci”.
Parola d’ordine: rispetto
C’è un silenzio in sala, interrotto solo dagli applausi laddove ce n’è bisogno, interrotto dal portare il ritmo con le mani solo laddove la musica lo concede e quando Di Cioccio incita. C’è un’aura di commozione, rispetto e appagamento tra le sedute del Teatro EuropAuditorium di Bologna. Composto entusiasmo, verrebbe da dire.
“Il testamento di Tito” e “Il pescatore” concludono apparentemente la serata, ma la band torna in scena per “È festa” e una coda finale dove spunta la melodia principale di “Impressioni di Settembre”. Un piccolo omaggio a loro stessi, alla PFM, che non si è messa da parte, bensì al servizio di un amico, Fabrizio, non lì presente fisicamente, ma che in qualche modo sorride, seduto da qualche parte, chissà dove, mentre posa la sigaretta ormai finita, felice di quell’unione amicale che non termina. Neppure nel 2024.
a cura di
Andrea Mariano
Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Andrea consiglia: 22 artisti (e canzoni) da tenere d’occhio
LEGGI ANCHE – The Smile, l’unica data italiana al Roma Summer Fest