Livrea si libera nel suo “Il Canto del Villaggio”

Livrea si libera nel suo “Il Canto del Villaggio”
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Livrea pubblica l’ultimo capitolo della sua trilogia “Il Canto del Villaggio” (Atto III) in cui il racconto di rinascita trova il suo epilogo positivo ed idealista. Fuori su tutte le piattaforme ed in rotazione radiofonica.

Il compito degli artisti, arduo ed unico, è quello di mettere in musica particolari sensazioni personali e collettive mentre si cerca di rifuggire dalla banalità della retorica. Livrea, giovane cantautrice, ha così composto un disco che guarda alla sua interiorità con occhio empatico ma che può essere un esempio di rinascita condivisibile dalla comunità.

“Il Canto del Villaggio” è il capitolo conclusivo di una trilogia distribuita in tutta la sua interezza a partire dal 16 di giugno. Si tratta di una raccolta di undici brani che segnano un percorso delicato compiuto dall’artista in prima persona e del suo passaggio dal buio alla luce, dalla perdizione alla salvezza.

Diviso in tre parti il disco “Il Canto del Villaggio” inizia spiegando il viaggio tra le tenebre ricche di una serie di demoni, figure mitologiche oscure le quali simbolizzano le paure di Livre, le sue insicurezze in un mondo ostile. Tuttavia, il tragitto vira, con il capitolo secondo dell’album, in una direzione più limpida: i dubbi non sono più luoghi tetri da cui scappare ma universi dai quali prendere il buono in una sorta di presa di conoscenza epifanica.

Vi sono così, per Livrea, inedite strade da percorrere mentre con una prospettiva diversa si affaccia alla terza parte del disco: quella della luce definitiva e del raggiungimento della libertà oltre ogni sofferenza vissuta e paura introiettata.

E’ un passo idealistico, quello di Livrea, di superamento delle difficoltà o forse addirittura utipistico: ma è grazie alla speranza che in qualche forma si trova finalmente la tanto agognata pace interiore.

L’anima di Livrea

Ascoltando “Il Canto del Villaggio” nella sua interezza sembra di essere catapultati nell’universo intimo della giovane cantautrice come se gentile e fiera ci desse la possibilità di sbirciare nella sua frammentata interiore. Livrea crea, quindi, una dimensione complessa sia dal punto di vista della narrazione e della scrittura che da quello musicale in quanto il disco sembra racchiudere diversi input e generi.

Innegabile l’influenza nelle sonorità di pezzi come “Non ti brillano gli occhi” , della musica R&B o del jazz in “Visioni notturne” commistionato, però, con un mood soul/pop. Tra tradizione e contemporaneità, tra atmosfere oniriche e terrene si staglia l’arte di Livrea, il cui canto, con l’ultimo atto del disco si fa più arioso in segno di un ideale di rivincita sul buio.

In “Lido”, ultimo pezzo del disco, viene scovata la chiave per la liberazione mentre la voce profonda di Livrea ci conduce diretti in una dimesione rarefatta e leggera. A dare un tocco ancora più profetico e concettuale a “Il Canto del villaggio”, vi è la scelta dell’artista di affidare ad ogni brano un personaggio inventato che incarna i sentimenti ed il viaggio dell’artista. Rappresentati visivamente attraverso costumi rurali e di fantasia i personaggi si incontrano nel surreale paessaggio costruito dalla cantautrice, un luogo ipotetico dove il suo di corpo si connette finalmente con la sua anima.

a cura di
Staff

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