I costumi delle “meraviglie”

I costumi delle “meraviglie”
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Le atmosfere idilliache e colorate dei film d’animazione della Disney hanno accompagnato bambini e bambine nell’incantevole mondo della fantasia, dando loro il biglietto d’accesso per entrare nel mondo dell’immaginazione. Non è dello stesso parere Tim Burton, il famoso regista statunitense, che con maestria e ingegno, è diventato il poliedrico creatore di film di fama mondiale. Un esempio, tra le sue creature ben note, è stato il film del 2010, Alice in Wonderland.

Noto per le sue atmosfere cupe, al limite del grottesco e dell’inverosimile, il regista dell’horror ha deciso di reinterpretare, in un live action dark, la storia di Alice nel Paese delle Meraviglie. Dalla penna di Lewis Carroll, autore della storia originale, Burton ha scombinato le regole dell’animazione, contribuendo ad abbassare i toni accesi dei colori presenti nel cartone omonimo del 1951.

La trama della pellicola di Burton segue la vicenda di Alice Kinglseigh, interpretata da Mia Wasikowska, in una Londra di fine ‘800, che viene catapultata in un mondo fantastico e surreale dopo essere caduta nella tana di un coniglio bianco col panciotto.

Una strana e irreale opportunità per sfuggire da un indesiderato matrimonio combinato e dall’asfissiante monotonia della realtà in cui vive. Alice vivrà un’incredibile avventura nel Paese delle Meraviglie, in un susseguirsi di incontri con personaggi bizzarri, come l’inseparabile Cappellaio Matto e la perfida Regina Rossa. Crescendo e rimpicciolendosi in un vortice di situazioni sopra le righe, Alice conoscerà i valori dell’amicizia, della lealtà e del coraggio. Una volta risalita nel mondo da dove proviene, saprà con certezza che non sempre le cose possono apparire per quello che realmente sono se, ogni tanto, non usiamo un po’ di immaginazione

Il cinema, dall’ingegno secondo Tim Burton

Un film epico vincitore di due Oscar, uno per i costumi e uno per la sceneggiatura, ha permesso a volti ben noti nell’universo di Tim Burton come Johnny Depp e Helena Bonham Carter di essere integrati in un nuovo grande progetto. Il capolavoro ha permesso di coinvolgere un’ampia cerchia di pubblico, sbilanciando completamente la storia della piccola Alice, ambientata in una Wonderland decisamente diversa da quella descritta da Carroll nel suo romanzo del 1865. Il successo suscitato nel pubblico, e i pareri discordanti, hanno spinto Burton a voler ritentare la sfida realizzando, nel 2016, un sequel Alice attraverso lo specchio.

Tim Burton & Johnny Depp
Fonte: Pinterest

L’ampio impiego del CGI e del motion capture hanno contribuito a far cadere tutti gli spettatori nella tana del coniglio insieme ad Alice, percorrendo foreste di funghi giganti nella disperata ricerca di una via di fuga.

Colleen Atwood: “burtonizzare” i costumi

Lo straordinario viaggio di Alice è segnato da cambiamenti repentini, nei quali è il guardaroba a dettare legge. L’Oscar per i migliori costumi è stato assegnato al grande e minuzioso lavoro compiuto dalla costumista, due volte vincitrice dei premi oscar per i film Chicago e Memorie di una Geisha, Colleen Atwood. Un’Alice che si rispetti per un live action della stessa importanza, non doveva deludere le aspettative del pubblico, preziosamente legato al film d’animazione originale.

Colleen, dunque, è riuscita a combinare il mondo favolistico del cartone con quei precisi dettami stilistici che non abbandonano mai l’immaginario firmato Tim Burton con cui collabora da più di quindici anni. Colleen è stata in grado di conoscere il trucco preciso che le ha permesso di concretizzare in stoffa, le strampalate, ma geniali, idee del collega. Alcuni dettagli, come le trame a righe orizzontali bianche e nere e i persistenti rimandi ad epoche passante, proprie della regia di Tim, confluiscono qui, in una carrellata di cambi look nella quale la povera Alice sarà l’unica a subirne le conseguenze. 

Colleen Atwood
Fonte: Pinterest

Per la realizzazione dei suoi costumi di scena, Colleen Atwood ha deciso di iniziare traendo ispirazione dalle illustrazioni che il pittore britannico John Tenniel, realizzò per i due romanzi di Lewis Carroll. Voleva essere in grado di tramutare in realtà quegli schizzi, in maniera tale da portare sul grande schermo la personificazione della protagonista delle storie dell’autore.

Per la rubrica, “Moda in proiezione”, esploreremo, di seguito, l’intricato labirinto del guardaroba creato da Colleen, cercando di conoscere quali sono le curiosità e le scelte che si celano dietro agli abiti indossati dagli abitanti del Paese delle Meraviglie.

La prima Alice

Le primissime illustrazioni di Alice realizzate da Tenniel erano in bianco e nero, di conseguenza non si aveva un preciso riferimento ai colori con cui la fanciulla era rappresentata. Nel 1889, Carroll scrisse e pubblicò The Nursery Alice. Si trattava di una versione breve del suo romanzo, in maniera tale che anche i bambini più piccoli di 5 anni potessero conoscere la sua storia. Per le illustrazioni di questa versione, venne offerto, nuovamente, a John Tenniel il compito di accompagnare il libricino con i suoi fantastici disegni.

Illustrazione di John Tenniell
Fonte: Pinterest

Per la prima volta, si ebbe un riferimento visivo e cromatico di come Alice doveva apparire realmente. La versione di Tenniel la mostrava come una bambina di 5 o 6 anni, dai folti capelli biondi legati da un fiocco posto sul retro della testa. Vestiva un abito giallo brillante, e non azzurro, contraddistinto da rifiniture blu, un grembiulino bianco, calze blu e un paio di Mary Jane nere

Alice nel Paese delle Meraviglie

L’immagine di Alice in abito giallo sarà soppiantata dalla versione cinematografica di Walt Disney del 1951. Alice, in questo cartone d’animazione, è più grande rispetto a quella descritta nei romanzi: ha 10 anni e il disegno del suo personaggio, realizzato per opera della disegnatrice Mary Blair, ricalca fedelmente quella illustrata da Tenniel anni prima.

Le uniche differenze si evincono dalla scelta di cambiare il colore del vestito da giallo a turchese, il pinafore rimane di colore bianco così come i collant. Restano anche le scarpe Mary Jane nere e, sui capelli, indossa un cerchietto con fiocco di colore nero. Questa diventerà, a tutti gli effetti, nel corso degli anni, la rappresentazione ufficiale di Alice, riconosciuta e ampiamente riadattata in altre opere cinematografiche.

L’abito turchese

La Alice di Colleen per il film di Burton scardina qualsiasi regola convenzionale con l’immagine dell’innocente bambina delle fiabe. Nella prima sequenza del film, quando Alice ha gli incubi e si ritrova nel bizzarro mondo delle Meraviglie, appare esattamente come la classica Alice che conosciamo tutti, con grembiulino e vestito azzurro. Trascorsi tredici anni dall’ultimo brutto sogno, ritroviamo un Alice diciannovenne ad una festa in una lontana villa di campagna, promessa sposa, per volere della madre, a un lord. 

Per l’occasione, Alice veste un lungo abito dal taglio vittoriano di un delicato azzurro, chiaro riferimento voluto da Colleen al colore caratteristico della versione originale di Alice. Le maniche corte a sbuffo sono costituite da tre strati di tulle point d’esprit, con bordature azzurre. Le mani sono chiuse da delicati guanti di tessuto a strisce, ciascuno con tre bottoni sul lato.

14 bottoni percorrono la parte alta del vestito in taffetà di seta blu, sormontato da un leggero tessuto trasparente in organza di seta grigio/azzurro che scende fino alla gonna. Lo scollo è caratterizzato da una bordatura in pizzo bianco, attraversato da un nastrino nero. Le scarpe sono provviste di ghette e la sottoveste che si riesce a intravedere quando Alice corre è contraddistinta da una trama a strisce bianche e nere.

La gonna è arruffata nella metà inferiore, confluendo in graziosi ricami neri sull’orlo, in cui si possono attentamente notare delle raffigurazioni stilizzate di alcuni animali del bosco, come cerbiatti e conigli. Scelta, questa, effettuata per preannunciare la scena seguente, nella quale Alice inseguirà il Bianconiglio fino alla sua improvvisa caduta nella tana. 

Fonte: Pinterest
L’abito “sottoveste”

Per sottolineare il temperamento ribelle e libero della ragazza, Colleen decise di non voler mai aggiungere corsetti o sottogonne rigide, come invece notiamo nei costumi della madre e delle altre invitate alla festa. La scelta vuole indurre a dipingere la protagonista come una ragazza estranea alla realtà e alle rigide regole di abbigliamento imposte dall’epoca in cui vive.

Nel corso del film, tra una tortina “Eat Me” e una fialetta “Drink Me”, Alice subirà costantemente un ridimensionamento del corpo, ingrandendosi e rimpicciolendosi a dismisura. Gli abiti e i vestiti che Alice indossa durante queste evoluzioni, non si trasformeranno con lei, costringendola, spesso, a fabbricarsi un vestito di fortuna con quello che ha a disposizione. 

Quando Alice cade nella tana del coniglio, si ritrova sul fondo di un’ampia stanza circondata da porte sigillate. L’unica che si apre è decisamente piccola per la sua stazza. Dopo aver bevuto un liquido da una bottiglietta con su scritto “Bevimi”, si rimpicciolisce, liberandosi dal vestito azzurro con il quale è arrivata, diventato troppo grande per poterlo indossare. Per questo motivo, riesce a legarsi la sottoveste, costruendosi un vestito destrutturato, nelle quali sono ben evidenti le strisce verticali del pattern del tessuto.

La parte inferiore del vestito termina con cinque strati di volant, doppiamente bordati di nero. Gli altri due, invece, sono posizionati sullo scollo, apparentemente di tipo americano. In seguito all’attacco del Grafobrancio, l’abito diventerà a monospalla, in quanto una delle due spalline verrà prontamente strappata per fasciare e comprimere la ferita subita. 

Fonte: Pinterest
Il vestito col fiore

Sfuggendo dall’animale, Alice si imbatte nello Stregatto che la conduce verso la tavola imbandita per il tè dal Cappellaio Matto e dal Leprotto Marzolino. Poco prima che sopraggiunga il Fante di Cuori, mandato dalla Regina Rossa per catturare Alice, il Cappellaio riesce a nasconderla nella sua teiera, rimpicciolendola di taglia. Per ovviare alla questione abito, il Cappellaio ne realizza uno in fretta e furia e lo porge alla giovane, prima di lanciarla via sul suo cappello.

L’abito smanicato ripropone le medesime nuance degli abiti precedenti, il blu e il nero. Lo strato esterno, più leggero e trasparente in point d’esprit, è orlato in pizzo nero, ripreso anche sulla bordatura alta dell’abito. La parte superiore del petto sembra essere costituita dall’intreccio di un lungo nastro di tessuto azzurro dalle rifiniture nere. Questo è riutilizzato anche nella benda sul braccio destro e sulle calzature, un paio di ballerine, legate alle caviglie con un fiocco. Una parte del tessuto, inoltre, è stata raccolta per formare un grande fiore, le cui estremità sono lasciate pendere in basso. 

Fonte: Pinterest
Puntare al cuore

Nel castello della Regina Rossa, Alice è intenzionata a salvare la vita al Cappellaio, catturato dai servitori della Regina. Dopo aver mangiato un pezzetto del tortino che fa crescere, Alice aumenta diventando grandissima. Appellandosi, ingegnosamente, al suo difetto di essere troppo alta, entra nelle grazie della Regina Rossa che la ospita alla sua corte.

Il tempo necessario per ambientarsi e salvare il Cappellaio, permette ad Alice di confondersi tra i buffi personaggi che fanno compagnia a sua maestà, vestendo un abito, la cui tavolozza cromatica rimanda esattamente a quella della Regina di Cuori.

L’abito rosso

L’abito asimmetrico che le viene fatto indossare è composto da un corpetto bianco dalle rifiniture rosse a volant sulla bordatura superiore. Uno strato di chiffon gessato di colore bianco, che circonda la gonna, presenta una serie di strisce longitudinali di colore nero, sulle quali sono stati cuciti piccoli fiori bianchi. Lo strato di chiffon, inoltre, è stato decorato anche da piccoli cuori neri glitterati appiccicati sopra.

Questo tessuto confluisce sul bordo da dei volant mentre viene drappeggiato in senso diagonale, unendo la spalla sinistra al fianco destro della gonna. Lo strato posto nella parte inferiore, invece, pende lungo il basso, aprendosi sul davanti, lasciando mostrare la gonna sottostante. Un cordoncino rosso con piccole nappe all’estremità è legato attorno alla vita sul davanti. Lo stesso cordoncino viene ripreso, poi, anche nel laccio delle scarpe nere. La ferita sul braccio destro, infine, è stretta in un pezzo di chiffon nero dalle rifiniture rosse

La gonna è l’unica eccezione, tra i costumi di scena di Alice, che presenta una piccola struttura rigida satinata di colore nero che contribuisce a infonderle la classica ampiezza. Viene composta da sei strati di tulle: tre sono rossi e scendono a cascata, fondendosi con gli altri tre, di colore nero, nella parte finale, conferendole, così, una forma assai vaporosa.

Fonte: Pinterest
La Regina Rossa & la Regina Bianca

Per la realizzazione degli abiti delle due Regine iconiche del Paese delle Meraviglie, Colleen ha attinto a un grande stilista dei nostri tempi, Christian Dior. L’abito con sopragonna damascato in oro, rosso e nero e gonna svasata cosparsa di cuori della Regina Rossa, è completo di bustino e crinolina. In questo modo, bilanciando i noti riferimenti stilistici del passato con quelli moderni. Uno degli abiti della collezione couture Spring del 2009 di John Galliano per Dior è stato la base di partenza per la realizzazione dell’abito di corte.

Un divertente aneddoto, racconta di come Tim Burton e Colleen avessero fatto uno schizzo su come sarebbe dovuta apparire la Regina Rossa e, una volta confrontati i due disegni, si accorsero che erano molto simili tra loro. Questo permise di sottolineare l’incredibile intesa lavorativa che i due avevano sul set e di come Burton avesse fatto centro a scegliere Colleen. La costruzione del vestito della Regina Rossa fu davvero difficile: per ovviare all’enormità della testa ed evidenziarla allo stesso tempo, si decise di optare per un colletto, simile a una gorgiera a punta, che contribuisse a contenerne la stazza. 

Da sinistra, schizzo di Tim Burton; schizzo di Colleen Atwood; abito Couture Spring del 2009 e infine Helena Bonham Carter
Fonte: Pinterest

La Regina Bianca di Anne Hathaway, invece, è completamente diversa. La pallida immagine che trasuda dal biancore dell’abito svasato dal taglio principesco, dai capelli bianchissimi e dalla pelle chiara è contrastata dal tocco “burtoniano” del trucco deciso degli occhi e delle labbra scure. La grazia dei movimenti e lo stile immacolato che la contraddistinguono sono un chiaro riferimento alla moda stile anni’ 50 delle donne protagoniste del film The Stepword Wives del 2004

Il Cappellaio Matto

L’iconico personaggio del Cappellaio Matto interpretato da Johnny Depp non ha eguali. La folta chioma arancione è entrata nell’immaginario collettivo e non ne è più uscita. Un’attenta analisi del guardaroba del Cappellaio mostra una ricca quantità di dettagli, ognuno dei quali ci racconta qualcosa a proposito del personaggio che li veste. Il cappotto, per esempio, è stato realizzato sovrapponendo più di tre strati di seta trasparente, bruciata, in seguito, per conferirgli l’aspetto di un capo usurato dal tempo.

La divertente cravatta legata al collo è influenzata dall’umore del Cappellaio: quando è contento, la cravatta è colorata e alta, per abbassarsi e perdere colore nelle scene più tristi. Il cappotto è provvisto di molte tasche, utili per inserivi un set di forbici da sarto, dei nastri e una tracolla fatta di bobine di fili colorati, pronti per essere utilizzati all’occorrenza. I calzini sono spaiati, le scarpe consumate e per evidenziare come il Cappellaio si sia fabbricato gli indumenti da solo, il gilet sottostante è costituito da tanti pezzi di stoffa cuciti insieme a formare una sorta di trama patchwork.

Il cappello a cilindro presenta una fascia color salmone attorno alla cupola che cade sul retro, con il cartellino col prezzo di 10/6 ancora presente. I vestiti del Cappellaio permettono allo spettatore di poter cogliere le diverse sfaccettature della personalità di questo strambo personaggio, poiché anche gli indumenti seguono le emozioni del loro “manichino vivente”, raccontando una profonda storia non verbale.

Fonte: Pinterest
Risalire nella realtà

Colleen Atwood ha dimostrato di meritarsi quell’Oscar. A pensarci bene, lo si può evincere dagli incredibili costumi che è riuscita sapientemente a fabbricare. Gli abiti indossati dagli attori, qui descritti, come anche l’armatura che Alice veste nella battaglia finale contro il Ciciarampa o i mini smoking delle rane al servizio della Regina Rossa, possono parlare da soli.

Un film dal grande impatto visivo, in perfetto stile Tim Burton, non poteva non avere costumi di scena decisamente wow! L’intenzione di Colleen era quella di evitare di rendere gli abiti troppo carnevaleschi, ma semplicemente affidare a ogni personaggio la sua divisa di rappresentanza e concretizzare, il più fedelmente possibile, l’incredibile storia di Carroll.

Si sa, la storia di Alice nel Paese delle Meraviglie non è solo un viaggio visivo, ma anche introspettivo. La cura e l’attenzione di Burton permettono allo spettatore di seguire Alice nella sua crescita, da innocente bambina, terrorizzata dall’ignoto, a donna matura, tenace e determinata.

Un susseguirsi di significati nascosti, atti ad arrovellare il cervello anche al più esperto, permettono di avere uno spettro visivo completo formato dai costumi. Sappiamo tutti quanti che basta un pizzico di immaginazione per poter colorare di vivacità e pazzia la nostra vita. Dopotutto, come disse un vecchio caro amico “Tutti i migliori sono matti!

a cura di
Michele Rigo

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