Joe Satriani, il re della chitarra, torna in Italia con una manciata di date del suo Earth Tour. E cosi per una volta, rockers e metallari anni ’80, ’90 invadono i prestigiosi teatri scelti come venue dal leggendario artista nato nel 1956 a Long Island, ma di origini chiaramente italiane (i nonni paterni erano di Piacenza e quelli materni di Bari)
Influenzato dalla passione per Jimy Hendrix, il giovane Joe impara a suonare la chitarra da autodidatta ed inizia la sua intensa attività a partire dal 1978, dando il via ad una carriera costellata da prestigiose collaborazioni, da milioni di dischi venduti e da ben 15 nomination ai Grammy Hawards.
Un concerto chiaramente tutto strumentale dove la chitarra elettrica è la protagonista. Assoli pazzeschi in primo piano e alto volume altissimo caratterizzano tutta la durata della performance senza mai cedere a momenti di calo. Il palco suddiviso con le energie di Bryan Beller al basso, Rai Thistlethwayte alle tastiere e infine il carismatico Kenny Aronoff alla batteria.
Tutto molto tirato, un equilibrio misurato, quasi scientifico tra hard rock, progressive, a tratti addirittura heavy metal il concerto non delude le aspettative. Mai un eccesso da una parte o dall’altra. Una tecnica esagerata quella di Satriani, nel gestire le corde della chitarra che si piegano e diventano note sotto la velocità delle dita di uno dei chitarristi più bravi a livello mondiale.
In un mondo dove l’apparenza sembra conti più della sostanza, è rigenerante assistere ad un concerto come questo dove la musica nuda e cruda riesce a dare emozioni. Anche se può sembrare contronatura vedere persone con chiodo e jeans lacerati occupare comode poltrone di velluto rosso di un prestigioso teatro. È proprio il caso di dire niente fumo e tanto, tanto arrosto.
a cura e foto di
Moris Dallini
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