Controcritica alla critica musicale
Spesso si sentono lamentele, provenienti sia dal pubblico che da parte dagli artisti, riguardo la qualità del giornalismo musicale contemporaneo. Le interviste sono diventano sempre più frivole, le recensioni sono sempre e solo positive oppure ridotte a delle mere parafrasi dei comunicati stampa. Raccontiamo dunque il mondo della critica visto con gli occhi di chi ne fa parte
Andiamo a vedere chi sono i protagonisti della critica musicale di oggi per tentare di eliminare tutti gli stereotipi demonizzanti che ruotano attorno alla loro immagine. Partiamo dalla descrizione dell’idealtipo di critico del 2022. Prima di tutto, è necessario specificare che per aprire un giornale online solo un componente della redazione, solitamente il direttore, deve essere necessariamente iscritto all’Ordine. Quindi, nella maggior parte dei casi, non si tratta di una persona che ha un titolo di studio in questo settore o in campo musicale, ma di autori con bagagli culturali diversificati.
Fin qui nessun problema, un bravo scrittore non deve per forza avere una cultura accademica alle spalle, anzi, in questo modo si ha un tipo di critica molto varia e lo stesso lavoro può essere analizzato da punti di vista completamente diversi in base a chi ne parla.
Gli articoli vengono pagati?
Un giornale può sostenersi economicamente tramite gli abbonamenti, i fondi pubblici o tramite la pubblicità (se si tratta di un sito). La prima opzione non è assolutamente valutabile per una piccola testata: in pochissimi ancora leggono i magazine e solo una piccola parte di essi è disposta a pagare per usufruirne. Legalmente, gli artisti non possono pagare direttamente gli autori. Le istituzioni italiane sono parecchio tirchie nei confronti della stampa in generale. Se pensiamo che nel nostro Paese la maggior parte dei musicisti e dei lavoratori del mondo dello spettacolo (si è visto durante il periodo pandemico) non vengono riconosciuti come figure professionali, è facilmente intuibile quanto il giornalismo musicale possa essere considerato a livello economico. Tolte rare eccezioni, in Italia la maggior parte delle testate non riesce a sostenersi e retribuire i propri collaboratori, la maggior parte di essi lavora a titolo gratuito.
Si tratta di persone mosse unicamente dalla passione per la musica e per la scrittura. Sì, scelgono di prendere questo impegno in maniera consapevole, ma non per questo può esserci la pretesa che siano invogliati sempre e comunque agli stessi livelli di chi ha una certezza economica alle spalle. Una persona che ha un lavoro parallelo non può avere le stesse energie di chi “vive di scrittura”. Lo staff può, deve valutare le competenze di un redattore, ma non retribuendolo, a livello pratico, è indotto a prendere il maggior numero di collaboratori e a non avanzare eccessive pretese riguardo il suo livello di preparazione.
Troppi complimenti
Sempre per lo stesso motivo, nella maggior parte dei casi, chi si occupa della selezione dei comunicati stampa da proporre ai giornalisti dà un’ampia scelta a quest’ultimi e garantisce loro la possibilità di poter proporre degli artisti e i loro rispettivi brani. Il numero di musicisti che, soprattutto nell’ultimo decennio, ogni settimana richiede dei contenuti è nettamente superiore rispetto agli spazi che effettivamente i media possono offrire, perciò si prediligono i materiali che si ritengono qualitativamente migliori. Il perbenismo dilagante nel mondo musicale si ricollega al problema precedente: se non fosse così difficile mantenere economicamente una testata, gli artisti avrebbero maggiori possibilità di essere recensiti sia positivamente, sia negativamente.
Il ruolo dei social
Per quanto riguarda soprattutto i giornali online, i lettori hanno un ruolo cruciale nel rendere il sito appetibile ad eventuali inserzionisti. La popolarità è fondamentale per la stampa e lo scrittore di articoli ha bisogno di continui feedback esterni per lavorare al meglio. La maggior degli utenti si limita a leggere la didascalia sui social e a scrivere se concorda o meno con quanto scritto. Gran parte dei commenti si riduce agli aggettivi “bello” e “brutto”. Difficilmente viene giudicata la qualità della scrittura di un articolo o, se viene fatto, la valutazione è strettamente correlata alle posizioni sul tema trattato.
Il lettore medio vuole solo capire da che parte sta il giornalista, se “il disco ti è piaciuto o no?”, se “l’artista è un genio o è un cretino?”. Di conseguenza, il redattore è indotto a limitare la propria scrittura a semplici insulti camuffati o complimenti, oppure a non esporsi eccessivamente. Non è indispensabile che un articolo faccia trapelare il punto di vista di un autore, anche una recensione può essere imparziale. Il livello di profondità di un’analisi di un album, la ricerca di informazioni inedite su un artista o le capacità linguistiche del redattore, sono elementi completamente ignorati.
I siti online, che hanno sostituito nel corso degli anni le riviste cartacee e le fanzine self made, oggi vengono ripagate con la stessa moneta. La scrittura cede sempre di più il passo ai contenuti multimediali. Influencer, streamers e youtubers si fanno sempre più spazio nel settore musicale. Si spera almeno che le capacità retoriche e di intrattenimento di queste figure sappiano recuperare il senso critico del pubblico.
a cura di
Lucia Tamburello
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