Van Gogh, la mostra a Roma che celebra l’uomo e l’artista
Palazzo Bonaparte ospita, dall’8 ottobre 2022 al 23 marzo 2023, un’esposizione di 50 opere realizzate dal pittore olandese
Una serie sconvolgente di capolavori, provenienti dal prestigioso museo Kröller-Müller di Otterlo, sono esposte a Roma. Alla vigilia dei 170 anni dalla nascita di Vincent Van Gogh, un percorso espositivo punta l’obiettivo sulla vita e le opere dell’artista olandese che fanno parte di una preziosa collezione.
Una selezione importante di opere documenta l’intero percorso di Van Gogh, a partire dall’appassionato rapporto con i paesaggi scuri della prima giovinezza, quando si dedica allo studio sacrale del lavoro della terra, tra l’espressività dei volti e gli atteggiamenti dei contadini nelle loro fatiche. I colori accesi e caldi del soggiorno parigino, l’immersione nella luce nel giardino dell’ospedale di Saint-Rémy e la disperazione di un vecchio, raccontano la vita di un uomo e di un genio ormai immortale.
La collezione è costruita con passione da Helene Kröller-Müller, che ha riconosciuto in Van Gogh lo stesso tormento che la pervadeva, comprendendo un senso di modernità rivoluzionario nelle opere del pittore olandese. Nel 1908 ha acquistato il primo dipinto di Van Gogh, poi altri tre nei mesi seguenti e poi altri ancora, fino a costituire la collezione di opere del pittore olandese più importante al mondo, seconda solo al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Le campagne olandesi e l’amore per Sien
L’attività artistica di Van Gogh si svolge in un breve periodo dal 1881 al 1890. Figlio di un pastore protestante, a dominare la sua pittura è l’amore per la terra e per l’attività di esseri umani impegnati in un duro lavoro nelle campagne. Contadini, tessitori e donne impiegate faticosamente nel lavoro dei campi, Vincent si sente parte di un mondo che vive nella sua totalità. Alla fine del 1882 incontra per strada una donna, una prostituta, Clasina Christien Maria Hoornik, incinta e madre di una bambina di cinque anni.
Sien, rinominata così dall’artista, diventa la sua amante e la sua modella, suscitando una forte disapprovazione dei parenti e degli amici di Vincent. Nel 1883, dopo la nascita del secondo figlio di Sien, il pittore olandese prova a creare una famiglia con la donna amata ma questo non avverrà mai. Il lavoro di prostituta allontana Vincent che in una lettera al fratello Theo spiega: “Sapevo fin dall’inizio che era una persona persa, ma speravo che potesse ritrovare la sua strada, ora, mi rendo conto che era già troppo tardi perché ci riuscisse”. Pochi anni dopo, nel 1904, Sien si getta nel fiume Schelda a Rotterdam, ponendo fine alla sua vita tragica e profondamente infelice.
“Ciò che cerco di imparare non è disegnare una mano, ma un gesto; non una testa matematicamente esatta, bensì il profondo della sua espressione. Per esempio, lo zappatore che annusa il vento quando alza un attimo il capo o parla. Insomma, la vita.”
Vincent Van Gogh
Il soggiorno a Parigi e l’autoritratto
Nel febbraio del 1886 il pittore si trasferisce in Francia, a Parigi, e individua una moltitudine di possibilità espressive. Vincent assorbe il clima artistico della città francesce e conosce Paul Gauguin, appena tornato dalla Martinica. Si lega ad artisti come Émile Bernard, Toulouse-Lautrec e Louis Anquetin.
In Olanda si concentrava sulle figure umane, usando tecniche semplici: gessetto, matita, penna, alle volte colorati con acquerelli. Il fratello Theo gli suggerisce di utilizzare toni più chiari e luminosi, come quelli degli Impressionisti. Nell’ambito della sua intensa produzione parigina, Van Gogh rappresenta interni di ristoranti, angoli di prato, oggetti e fiori, utilizzando colori accesi e vivi. Un omaggio ai suoi amici impressionisti che amavano rappresentare la vita moderna e gioiosa della mondanità.
Il celebre autoritratto, a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, è realizzato con pennellate spesse e mostra un’insolita fierezza dell’artista olandese che scrive al fratello Theo: “I ritratti dipinti hanno una vita propria che si origina dall’anima del pittore che nessuna macchina può catturare”.
“Non sai quanto sia paralizzante quello sguardo da una tela bianca che dice al pittore: “Non puoi fare niente”. […] Molti pittori hanno paura della tela bianca, ma la tela bianca ha paura del pittore veramente appassionato che osa.”
Vincent Van Gogh
I colori di Arles, il manicomio e la disperazione
Il sud della Francia regala a Van Gogh l’ispirazione tra colori caldi e accesi. Attraverso il colore amplifica i significati della realtà e realizza delle opere ricche di vita, luminose e vivaci. Il pittore olandese sfrutta le atmosfere calde e le suggestioni della terra francese per rinnovarsi, dalle armonie classiche si accosta alle armonie espressive.
Dopo l’episodio del taglio dell’orecchio – avvenuto in preda a un profondo esaurimento nervoso – appena dimesso dall’ospedale, riprende i pennelli in mano e realizza una serie di opere. Dipinge oggetti di uso quotidiano, ritratti, campi di grano e riprende il tema del seminatore. Nel 1889, tra alti e bassi del suo stato psichico, Vincent decide di vivere nel manicomio di Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence e rassicura il fratello Theo sulle sue condizioni: “Lotto con ogni mia energia per padroneggiare il mio lavoro, e mi dico che se vinco sarà il mio miglior parafulmine per la mia malattia”.
Ma, dimesso dal manicomio, una domenica mattina del 27 luglio del 1890, si spara un colpo di pistola al petto in un campo di grano, morendo due giorni dopo in un letto di ospedale, a soli 37 anni. La disperazione dell’artista è racchiusa tutta nella sua opera “Vecchio disperato (Alle porte dell’eternità)”.
La notte stellata
La video installazione nella mostra regala un’immersione nell’atmosfera della celebre notte stellata. Il manto di stelle viene riprodotto con schermi rotondi che si riflettono sulle pareti di specchi. La notte avvolge, il silenzio si trasforma in rumore con un sottofondo notturno, il buio è rotto da scie vorticose. “Notte stellata” del pittore olandese, opera realizzata nel 1889, è una vera e propria icona della pittura occidentale.
“Spesso penso che la notte sia più viva e riccamente colorata del giorno.
E guardare il cielo mi fa sognare.”Vincent Van Gogh
Dopo la morte di Vincent, il fratello Theo, malato e profondamente scosso, si spegne. La fortuna del pittore olandese, che non ha mai avuto durante la sua vita, arriva dopo la sua morte grazie a Johanna Bonger, moglie e vedova di suo fratello Theo. Tra il 1892 e il 1900 la donna coordina circa 20 mostre di opere del pittore nelle città olandesi. Centinaia di quadri, mucchi di disegni appesi alle pareti o sotto i letti della sua casa, di un artista quasi sconosciuto – oltre a pile di lettere – vengono esposti nelle mostre. È l’inizio dell’immensa fortuna di Vincent Van Gogh che diventerà uno degli artisti più amati al mondo.
a cura di
Federico Sozio