Ludovica, il talento e lo studio: il suo non è solo un fenomeno social

Ludovica, il talento e lo studio: il suo non è solo un fenomeno social
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Ludovica Di Donato è una poliedrica attrice romana che da circa due anni ha iniziato un inedito viaggio nell’universo dei social. Tra un’imitazione ed uno sketch, Ludovica, però, continua a portare avanti il suo primo grande amore: la recitazione.

Diciamolo, da due anni a questa parte il mondo non gode di ottima salute. La pandemia ha cambiato la nostra quotidianità mettendo in evidenza le nostre inesorabili debolezze. A nudo in un oceano di incertezze c’è chi ha avuto la voglia e la caparbietà di reinventarsi. Vi è chi ha deciso consapevolmente di destrutturarsi per costruire, pezzo dopo pezzo, una nuova sé. Inedita, diversa ma felice. Una di queste sfumate entità è Ludovica Di Donato, un’attrice romana che ha sfruttato gli strumenti della Generazione Z per mettere al servizio di tutti le proprie capacità artistiche.

Laureata in giurisprudenza, diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Quirino Vittorio Gassman, Ludovica a gennaio 2020 ha aperto un canale Tik Tok, su consiglio dei suoi professori del master in comunicazione digitale, all’interno del quale si dilettava in divertenti Lip Sync della voce di Enrico Brignano.

La viralità dei suoi video le ha permesso di avere un certo seguito e ha, così, puntato sulle sue più grandi passioni: la recitazione e l’insegnamento. Intanto, Ludovica ha iniziato a creare ironici sketch sulla figura della mamma giocando con gli usuali stereotipi che l’hanno da sempre contraddistinta.

L’impegno della protagonista di questa storia, però, si è spinto oltre. Infatti, l’attrice ha cercato, con il tempo, di aiutare gli aspiranti attori ad inseguire i propri sogni tramite la pubblicazione di utili pillole di recitazione sui social. Ha creato, poi, un portale in cui si dedica alla guida completa di corsi per chi desidera approcciarsi al complesso mondo attoriale.

L’intervista

Ludovica è ironica e genuinamente divertente ma confessa che alle spalle di quello che sembra un lavoro leggero ed una semplice risata ci sono anni di studio e sacrificio. Perché sì i social ti fanno diventare una star del click ma se non hai nulla di vero da raccontare il tempo interromperà i giorni di gloria. Così, in un continuo movimento di rigenerazione, Ludovica ora è attrice, ora insegnante ora è una “mamma in vestaglia”. Il filo conduttore, però, della sua versatilità è la costante ricerca di sé ed un’analisi approfondita dell’affascinante universo dell’arte.

Alla redazione di The Soundcheck, Ludovica Di Donato ha raccontato alcuni cenni sul suo passato, sugli inizi di questo lavoro mentre ci confida cosa si auspica per il futuro. Tra teatro, musical ed un video virale la Di Donato, con molta probabilità, vuole continuare a stupire.

Fonte: Facebook
Ciao Ludovica! Intanto grazie mille per aver accettato questo invito e quest’intervista! Sono molto contenta di poter parlare con te soprattutto perché il tuo percorso mi sembra un percorso molto versatile! Sei un’attrice, sei laureata in giurisprudenza, e sei una super star dei social, tu, però, in quali panni ti trovi più a tuo agio?

Ciao grazie mille a voi per avermi invitato! Allora, io devo dire che mi trovo sicuramente bene nei panni di Ludovica che è un po’ la combinazione di tutto questo. Mi piace immaginare il mio lavoro come una sorta di piramide fatta di tasselli che vanno a costruire una struttura unica ossia io. In punta a tale piramide c’è sicuramente il ruolo dell’attrice. Mi identifico, così, prima in attrice e poi in tutto il resto che faccio.

Non perché voglia sminuire gli altri lavori come content creator, insegnante ecc.… ma mi piace pensare che bisogna partire da un punto e quel punto è rappresentato dalla recitazione. È la base essenziale per poter svolgere il resto della mia attività ovvero divertire e insegnare.

Può risultare un’identificazione forzata ma è la tua formazione di attrice che ti ha dato la base per spaziare e addentrarti nell’universo del social.

Forzato no. Scegliere l’attrice come figura di riferimento mi sembra la scelta più coerente con il mio essere. Ho iniziato a recitare da piccolissima anche se il mio è stato un percorso strano e atipico. Io ho studi forensi per altri motivi però se qualcuno mi dovesse chiedere chi sei, io sono Ludovica Di Donato: attrice!

Ma quindi la passione per la recitazione com’è nata? Mi hai citato di come ha iniziato a recitare da piccolissima? È stato tutto spontaneo? Avevi un idolo?

La recitazione c’è da quando sono nata. Però non ho mai detto: “Da grande voglio fare l’attrice!”. Non mi immaginavo attrice in quanto il mio contesto familiare era abbastanza tipico: mio è padre un dottore commercialista mentre mia madre è insegnante. I loro erano dei percorsi canonici rispetto ai quali mi confrontavo, per cui credevo che anche io avrei fatto qualcosa del genere.

Non vedevo il mondo della recitazione come un papabile lavoro. Sapevo che, però, era una cosa naturale e spontanea. Pensa che a quattro anni fingevo di vincere premi che costruivo con i lego oppure mi creavo i microfoni finti. Credo fosse una cosa innata. Forse, proprio durante gli ultimi due anni, ho acquisito una consapevolezza interiore.

Ma questo è il mio lavoro da quando ho 22 anni e che ho portato avanti come doppia vita tra studi di giurisprudenza e accademia teatrale. Grazie anche al lockdown, quindi, sono arrivata alla conclusione di quello che avrebbe potuto essere il mio futuro.

Fonte: Instagram
Ecco, il lockdown ha avuto una parte importante nella tua storia. Ti sei così approcciata al mondo dei social in concomitanza con il confinamento. Ti va di raccontarci qualcosa in più, di come sei giunta a scegliere i social come parte del tuo lavoro?

I social sono arrivati casualmente. Era, appunto, la vigilia del lockdown. Stavo facendo un master di comunicazione digitale e stavo attraversando una crisi esistenziale: sono un’attrice o un avvocato? Durante questo master i professori specializzati in comunicazione proposero a noi alunni di scaricare Tik Tok in quanto piattaforma in ascesa e potenzialmente utile.

Intanto, una mia amica del corso, mi aveva suggerito la stessa cosa consapevole del mio mestiere di attrice e anche della mia personalità. All’inizio, devo essere sincera, ero un po’ restia perché notavo ci fossero i ragazzini con i video di balletti e le challenge virali, ma poi ho dato alla piattaforma una possibilità e l’ho studiata. Ho iniziato a giocare con i Lip Sync e a ricreare le voci, in particolare quelle di Brignano, quelle che poi hanno rappresentato il mio lancio vero e proprio.

Ho notato, infatti, che i followers aumentavano. In più, mi rendevo conto che tanti ragazzi si dilettavano con la recitazione e io, in quanto attrice, ho pensato di creare alcune live dove insegnavo gratuitamente pillole di recitazione. Gli aspiranti hanno iniziato ad interessarsi a lezioni private tenendo conto che io ho da sempre fatto lezione anche prima delle mie esperienze su Instagram e affini.

Da una parte, quindi, ho proseguito con la comicità social, dall’altra ho iniziato a dedicare il mio tempo all’insegnamento. Volevo che la mia voce arrivasse ad un pubblico grande attraverso dei materiali divertenti ma, allo stesso tempo, offrire consigli sul mio campo d’azione ovvero la recitazione, il teatro e le possibilità di stage inerenti.

I tuoi video hanno, infatti, la capacità di mischiare l’ambito educativo e quello più comico e divertente. Dove ritieni riesci ad esprimerti con più facilità, quando insegni o quando imiti?

In realtà una non escluda l’altra. Sono attività complementari. L’attività ludica mi serve per arrivare ad un pubblico vasto. I ragazzi che si approcciano al mestiere hanno bisogno di una sorta di garanzia del mio lavoro. E come se dicessero: “ok mi posso fidare di lei, dei suoi consigli e capisco perché è brava, lo fa di lavoro!”.

Non mi sono svegliata una mattina e ho pensato di fare dei personaggi. È il mio mestiere e lo faccio con cognizione di causa. Le pillole di recitazione vanno a completare il mio ruolo di performer, attrice e comica. Le pillole di recitazione ritengo, quindi, che siano un sigillo di qualità e garanzia.

C’è qualcosa che ha fatto da monito a questa esperienza dell’insegnamento? Mi spiego meglio: si tratta di motivazioni esterne ovvero hai compreso che è un percorso che in qualche modo funziona e l’hai intrapreso per pure motivazioni interne, per rispondere ad un bisogno di dare consigli agli aspiranti attori?

Si tratta di un mix tra entrambe le cose. Venivo da anni di insegnamento a Roma e mi ero interfacciata con diversi ragazzi. Avevo capito di riuscire a tradurre ciò che sembra scontato per riportarlo a chi non era del mestiere e che riteneva un determinato concetto recitativo come difficile da assorbire.

Mi sono resa conta di essere capace di rendere fruibile anche le nozioni a loro più lontane. Quando c’è stato il lockdown ho voluto continuare una cosa che già facevo e porre in essere un’attività che mi potesse dare anche un riscontro economico.

La verità è che mi piace comunicare in tutte le sue sfaccettature. Ed è per questo che mi piacciono le varie sfumature dei social. Mi piacciono le pillole di recitazione, mi piacciono le storie, gli sketch e rispondere ai commenti anche se non riesco a farlo con tutti! Mi piace condividere e credo di essere una persona generosa.

Non sono poi gelosa del mio lavoro e di quello che so fare e se riesco ad arrivare a chi ha dei sogni simili ai miei ma non sanno da dove iniziare e sono spaesati, mi piace poterli aiutare. È stato quindi una risposta ad un bisogno lavorativo ma anche comunicativo, di arrivare alle persone.

La pandemia per quanto complessa e difficile sia stata, si è rivelata come un momento di illuminazione per te, sei d’accordo?

Per me il lockdown è stata una rinascita! Venivo da un paio di anni molto duri e complicati per una serie di motivi personali e lavorativi. Quando è iniziato il periodo di chiusura vivevo da sola da appena un anno e chiudere le porte di casa mi ha effettivamente aiutato. “Mi sono distrutta” metaforicamente parlando e ho ricostruito me stessa seguendo i miei desideri esattamente come volevo io. Ho agito e reagito a quello che stava accadendo.

Fonte: Instagram
Ritieni, quindi, che in effetti il periodo di chiusura abbia aiutato a fare spopolare i tuoi video? E se tu non fossi diventata virale cosa avresti fatto?

In realtà, non saprei ma devo dire che non me lo sono mai domandato. Come si dice a teatro, uno dei dogmi più importanti di questa arte è che bisogna stare nel qui ed ora. E io, durante il lockdown, sono stata nel qui e ora. Ho aperto Tik tok, approfondito le sue funzionalità, ho parlato con i ragazzi, ho creato una newsletter e il mio sito. Ho iniziato anche a collaborare con i brand per quanto riguarda le attività di pubblicità.

Non riesco a pensare al se. In realtà non ho tempo di pensarci. Il mio lavoro è un forte dispendio di energie. È una continua capacità di reinventarsi e di creare perché chi ti segue si aspetta da te che tu sia sempre in up. C’è peraltro un’intensa ricerca di contatti che avviene nel dietro le quinte. Non mi interessa perché grazie a Dio sono davvero contenta di ciò che faccio ora.

Perché arrivo a tanta gente e ho l’incredibile occasione di esprimermi sui social come content creator. Tra l’altro c’è chi mi definisce influencer: io onestamente non so se sia vero però accetto anche questa definizione. Sto talmente bene ora che non ho nessun rimpianto. Diversamente da ciò che faccio ora non sarei stata così felice.

Fonte: Facebook
Noto che tra i tuoi video più celebri ci sono quelli riguardanti le imitazioni delle mamme! Ma perché le mamme fanno così ridere? Poi, sono davvero tutte così uguali?

Le mamme fanno ridere perché il fruitore guardando il video ha la possibilità di dire tutte le volte: “sì è vero!”. La comicità funziona quando tu spettatore ti rispecchi in quello che vedi. Le mamme per una serie di motivi sembrano tutte simili. Forse perché la mamma media si aspetta dai figli le stesse cose e si viene a creare una sorta di forma mentis ancestrale che nessuna madre conosce fino a quando non diventa tale.

È divertente quando si viene fatta luce su quegli elementi comuni a tutte le mamme. E queste somiglianze uniscono non solo le figure genitoriali ma anche i figli d’Italia. È la forza del mondo della comicità ma soprattutto la mamma, per altro, è di per sé una figura potente.

Stai pensando di diversificare ancora i tuoi prodotti? Cioè hai pensato a qualche nuovo format per il futuro?

Si certo bisogna sempre aggiornarsi! Perché un format che funziona e che fa ridere funzionerà sicuramente anche più avanti. Ma ha comunque una sua curva che si può consumare con il tempo. Bisogna stare sempre sul pezzo e creerò sicuramente qualcosa che sia godibile e divertente.La verità è che i nuovi format vanno a dimostrare quando dietro c’è una formazione che ti permette di realizzare un buon lavoro oppure quando invece si tratta di personaggi che si svegliano la mattina e si affidano ai trend del momento senza niente da dire.

Se alla base c’è, però, del talento e i social in quanto lente d’ingrandimento lo portano a galla facendolo risaltare, questo va benissimo. Anzi ben venga! Ma se ci si butta nella casualità delle tendenze senza una vera e propria costruzione, il tempo decreterà ciò che è valido e ciò che non lo è. Il pubblico, quindi, ha bisogno di essere sempre stimolato con cose nuove. Per questo sto lavorando a nuovi prodotti.

Ludovica, ma quanta romanità c’è nei tuoi prodotti? Nei tuoi video ci sono molte delle tue origini?

Sì, assolutamente. Bisogna partire da un punto con cui si ha familiarità e sicuramente le mie origini sono qualcosa che conosco. Lo fanno praticamente tutti i comici, perfino gli stessi Proietti e Sordi. Le nostre radici romane sono così profonde che è un dispiacere non portarle con sé e per giunta sono divertenti.

Ma bisogna anche saper diversificare e lo dico soprattutto da insegnante e attrice. Sul mio canale ci sono tanti prodotti in cui parlo in italiano e recito Dante. Si è vero che arrivano di meno rispetto ai video divertenti perché il pubblico preferisce farsi due risate. Ma il professionista deve fare entrambe le cose: sia la mamma in vestaglia che recitare Dante

Mi piacerebbe poter parlare della tua recentissima esperienza al teatro Brancaccio con il musical “Tutti parlano di Jamie”. Com’è stato recitare in un musical e spostarti dalla tua comfort zone? Quali e se ci sono state delle difficoltà rispetto al teatro a cui tu sei più abituata ovvero quello di prosa?

Si è vero sono uscita un po’ dalla mia zona di comfort. Ho debuttato qualche anno fa al teatro Sistina con Michele La Ginestra. Però eravamo quattro performer che facevano da contorno a Michele che presentava in un One Man Show. Il ruolo in “Jamie” è stato il primo in assoluto in un musical dove dovevo cantare, ballare e recitare. Dopo aver vinto il provino, quindi all’inizio, ero incosciente.

Ero contenta di poter collaborare con Giancarlo Commare che è un attore che stimo molto. Ero felice ed inconsapevole ma, appena mi sono approcciata al lavoro, ho dovuto imparare la parola in maniera diversa rispetto alla prosa. Il musical si basa sulla musica e la danza e la recitazione ha una struttura differente rispetto alle mie origini di studio.

Grazie anche al regista Piero Di Blaso il quale mi suggerì, durante una prova, alcune note di regia, ho capito che avrei potuto portare la mia naturalezza, tipica della prosa, anche a favore del tecnicismo proprio del musical che richiede maggiore ritmo. Ho eseguito, quindi, una sorta di crasi tra tecnicismi del musical e la naturalezza della prosa ed è venuto fuori il giusto risultato. Il personaggio, poi, era divertente e forte e piaceva ai ragazzi, oltre che essere molto importante per Jamie.

Fonte: Facebook
La storia del musical riguarda l’abbattimento dei pregiudizi e un percorso di affermazione di sé, hai mai dovuto affrontare, come Jamie, pregiudizi rispetto al percorso che avevi scelto o hai subito le pressioni sociali di un lavoro standard?

Sì ogni tanto. Mi è stato talvolta detto: “che bello sei un’attrice, ma come lavoro cosa fai?”. Comunque, è un eco che chi fa questo di mestiere si sente dire spesso. Però, al di là di questo, devo confessare che la prima a mettere i bastoni tra le ruote sono stata io stessa.

I miei genitori mi hanno sempre sostenuta con la sola clausola di laurearmi. Cosa che mi è servita sotto molti punti di vista. Ero più io che mi castravo perché non riuscivo a vederlo un lavoro. La mia crisi sul futuro è iniziata dopo l’Università. Durante gli studi facevo l’attrice, andavo in tournée ma contemporaneamente pensavo a costruire qualcosa di concreto con lo studio.

Volevo essere con i piedi per terra. Dopo la laurea ho pensato: “e adesso che faccio? Solo l’attrice?”. Per me, all’inizio, voleva dire fare nulla. Ma sono maturata, grazie a Dio, come attrice, lavoratrice ed imprenditrice e adesso sono più sicura delle mie capacità. In verità, mi sono rivista nel personaggio di Jamie più per quanto riguarda le difficoltà scolastiche. Le mie scuole, infatti, sono state, per così dire, complesse.

Cosa ti senti di consigliare a chi invece desidera sbarcare nel mondo dei social che pare essere un mondo in cui puoi sfondare anche senza avere particolari talenti?

Il consiglio che do per quanto riguarda la parte social è essere sé stessi. Sui social tutti fanno tutto, è necessario, allora, trovare il vero motivo di esistenza. Perché devo mettere qualcosa sui social? Solo per popolarità e soldi? Bisogna accettare che non tutti possono funzionare sui social. Questo perché il social richiede un’attitudine e delle particolarità che non tutti hanno. Non so disegnare e non posso essere pittrice.

Per la parte artistica manca quella consapevolezza che ti fa riconoscere che non si può essere bravi in tutto. Bisogna domandarsi se lo si può fare, cosa vuoi dire e cosa vuoi comunicare al tuo eventuale pubblico. Perché un utente medio deve rimanere nel tuo profilo? Individua di cosa vuoi parlare e fallo in maniera originale ed essendo te stesso. Bisogna parlare autenticamente al pubblico.

E a chi desidera approcciarsi al mondo del teatro?

Il consiglio che do, invece, a chi si vuole approcciare al teatro è avere sempre un piano B. Non è semplice raggiungere un determinato livello anche dal punto di vista economico. Ci sono tanti attori bravissimi ma che fanno anche altro tipo: insegnare, scrivere e magari anche in ambito artistico. Non è una vita facile. Lo dico sempre ai più giovani come sorella maggiore.

Molti giovani, lo vedo poi dalle domande che mi fanno, aspirano a diventare famosi come gli attori di Netflix. Il mondo della recitazione, però, richiede di sognare ma con i piedi per terra. Sognare fino in fondo è necessario ma è importante continuare a studiare e leggere. Sviluppare immaginazione e creatività tramite gavetta e studio sono la chiave per poter svolgere un buon lavoro.

Il talento va nutrito con l’apprendimento quotidiano e si nutre andando a teatro e al cinema. Ma bisogna anche volgere lo sguardo verso il passato ed io spesso mi rivolgo alle interpretazioni della Marchesini o di Proietti, per dirne alcuni. I tempi moderni ci hanno regalato tante personalità ma credo che ripensare al passato possa essere utile anche per il futuro.

Domanda classica, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Tornerò in scena a novembre per la nuova stagione teatrale. Uno degli spettacoli in programma è “Quattro” con Andrea PerrozziKetty Roselli e Alessandro Salvatori. Dovremmo essere nuovamente in scena anche con “Tutti parlano di Jamie”.

Ci sarebbero altri piani di cui non posso parlare perché sono davvero top secret! Ma sono davvero molto contenta che possa uscire un nuovo personale progetto, tra maggio e giugno, rivolto a chi vuole studiare con me. Lo faccio soprattutto perché è un modo per cercare di arrivare a tutti coloro che desiderano imparare il mestiere, perché sono diventati tantissimi. Insomma, si continua a creare.

a cura di
Noemi Didonna

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