Ariaferma: la sottile linea tra prigionia e libertà

Ariaferma: la sottile linea tra prigionia e libertà
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Arriva in streaming su Amazon Prime Video il film Ariaferma (2021) diretto da Leonardo di Costanzo, presentato in concorso all’ultima edizione del Festival di Venezia

Dopo il suo ultimo lungometraggio di finzione “L’Intrusa” (2017), il documentarista Leonardo di Costanzo torna al cinema con una pellicola impegnata in cui si mettono in gioco importanti valori come libertà e umanità nel contesto carcerario italiano.

La trama di Ariaferma

I carcerati di una struttura in fase dismissione devono essere trasferiti in una nuova sede.

Per motivi burocratici e logistici alcuni detenuti devono attendere il proprio trasferimento per un tempo indefinito nel carcere senza alcun attività o visita famigliare consentita.

A controllare il piccolo manipolo di detenuti ci sarà solo qualche agente capeggiati dall’esperta guardia carceraria Gaetano Gargiulo (Toni Servillo).

Una convivenza forzata che costringerà guardie e carcerati a doversi confrontare in una situazione surreale, in cui la rigidità del carcere lascia spazio all’umanità.

Un equilibrio fragile in un clima surreale

Leonardo di Costanzo sin dalle prime inquadrature contrappone l’immensa natura selvaggia immersa nella nebbia dell’esterno, quasi a citare l’inizio del capolavoro “Aguirre Furore di Dio” (1972) di Werner Herzog, con i piccoli spazi delle celle abitate dai carcerati.

Una contrapposizione tra l’aria di libertà che si respira all’esterno e i gelidi, fatiscenti e claustrofobici interni del carcere, un immenso labirinto fatto di torri di controllo, recinzioni e corridoi.

La costrizione in un ambiente claustrofobico di secondini e detenuti e l’attesa infinita del trasferimento permette lo scontro/incontro tra le due fazioni in gioco.

I carcerati riconoscono nella situazione e nella presenza dei pochi secondini una possibilità per distorcere le rigide regole della vita carceraria.

Il detenuto Carmine Lagioia (Silvio Orlando) si farà portavoce del malcontento dei suoi compagni trovando un interlocutore in Gaetano Gargiulo.

Capo responsabile severo e autorevole, ma mai autoritario che comprende la surrealtà della situazione e che, contrariamente ai colleghi, vede anche l’umanità oltre le sbarre.

L’umanità di Gargiulo viene mostrata nel rapporto che si crea con il giovane detenuto Fantaccini.

Incapace di adattarsi alla vita del carcere sarà rincuorato da Gargiulo e Lagioia che assumono il ruolo di due figure paterne che tentano di supportare il ragazzo nel suo inferno personale fatto di continui rimbalzi tra una casa famiglia e l’altra.

Un incontro di diversità

Questi due universi sono inizialmente distanti e inconciliabili per via dei ruoli che entrambi ricoprono dentro la struttura carceraria.

Due istanze sociali contrapposte che condividendo però la medesima sorte si avvicinano sempre di più. facendo cadere le barriere che gli separano sfruttando le regole sempre meno stringenti che la situazione offre, come la possibilità data ai detenuti di cucinare per tutti, sia detenuti che guardie.

Il cibo diventa mezzo di unione tra questi ceti sociali diversi soprattutto quando un blackout costringerà i carcerati ad unire i propri tavoli al centro della sala del carcere a cui si unirà anche Gargiulo per cenare i questa strana atmosfera con i detenuti.

Al buio scompaiono tutte le diversità. Le divise da carcerato e guardia vengono nascoste dal buio rendendoli tutti uguali.

Si crea un clima di convivialità in cui la rigidità del carcere viene cessa.

La formale rigidità della vita carceraria diventa la normalità di una qualsiasi tavola in cui si chiacchiera, ci si apre e ci si racconta agli altri mettendo a nudo la propria umanità.

Purtroppo però la luce ritorna nel carcere rompendo l’incantesimo dell’oscurità, facendo riassumere i ruoli di potere precedentemente avuti.

Leonardo di Costanzo: tra documentario e fiction

Leonardo di Costanzo sfrutta abilmente il claustrofobico spazio dell’ex carcere di Sassari per creare lo scontro tra le due fazioni creando l’azione che genera e fa sviluppare il conflitto.

La macchina da presa raramente si muove negli interni concentrandosi maggiormente sui personaggi passando da campo e controcampo, per mostrare il distacco guardie-carcerati, ai totali per mostrare la momentanea e flebile vicinanza tra i due gruppi.

Uno stile molto vicino al documentario che ben si adatta ad una fotografia naturale dai toni freddi acuiti dai muri bianchi del carcere ed una colonna sonora minimale data da rumori e archi.

Un film dal forte impatto emotivo e umano in cui i personaggi si mostrano allo spettatore nei loro momenti di più alta umanità e fragilità portando lo spettatore ad empatizzare con secondini e carcerati che alla fine non risulteranno così diversi.

a cura di
Alessio Blabi

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