Moschino gioca da sempre: la collezione P-E 2022

Moschino gioca da sempre: la collezione P-E 2022
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Moschino è una marca in cui nel suo DNA non è sicuramente presente la dicitura “serietà”. A parte questo vi parliamo della collezione Primavera-Estate 2022.

Gioiosa, ironica ma anche elegante e sensuale. Questa è la maison che preferisco in assoluto: Moschino.

Il brand nasce da Franco Moschino, nato nel 1950, che esordisce come stilista sotto la guida di Versace. Moschino nasce da subito come un marchio che produce abiti “tra virgolette”, cioè citati, ripresi dallo scibile umano. E chi meglio di Franco? Lui stesso partecipa a questo gioco servendosi degli stereotipi della cultura italiana e facendosi fotografare, per esempio, con pizza, fiasco di vino e corona d’alloro.

Moschino è bravo nel remix: da una parte attinge al sapere stilistico e della storia dell’arte dall’altra ad un insieme di saperi della cultura di massa. Il risultato è un miscuglio comico come lo slogan di una sua campagna pubblicitaria “Can tacky bright chicken?” con la modella che indossa un cappello che ricorda una gallina e lo slogan che rimanda alla sigla della catena di fast-food KFC.

Pacchiano consapevole e ironia verso il fast-food. Moschino quindi mescola. Mescola la pomposità del settecento con il chiodo di pelle. Mescola la Monna Lisa, riducendola ad una “very famous italian signora” con “La Gazzetta dello Sport”.

Grazie al “nuovo” direttore creativo, Jeremy Scott, l’essenza di Moschino è mantenuta. Scott infatti non cambia l’essenza del brand e mantiene le citazioni ad ogni cosa citabile e il polistilismo.

Attenzione a non cadere nell’inganno però, perché l’abito non fa il monaco. Al di sotto delle apparenze vi è una profonda riflessione sul sentimento della società corrente, sulle sue confusioni e desideri. Volete un chiarimento?

Una delle ultime, parecchio discusse, sfilate di Moschino dove si vede tutta la giocosità ma anche la riflessione che si intreccia nella stoffa come un sussurro.

La sfilata di cui sto parlando è quella presentata alla Fashion Week di New York per la collezione Primavera-Estate 2022. Il tema era l’infanzia, un ritorno al mondo degli unicorni, orsetti e bambole. J. Scott riprende pezzi amati da Franco quali il tailleur e ci versa cascate di colori pastello, gioca con il mondo dei bambini.

I capi sono classici (così come le acconciature), ma pieni di giocattoli (letteralmente. Li attacca alla stoffa) e dolcezza. Anche i tessuti ricordano la dolcezza dell’infanzia, molti sono trapuntati e altri con personaggi dei cartoni stampati o cuciti.

Moschino rivede l’infanzia come ad un momento della nostra vita a cui tornare per rivederci, riflettere su noi stessi e ripartire. Guardare al passato per far fronte al futuro, anche attraverso gli abiti.

Significativo è stato il momento in cui la neo mamma Gigi Hadid ha sfilato con in mano un biberon per poi strappargli il beccuccio.

Scott è anche tra i primi a far sfilare Aaron Philip, modella su sedie a rotelle per la sfilata di quest’anno. D’altro siamo stati tutti bambini e bisogna per forza essere in piedi sulle proprie gambe per portare un abito?

Un’altra collezione molto interessante e che mi ha fatto brillare gli occhi è la Primavera-Estate 2020 è la ripresa di quadri di Picasso come il Guernica e la loro modernizzazione sugli abiti. Il tributo sono le storie d’amore che ebbe il pittore con le tante donne della sua vita che si riversano poi, nei quadri. Ma non solo. Jeremy Scott ci vuole far capire che la vita è come opera d’arte, come un palcoscenico. Quindi siate colorati, siate grandi!

Potrei parlarvi anche della collezione Spring 2021 ready-to-wear dove a sfilare sono state delle marionette ma lascio a voi il piacere di scoprire di che si tratta, tanto ormai il gioco è sempre quello.

Moschino è, quindi, una delle marche che preferisco in assoluto per la sua capacità di ridere di sé stessa e del mondo che la circonda. Per le stranezze ed i tessuti. Riflette e ride, ride e riflette.

a cura di
Sara Sattin

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