Sanremo 2021: le pagelle della serata finale

Sanremo 2021: le pagelle della serata finale
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Con un plot-twist inaspettato, a vincere Sanremo 2021 non è la nenia di Ermal Meta (ottimo cantante, ma ha fatto di meglio in passato), non è Fedez in pigiama con Francesca Michelin in versione Cenerentola affiliata alle Bestie di Satana. Non è nemmeno la mia pronosticata Annalisa. A ricevere il premio sono i Maneskin per la loro “Zitti e Buoni”, rock cafone-ma-giusto che probabilmente per la platea sanremese è considerata una novità. E va benissimo così.

Ma i veri eroi siete voi. Voi, che siete riusciti a rimanere svegli o in dormiveglia fino alle 3:00 del mattino, in una edizione maratona di Sanremo che ha del marcio sadismo nei confronti dei telespettatori.

Ma non indugiamo ulteriormente. Ecco a voi le pagelle della serata finale del Festival. E come diceva qualcuno di importante (non ricordo ora con esattezza chi, perdonatemi): gli ultimi saranno i primi. Dunque, partiamo dall’ultimo classificato.

Random – Torno da te

Mi dispiace per il ragazzo, che solo nelle ultime due serate è riuscito a non stonare. Onore anche per non aver utilizzato l’autotune. Canzone comunque scialba, ha il demerito di aver rovinato la costanza di Aiello a fondo classifica e di essersi presentato in finale con giacca sporca di vernice e stelle filanti manco fosse reduce da una serata dilaniante di Carnevale.
Voto: 4/10, sulla fiducia.

Aiello – Sesso e Ibuprofene Ora

Arriva ultimo la prima sera, arriva ultimo alla serata cover. Per colpa di Random si rovina la media e arriva penultimo in finale. Ammirevole tuttavia la costanza. Un po’ meno il centrino stinto della nonna che aveva addosso.
Voto: 10/10 per la costanza e per i meme che ci ha regalato, 3/10 per il mondo reale

Bugo – E invece sì

E invece no. Non basta aver azzeccato la maggior parte delle note proprio la sera della finale. Bugo mio, non te la prendere. Qualcuno starà esultando, ma è solo maleducazione di chi ha brutte intenzioni. La canzone meritava decisamente di più.
Voto: 6/10, il ragazzo si è applicato, nonostante tutto

Gio Evan – Arnica

Si presenta sul palco dell’Ariston di Sanremo come un quasi-noto personaggio abruzzese (Roppoppò), ma senza fisarmonichina (in gergo, dubbotte). È visivamente presentabile: questa, signori miei, la reputo già di per sé una vittoria. Peccato poi abbia “cantato”.
Voto: 8/10 per il costumista, 2/10 per l’irritazione cutanea che m’è venuta

Francesco Renga – Quando trovo te

Francesco Renga nuovo volto di Algida. Ha tirato più stecche lui che l’intera popolazione dopo aver mangiato Magnum alle mandorle. L’imbarazzo regna sovrano.
Voto: cosa c’è da votare, scusate?

Ghemon – Momento perfetto

Delusione. Per il gran finale di Sanremo TeleSpalla Bob ha addirittura sfoggiato una pettinatura da essere umano, il brano è carino, lui canta bene, ha un bel flow. E me lo piazzano al ventunesimo posto. Almeno è sopra Renga, magra consolazione.
Voto: 8/10, tra i migliori del Festival (e il televoto muto)

Coma_cose – Fiamme negli occhi

Gli sguardi terrorizzati della prima serata fanno spazio a complicità e voglia di godersela, nonostante tutto. Non potevano fare di più. Canzoncina orecchiabile, va bene. Ora però ho un solo terrore: che nelle prossime settimane spuntino tantissime persone con quel taglio anni ’80. Se era durato un anno solo, ci sarà un motivo.
Voto: 7/10, onesti, dismessi e cucciolosi

Gaia – Cuore amaro

Dovrebbe denunziare alle autorità competenti la tintoria che le ha riconsegnato il vestito tutto sfilacciato. Atteggiamento da femme fatale, ma l’esibizione è un’Elettra Lamborghini che ci crede ma che non ha lo stesso impatto. Posizione in classifica tutto sommato scontata.
Voto: 4,5/10

Fasma – Parlami

Parlami parlami, parlami…” Fasma, sei sul palco di Sanremo alle 2:00 di notte passate. Non ho voglia di parlarti. Ringrazia il cielo che non voglia parlarti. Tra l’altro risucchio per riprendere fiato più autotune genera un suono simile a quello della turbina di un Boeing di Ryanair.
Voto: 2/10, commissioni Ryanair comprese

Max Gazzé – Il Farmacista

Credevo fosse un travestimento a metà strada tra il Ragionier Filini e Franco Battiato. Invece era Clark Kent. Che si trasforma in Superman che si dimentica come si vola e fa effetto Peter Griffin che si dimentica come ci si siede. Momenti magici, puro trash/cringe/parole-a-caso-di-voi-giovani. Il brano poteva essere un po’ più in alto in classifica, ma a Max non ha mai fregato vincere.
Voto: 7,5/10 più coppa Cobram da ritirare in cassa

Fulminacci – Santa Marinella

Alla fine si ricorda che si può anche sorridere davanti alle telecamere, che è a Sanremo e che alla fine già questo va bene. Tappezzeria di fine anni ’70 al posto della camicia, ci vuole coraggio. Rivalutato dal sottoscritto.
Voto: 6,5/10, diesel

Malika Ayane – Ti piaci così

Malika, ok. Bella voce, tra le più intonate del Festival. Però canzone scialba. Non c’è nulla di male, non c’è nulla di bene. Che dire…
Voto: non lo so, Rick…

Noemi – Glicine

Mi sarei aspettato Noemi in posizioni più alte. Brano non cattivo, lei sicura di sé (ma non arrogante, attenzione), tutto molto classico. Peccato, per una volta che non era vestita col domopak.
Voto: 7,5/10 per incoraggiamento

Lo Stato Sociale – Combat Pop

Solita canzone de Lo Stato Sociale. Ammetto che scenicamente hanno fatto un buon lavoro, nonostante io non perdonerò mai Lodo di essersi vestito stile Kurt Cobain (limite mio personale, lo ammetto). Tra i pochi che lanciano un messaggio a fine esecuzione, ammirevoli. Ma il brano, senza la scena visiva, non ha molto.
Voto: 8/10 sul palco, 5/10 se ascoltati senza supporto visivo

Extraliscio e Davide Toffolo – Bianca Luce Nera

La balera a Sanremo, in mondovisione. Spettacolo puro. Sono stato in tensione per tutto il tempo: ero certo che i bottoni del panciotto di Toffolo sarebbero esplosi da un momento all’altro. Non è accaduto. Sospiro di sollievo.
Voto: 8,5/10, follia geriatrica wins

La Rappresentante Di Lista – Amare

Una meringa gigante fagocita l’intero palco dell’Ariston. Sarà per lo sforzo di dover spostare cotanto peso vestiario che, paradossalmente, l’esibizione nella serata finale è quella meno riuscita. Non è stata una serata pessima, ma di certo ha influito un po’. Ora ho fame.
Voto: 7/10 con complimenti di Iginio Massari

Arisa – Potevi fare di più

E invece no. Arisaraptor, tecnicamente ineccepibile. Non ho paura dei suoi artigli usciti direttamente da Jurassik World: ha portato un brano che risulta a tratti più vecchio di quello di Orietta “Heavy Metal Thunder” Berti. È un miracolo che sia arrivata in decima posizione, soprattutto considerando questo Sanremo.
Voto: 4/10

Orietta Berti – Quando ti sei innamorato

In camerino hanno fatto casino e le hanno appioppato un vestito del mago Otelma. Nonostante ciò, Oriettona lascia da parte il tirapugni col suo nome e sfoggia una classe allucinante. Immenso stupore e fomento hanno pervaso la mia persona quando mi sono reso conto che l’arpeggio iniziale del brano, seppur più complesso, è assai simile alla parte centrale di “Powerslave” degli Iron Maiden. Volo.
Voto: 9/10, inconsapevolmente Metal Queen

Madame – Voce

Non capisco perché debba usare l’autotune quando ha di per sé buone doti vocali e stilisticamente non aggiunge nulla. Fatico spesso a comprendere il testo, ha sempre la faccia un po’ scazzata. Apprezzabile il voler sensibilizzare sulla questione del riscaldamento globale indossando una zanzariera gigante per avvertirci che le zanzare stanno per tornare prima del solito.
Voto: 6,5/10 per l’ecosostenibilità

Annalisa – Dieci

Ho creduto fino all’ultimo che potesse guadagnarsi il podio o quantomeno la top 5. Niente da fare. Brano carino, voce fenomenale, cromatismi dell’ultima serata impeccabili. Ammetto, sono di parte (come almeno altri due o tre in redazione).
Voto: 8/10, azzurro is my favorite color

Willie Peyote – Mai dire mai (La Locura)

Avrei sperato in una posizione più alta, ma va bene così: non è per tutti un brano che inizia con una citazione di Boris e sia orecchiabile e al tempo stesso con un testo decente. Il dirigente ASL WIllie Peyote può ritenersi soddisfatto (tant’è che subito dopo la sua esibizione si è catapultato a trasmettere in diretta sul suo canale Twich)
Voto: 8/10 senza prescrizione medica

Irama – La genesi del tuo colore

Arrivare quinti avendo fatto solo le prove generali. Non so se ci sia del genio o del disgusto. Ma l’electro-reggaeton è inascoltabile. Quinto posto indecoroso. È come se io arrivassi quinto a una gara di guitar hero mandando solo la foto con una chitarra tamarra e pelo in vista.
Voto: 3/10 via DAD asincrona

Ermal Meta – Un milione di cose da dirti

Non ne avrà un milione, ma qualche centinaio sì, bestemmie annesse. Favorito indiscusso per la vittoria, arriva terzo. Quel bruciore non è dovuto alla cena a base di cucina messicana. Consolati, mio caro Meta: non è la canzone più bella che hai portato a Sanremo.
Voto: 7/10; livello bruciore di c.: 10/10

Francesca Michielin e Fedez – Chiamami per nome

… Cosa che ha fatto il Codacons, sbraitando contro non si capisce quali irregolarità. Ma, ragazzi, si sapeva: se Chiara Ferragni chiede su Instagram di votare il marito, può farlo. Ha mezza popolazione mondiale che la segue, ma è tutto regolare. Meno regolare è il vestiario di Fedez, preso di peso dal reparto 0-12 di H&M, e l’inquietante cenerentola Michielin, con quello sguardo che vuol mangiarti l’anima. Secondo posto esagerato.
Voto: 5/10, un voto in più se si vuole indispettire di proposito quelli del Codacons

Maneskin – Zitti e Buoni

Continuano a rubare abiti dal camerino di Achille Lauro, ma se a lui va bene, siamo contenti tutti. Primo posto inaspettato, talmente inaspettato che Damiano impiega più di 30 secondi per rendersi conto di aver vinto Sanremo. Victoria scandalizza Fiorello per il numero di parolacce, bestemmie e “no, vabbè…” pronunciati in 12 secondi. Canzone che non è nulla di nuovo per chi ascolta rock da una vita, ma è qualcosa di nuovo per chi non ha mai ascoltato rock, soprattutto in contesti del genere. Un bluff? Ci penseremo a tempo debito.
Voto: 8/10 con badilate di grezzume

Ospiti
Ornella Vanoni: 1000/10

La scortano in due per paura che ruzzoli per le scale dell’Ariston. Cazzia Fiorello perché lui non dovrebbe sprecare tempo a cantare in un festival dedicato a cantanti professionisti, bacchetta il direttore d’orchestra reo di una pettinatura scompigliata che mal si addice al contesto. Se non è poesia questa, signori miei, non so in quale mondo voi viviate.

Francesco Gabbani: 6/10

Dinanzi alla grandezza di Ornella Vanoni capisce che deve accompagnare solo. Letteralmente. Lo fa. Ottima lettura della situazione.

Il vecchietto di UP! Michele Zarrillo, Riccardo Fogli, Paolo Vallesi: 5/10

Zarrillo pagato dalla Pixar per pubblicizzare il seguito di UP ma si dimentica di farlo; Riccardo Fogli scongelato dal reparto mummie del Museo Egizio di Torino; Paolo Vallesi con gli occhiali da sole come novello (?) Bono Vox. Peccato siano le 2:30 e che io abbia solo voglia di tirare madonne per il sonno.

Dardust: 7/10 se ci fossero i locali aperti

Cassa in 4/4 sparata alle tre meno venti è da ammirare, con quella faccia dal sorriso “Daje che sta finendo tutto”. Sì, l’abbiamo pensato e sperato tutti.

Umberto Tozzi: 8/10 se l’avessero fatto salire alle 22:00…

Invece è notte fonda e millantano tutti una fasulla freschezza facendo pure una mini intervista e scambio di battute. Tozzi fresco, evidentemente coordinato con il fuso orario di Sydney.

Achille Lauro: non ce la faccio

Non per cattiveria, ma perché non ce la faccio davvero. Stremato, ti ringrazio. Un appello per tutti: se leggo ancora qualcuno che lo accosta a Renato Zero o a David Bowie, vi faccio mangiare i cavi del telefono dal cane.

a cura di
Andrea Mariano

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Andrea Mariano

Andrea nasce in un non meglio precisato giorno di febbraio, in una non meglio precisata seconda metà degli Anni ’80. È stata l’unica volta che è arrivato con estremo anticipo a un appuntamento. Sin da piccolo ha avuto il pallino per la scrittura e la musica. Pallino che nel corso degli anni è diventato un pallone aerostatico di dimensioni ragguardevoli. Da qualche tempo ha creato e cura (almeno, cerca) Perle ai Porci, un podcast dove parla a vanvera di dischi e artisti da riscoprire. La musica non è tuttavia il suo unico interesse: si definisce nerd voyeur, nel senso che è appassionato di tecnologia e videogiochi, rimane aggiornato su tutto, ma le ultime console che ha avuto sono il Super Nintendo nel 1995 e il GameBoy pocket nel 1996. Ogni tanto si ricorda di essere serio. Ma tranquilli, capita di rado. Note particolari: crede di vivere ancora negli Anni ’90.

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