Gli Animali di Plastica e il loro mondo “Crepuscolare”

Gli Animali di Plastica e il loro mondo “Crepuscolare”
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Oggi facciamo un salto a Firenze per conoscere meglio Gli Animali di Plastica, anche se in realtà basterebbe cercare questa band su Spotify e far partire la riproduzione del loro primo album Crepuscolare per capire di che pasta siano fatti questi cinque ragazzi con un intero mondo da raccontare attraverso la loro musica.

Un percorso artistico iniziato nel 2015 e ad oggi è consolidato più che mai dopo diverse tappe importanti lungo il percorso degli ultimi cinque anni e soprattutto dopo l’uscita di un disco che sin dal primo ascolto ti porta a spasso con la mente, tra “ballate”, sentimenti, stralci di quotidianità, attimi persi e altri vissuti talmente tanto da rimanere impressi tra le righe di un testo, come a voler ricordare che tutto ha un senso e porta inevitabilmente a qualcosa.

Se dovessi definire la musica di questa band direi: dinamica perché è composta da tutto quello che serve per immergersi completamente tra suoni e parole e perché non c’è nessun bisogno di omologarsi ai “tempi che corrono” dove tutti sembrano migrare nella stessa direzione.

A loro interessa stare al passo o correre incontro ai cambiamenti delle storie personali, a quello che succede intorno e al valore della musica nella loro vita che traspare in maniera incontaminata.
Insomma, fanno musica vera ed emerge in maniera lampante da ogni singolo brano di Crepuscolare, che detta così potrebbe sembrare un’affermazione banale, ma non oggi in un panorama musicale come quello attuale non lo è affatto.

Passione, anima e voglia di non fermarsi, ma lasciamo che siano loro a raccontarci qualcosa in più…

Partiamo un po’ dall’inizio, dagli esordi. Se doveste descrivere in poche parole il momento esatto in cui vi siete detti: “Okay ci siamo e ci chiameremo gli animali di plastica” come riassumereste la nascita vera e propria della band?

Ci vorrebbe un’istantanea. Immagina: Firenze, tardo pomeriggio. I marmi si fanno arancioni per via del tramonto, un tavolino di un pub, spritz, birrette, noccioline, posacenere pieno e un cellulare che grida a tutto volume i pezzi registrati durante le prove. Tutti attenti prestano orecchio e c’è un solo commento che determinerà la svolta – Cazzo sta roba funziona!!! – E il nome nasce così, abbiamo unito ciò che ama la gente “gli animali”, a quello che ci accompagnerà in eterno “la plastica” ed ecco a voi “Gli Animali di Plastica”: un totem di anime in un materiale malleabile ed eterno.

Un progetto musicale (qualunque esso sia) rischia sempre di mutare nel tempo per far fronte sia alle esigenze del pubblico e se vogliamo anche del mercato, sia a cambiamenti veri e propri di chi scrive. Nel vostro caso chi ha la penna in mano? E come e cos’è cambiato negli anni del vostro progetto musicale, c’è un filo conduttore nella vostra musica che non ha mai subito cambiamenti e che pensate non ne subirà mai?

La penna ce la mette Emanuele, è lui il nostro “Cantastorie”, poi lavoriamo sinergicamente tutti ai pezzi per dargli il sound che ci piace di più. Crediamo che mutare sia inevitabile, non tanto per sopperire alle richieste del mercato ma soprattutto perché crescendo diventa esigenza, è un po’ come nella vita ti ritrovi a sperimentare cose che mai avresti pensato di provare, e invece alla fine diventano tue a tutti gli effetti quindi sì, sei cambiato ma sei sempre tu, solo con un bagaglio più grande e pieno di cose che potrai utilizzare a tuo piacimento, senza perdere mai l’obiettivo che è quello di raccontare, divertire e fare emozionare con la parola e con la musica.

Prima di parlare dell’uscita del vostro disco, vorrei sapere cosa si prova a raggiungere la finale di Area Sanremo e ritrovarsi a suonare in una città, appunto come Sanremo durante giorni così importanti dedicati alla canzone italiana. Cosa rimane di un’esperienza del genere?

– Cinque minuti e tocca voi – ecco, ci portiamo questo cuciti addosso: tutte quelle emozioni, la secchezza delle fauci di quei cinque minuti prima di salire sul quel palco così importante ma ci sono anche le cene e i pranzi condivisi, le notti insonni rimuginando e le risate, tante risate. E soprattutto il balletto di rara bellezza fatto da Dimitri sulla “Toccata e Fuga” di Bach.

Parlando un po’ del vostro disco invece, “Crepuscolare” uscito da poco, è un titolo che può esser letto con diverse chiavi di lettura (scusate il gioco di parole) qual è la vostra e soprattutto cosa rappresenta per voi?

Crepuscolare non è soltanto il nostro primo disco, è anche un cofanetto dove abbiamo messo al sicuro un pezzettino di tutti noi, è la prima tappa di un percorso che speriamo sia lungo, molto lungo. Crepuscolare è una raccolta di racconti che nascono o muoiono al crepuscolo. Questa musica e questo animo da aperitivo lungo ci prende per mano e ci accompagna passo dopo passo fino al calar del sole e al risplendere della luna.

Tutte le canzoni dell’album oscillano da un ritmo ad un altro con una naturalezza tale che rende unico il vostro stile che non sembra affatto “omologato” ad un unico genere ma a più generi che vanno a formare lo stile “animali di plastica”. Quant’è difficile rimanere autentici ed inserirsi all’interno di un panorama musicale come quello attuale dove sembra che la parola chiave sia: indie?! Voi come vi definireste?

Per noi è sempre stato difficile etichettarsi, per natura non ci piace, è per
questo che all’inizio noi affermavamo che Gli Animali di Plastica fanno musica perché la nostra musica nasce dalla miscelazione della nostra storia musicale individuale che è molto variegata e ognuno mette il suo, di pancia, seguendo l’istinto animale e così che nascono le nostre canzoni.
L’idea di base è godiamo.

Piccolo spazio domanda sentimentale. “Samantha” sembra essere una vera e propria dedica, ci raccontate qualche piccolo aneddoto su questa canzone?

In effetti lo è. È stata una storia potentissima di dieci, quindici giorni al massimo e ti dirò di più, anche senza aver fatto l’amore, però erano baci belli e abbracci potenti. Non ti sto a raccontare tutta la storia ma c’era così tanta passione che in un pomeriggio soleggiato di inizio giugno sul lungarno, lei dopo avermi scoccato l’ennesimo bacio mi dice -sai, forse è meglio non vedersi più -beh, io chiesi spiegazioni ma non ve ne erano, c’erano solo lacrime mie e sue. Insomma per farla breve, ci son rimasto così male che c’ho scritto una canzone perché comunque era stato bello, insomma è una cicatrice che mi porto dentro, non è profonda, però ha comunque lasciato un segno. Un po’ come quando ti sbucci cadendo di bici, segni leggeri che fanno comunque storia.

In questo periodo di “chiusura forzata” in che modo cercate di rimanere uniti e soprattutto quando tutto questo finirà quali saranno le prime cose che farete? Quando torneranno i concerti ci sarà un tour crepuscolare?

Riusciamo a tenerci vicini grazie alla tecnologia, facendo video-chiamate di gruppo che sfociano sempre in grasse e grosse risate ma allo stesso tempo riusciamo a portare avanti il lavoro di composizione. Stiamo già lavorando a nuovi pezzi con la speranza che le restrizioni sugli spostamenti si allentino quanto prima in modo da poter tornare in sala prove e cesellare ogni bozza messa giù durante questa quarantena. Si un tour Crepuscolare si farà, ci sono date che per adesso sono sempre in forse
quindi stringiamo forte i denti e incrociamo le dita, ma sicuramente ci vediamo in giro…perché – Adda passà ‘a nuttata – e dopo la gente avrà bisogno della musica, ora più che mai.

Un saluto per gli amici di thesoundcheck con un pezzettino di una canzone dell’album?

“Bicchieri un po’ di vino e a fine serata
mescolammo con un bacio il nostro destino“
Questa è per Claudia

“La parola pesa più di un masso me la porto a spasso
ma forse è l’unico mezzo per morire
dormire, forse sognare e rinascere”

Questa è per tutti nostri amici di theSoundchek

-Perchè le parole sono importanti – cit
Un ringraziamento a voi, che siete bravi divulgatori di parole e di cultura.

a cura di
Claudia Venuti

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Claudia Venuti

Claudia Venuti nasce ad Avellino nel 1987, a 14 anni si trasferisce a Rimini, dove attualmente vive e lavora. Oltre ad essere il responsabile editoriale della sezione musica di TheSoundcheck, è responsabile dell’area letteratura dell’ufficio stampa Sound Communication. Studia presso la Scuola Superiore Europea di Counseling professionale. Inguaribile romantica e sognatrice cronica, ama la musica, i viaggi senza meta, scovare nuovi talenti e sottolineare frasi nei libri. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, la sua più grande passione è la scrittura. Dopo il successo della trilogia #passidimia, ha pubblicato il suo quarto romanzo: “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” con la casa editrice Sperling & Kupfen del Gruppo Mondadori.

2 pensieri su “Gli Animali di Plastica e il loro mondo “Crepuscolare”

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