Fellini 100: Daniel Pennac e La Legge del Sognatore – Teatro Galli – 22 gennaio 2020

Fellini 100: Daniel Pennac e La Legge del Sognatore – Teatro Galli – 22 gennaio 2020
Condividi su

Non è la presentazione di un libro, come ce l’aspetteremmo. Non è nemmeno uno spettacolo teatrale, come siamo abituati a pensarlo. Quello che è stato portato al Teatro Galli di Rimini, il 22 gennaio, in occasione del centenario della nascita di Federico Fellini, è magia.

È un sogno ad occhi aperti. Ma in fondo: dove comincia la realtà e dove finisce il sogno? Per Pennac, ne La legge del sognatore, le due cose spesso si sovrappongono.

“Lo spettacolo cominciava appena chiudevo gli occhi”, la frase di Fellini che appare alle spalle degli attori è il punto di partenza della storia.

Tutto infatti inizia proprio da un sogno: Pennac ha dieci anni e il padre gli ha spiegato le meraviglie dell’energia idroelettrica. Così, proprio mentre sta per addormentarsi, vede la lampada vicino al letto esplodere e colare luce. Presto tutte le lampade di casa fanno lo stesso, fino ad inondare il paese, come un’alluvione.

I ricordi, veri o immaginati chissà, si susseguono come piccoli indizi da seguire su una mappa fantastica. Da quella camera da letto con un disegno di Fellini appeso proprio sopra al letto alla nuotata in un lago, fino alle passeggiate a Nizza con la madre, per andare al cinema. A vedere film di Fellini, naturalmente.

Sul palcoscenico, grazie a tre attori incredibili (Pako Ioffredo, Demi Licata e Gaetano Lucido) e a Pennac stesso, si spalancano le porte di un universo immaginato. In fondo, ci racconta Pennac, “ci si dimentica sempre delle cose utili, mentre i sogni restano ricordi indelebili”.

La scenografia sul palco è minimale: tre cornici luminose, una scala, qualche sedia. Ma cosa c’è di più felliniano che dare vita ad una nuotata con un solo telo di tulle o ad una gita in auto con un volante e due fanali tenuti fra le ginocchia?

Con La legge del sognatore, Daniel Pennac ha voluto celebrare uno dei suoi miti, Federico Fellini, anche se – ammette – non ha mai avuto l’occasione di conoscerlo.

Quando Fellini iniziò a faticare per trovare produttori per i suoi film, si rese conto di non riuscire nemmeno più a sognare. Pennac avrebbe voluto conoscerlo per tranquillizzarlo, anche se, si chiede, non sia morto anche per questo. Senza più sogni aveva perso la sua ragione di vivere.

Per anni infatti il regista riminese aveva tenuto un diario delle proprie esperienze oniriche, con disegni e racconti. A volte diventano scene dei suoi film, altre rimanevano soltanto sogni. Non deve sorprendere poi che per i suoi film ricercasse proprio quei i volti. Così, quando questo accadeva, li faceva recitare anche se non l’avevano mai fatto prima.

“Non importa, basta che dici i numeri”, come ci mostra Pennac sul palco grazie alle doti espressive della meravigliosa Demi Licata.
Pennac, dal Libro dei sogni di Fellini trae la sua storia, che parte – neanche a dirlo – da un sogno.

Questa “presentazione spettacolo” in tre sole repliche (Milano, Torino e Rimini) è un omaggio alla fervida immaginazione di Fellini, certo, ma non solo. Lo scrittore francese coglie l’occasione per mettere in piedi una storia surreale e prendere in giro l’eccessivo attaccamento alla realtà dell’editoria moderna.

Eppure, i sogni hanno sempre avuto una parte importante nella scrittura, così come in tutte le altre arti. Ce lo siamo forse dimenticati?

A cura di:
Daniela Fabbri

Immagini :
Riccardo Gallini / GRPhoto

Seguiteci anche su Instagram!

Leggi anche An evening with Manuel Agnelli – Teatro Fabbri di Forlì – 26 Aprile 2019
Leggi anche Palermo: itinerari di arte e musica nella Vucciria

Condividi su

Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *