Riflessioni di un pomeriggio di mezz’inverno
L’augurio di una sardina ferrarese per il nuovo anno
Quest’anno sotto l’albero ho messo (quasi) soltanto dei libri. Per tutti: genitori, fidanzato, anche i bambini della famiglia (che forse avrebbero preferito altro, per fortuna c’è sempre Babbo Natale). Ho riscontrato la necessità, quasi viscerale, di compiere un atto di “protesta” per il mio Natale: non volevo abbandonarmi al consumismo dilagante di questo particolare periodo. Scherzando, ho detto a tutti, mentre scartavano il proprio testo, che la mia era una scelta “politica”.
E l’ho chiamata politica, nel senso più antico del termine: politikḗ, dal greco. La parola etimologicamente è composta da due sostantivi: τέχνη (teknè), che significa arte, mestiere (ma anche, curiosamente, inganno, frode, artifizio, coincidenza su cui non penso ci sia bisogno di dilungarsi) e πόλις (polis), città. Non si intende solo il luogo fisico, ma pure l’insieme dei cittadini, il concetto di cittadinanza e quello di Stato, in special modo lo Stato libero, governato in democrazia. Dunque, la politica, altro non è che l’arte di “fare” una città, il mestiere di sovrintendere alla comunità.
Pensare ai nostri amministratori come “artisti” richiede uno sforzo non indifferente, ma è esattamente questo che intendevano gli antichi: chi si assume un compito tanto delicato ha una responsabilità non da poco, e dovrebbe svolgere il proprio lavoro con creatività, passione, entusiasmo. Nessuno può sottrarsi alla propria parte: la buona riuscita della polis dipende da tutti i cittadini, in quanto l’essere umano è un animale sociale. Quante volte l’abbiamo sentita dire, questa frase? Non sempre ci si prende la briga di conoscere le origini e approfondire ciò che apprendiamo superficialmente, per questo vorrei chiudere l’anno con una riflessione aristotelica.
“[…] Da queste considerazioni è evidente che lo stato è un prodotto naturale e che l’uomo per natura è un essere socievole: quindi chi vive fuori dalla comunità statale per natura e non per qualche caso o è un abietto o è superiore all’uomo […] tale è per natura costui e, insieme, anche bramoso di guerra, giacchè è isolato, come una pedina al gioco dei dadi. è chiaro quindi per quale ragione l’uomo è un essere socievole molto più d’ogni ape e di ogni capo di armento perchè la natura, come diciamo, non fa niente senza scopo e l’uomo, solo tra gli animali, ha la parola: la voce indica quel che è doloroso e gioioso e pertanto l’hanno anche altri animali […]ma la parola è fatta per esprimere ciò che è giovevole e ciò che è nocivo, e, di conseguenza il giusto e l’ingiusto: questo è, infatti, proprio dell’uomo rispetto agli altri animali, di avere, egli solo, la percezione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e degli altri valori: il possesso comune di questi costituisce la famiglia e lo stato”.
Politica, Aristotele, libro I
Nessuno è escluso, tutti quanti devono contribuire per rendere la propria città un posto migliore. La politica è la cosa più umana che esista, la politica è qualcosa che riguarda ognuno di noi.
Nascondersi dietro a un dito, adducendo motivazioni qualsiasi per disinteressarsi di ciò che avviene nel proprio ambiente (salvo poi lamentarsi quando magari è troppo tardi), non solo è inutile, ma pure controproducente. Ecco perchè voglio celebrare con questo articolo il movimento delle Sardine, in cui gli organizzatori hanno avuto il coraggio di agire, di dire la loro, di alzarsi in piedi e manifestare per il loro ideale. Non so se avessero in mente proprio questo passo del filosofo tràcio, però credo che ben si accosti ai valori del popolo ittico. La natura fa tutto per uno scopo, dice Aristotele, niente per caso.
L’uomo possiede la parola, che gli consente non solo di discernere tra ciò che è bello e ciò che è brutto, ma soprattutto di distinguere le cose giuste da quelle che non lo sono. Il mio augurio per questo 2020 è che tutti possano ragionare su queste parole, il dono maggiore che la natura ci ha fatto per differenziarci dagli altri animali. Solo pensando a ciò che riteniamo giusto o sbagliato possiamo costruire con coscienza il nostro futuro, che noi siamo sardine o no, la mia speranza è che ci si possa mobilitare, riscuotendosi dall’apatia politica in cui siamo rimasti fin troppo a lungo. Mi rivolgerò ai miei venticinque (magari!) lettori di manzoniana memoria: chi vive fuori dalla società, dice Aristotele, è anche bramoso di guerra, perchè è isolato. Forse questo è davvero il discrimine allora: basta non essere soli per essere desiderosi di pace, anzichè di violenza.
Viviamo quindi come la nostra natura ci chiede: in una parola, insieme.
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A cura di
Irene Lodi