K_mono: il loro modo affascinante di vivere la musica
Avevo voglia di musica live, così una sera in pieno gennaio ho guardato il mio ragazzo con la fotocamera tra le mani e aveva già intùito tutto.
Dopo mezz’ora eravamo in auto in giro per la capitale.
Ricordavo di esser già stata al locale Largo Venue ma non con la mia amata fotocamera.
Ho impostato il navigatore nuovamente in quella direzione, altrimenti saremmo arrivati a fine esibizioni conoscendo il mio inesistente senso dell’orientamento!
Giunti al locale vedo tre ragazzi sul palco. Una ragazza cantava, Giulia Oddi dai tratti orientali e due ragazzi l’accompagnavano musicalmente, Leonardo Ceccarelli alla chitarra e Paolo Volpini alla batteria.
Catturata dal loro sound del tutto originale, ho scattato qualche foto, Giulia mi ha sorriso dal palco ed ho apprezzato questa complicità artistica. Ho atteso qualche minuto per poter scambiare due chiacchiere con lei una volta scesa dal palco, memorizzando così il nome del gruppo: loro sono i k_mono.
A distanza di qualche mese, ho acceso la tv e mi sono accorta della loro presenza su un altro palco, quello di X Factor.
Bravissimi ragazzi!
Ma perché proprio il nome k_mono?
Ho avuto il piacere di intervistarli, scopriamolo insieme.
Come e quando nasce il vostro gruppo k_mono? Curiosi di conoscere la storia del vostro nome.
Giulia: La nostra collaborazione inizia nel 2015/2016, periodo in cui abbiamo gettato le fondamenta di brani che, attraverso molto lavoro, sono diventati il nostro sound di oggi.
Il nome è stato scelto per evocare le mie origini giapponesi. Ma non volevamo usare il termine kimono, generalmente usato, ma qualcosa di più personale che avesse a che fare anche con il mondo della musica, quindi k (chiave) e mono (come le uscite di segnale).
Qual è il vostro genere musicale?
G.: Il nostro sound è definito e personale. È difficile collocarci in un genere, sicuramente siamo moderni, contemporanei con influenze che vengono da molta musica che ognuno di noi tre ha ascoltato nel corso della vita. Quindi diciamo pop, per essere molto generici.
Quanto tempo della vostra giornata dedicate allo studio musicale? Fate anche altro per raggiungere i vostri progetti?
G.: Al progetto k_mono dedichiamo tutte le nostre giornate. Ci vediamo quasi tutti i giorni della settimana, quando Paolo e Leonardo non sono a scuola ad insegnare batteria e chitarra ai loro allievi.
Ho letto che Giulia ha scritto
sui social:
“Follow your dreams semper! In tutti i modi e con tutti i mezzi, che
nessuno te regala niente.” In tutte le lingue il messaggio è chiaro. Qual
è il vostro obiettivo ad oggi?
G.: Il nostro sogno è lo stesso di quando abbiamo cominciato
quattro anni fa, ovvero raggiungere una stabilità musicale: notorietà, fama e
ricchezza! (Sorride ironicamente)
A parte i sogni, il nostro obiettivo è riuscire a raggiungere il maggior
numero di persone possibile che ascoltino la nostra musica così come piace a
noi, senza doverci piegare ai generi di tendenza.
Come state vivendo
quest’avventura
a X Factor? C’è rivalità tra concorrenti o avete stretto amicizie?
G.: L’aspetto più bello dell’esperienza a X Factor è proprio quello di stringere nuove amicizie e conoscere tante persone. Condividere con gli altri concorrenti la tensione e l’emozione di questa esperienza ti porta a legare ovviamente, ci si sostiene a vicenda. Inevitabile che nascono anche delle tensioni tra gruppi e tra cantanti, in fondo la posta in gioco è alta.
Quale canzone fareste sentire a chi si presta ad ascoltarvi per la prima volta? E come mai scegliete proprio questa?
G.: A proposito di questo ti rispondo Crying in 2000, il nostro singolo che uscirà proprio il 25
settembre. Semplicemente perché ci piace molto e ci siamo affezionati.
La canzone parla della mia infanzia, ero una bambina un po’ malinconica, mi
piaceva molto scrivere. Oltre a riflessioni e flussi di coscienza, mi piaceva
anche fantasticare su un futuro distopico come mel film “blade runner” dove
l’uomo è abbandonato al suo destino senza freni. Adoro questo immaginario.
Il ritornello evoca queste fantasie.
Immaginario che tra l’altro ricorda molto il Giappone, malinconico e
ipermoderno.
Giulia abbiamo appreso, da
alcuni abbracci andati in onda a X-Factor, che sei fidanzata con Paolo
batterista del gruppo.
Molto spesso si cerca di tener separate le due sfere, voi riuscite a scindere
il lavoro dalla vita privata?
G.: Ci siamo innamorati lavorando insieme e questo è già un buon
presupposto. In realtà non ci siamo mai posti questo problema, la nostra relazione
è più importante di ogni cosa.
Stare insieme è un vantaggio, ci si sostiene, si condividono le fatiche e i
successi, e ci si dice tutto ciò che riguarda la musica senza filtri, in
maniera diretta e naturale e di conseguenza il processo creativo diventa più
veloce.
Io sono curiosa di andare ad ascoltare l’ultimo singolo Crying in 2000 e non perderò occasione
per andare ad ascoltarli in giro tra palchi.
Ognuno ha un posto in cui sente di essere sé stesso, come fosse casa, questo è
sicuramente il loro!
Buona avventura ragazzi!
Foto e intervista a cura di
Silvia Consiglio