“La donna nella cabina numero 10” è finalmente disponibile su Netflix. Un thriller psicologico, tratto dall’omonimo libro di Ruth Ware uscito nel 2016 che lascia soddisfatti anche gli amanti del libro
Il film “La donna nella cabina numero 10” che (finalmente) è disponibile per gli abbonati a Netflix, è diretto da Simon Stone e vanta una sceneggiatura scritta da Joe Shrapnel, Anna Waterhouse con la collaborazione dello stesso regista.
La trama segue Laura “Lo” Blacklock, una giornalista investigativa (interpretata da Keira Knightley) in cerca di riposo su una lussuosa crociera inaugurale nell’Aurora Borealis, di proprietà di Richard Bullmer (Guy Pearce).
La sua pausa terapeutica a bordo della nave però si trasforma in un incubo quando assiste a un corpo che viene gettato in mare dalla cabina accanto, la numero 10. Quando Lo denuncia l’accaduto, tutti a bordo negano che ci fosse qualcuno in quella cabina, mettendo in dubbio la sua sanità mentale a causa di un trauma precedente.
Sola e isolata, Lo intraprende una disperata indagine personale per dimostrare la verità e smascherare un complesso complotto che si nasconde sotto la facciata scintillante dell’alta società.
In questo film, le grandi capacità alla regia di Stone e l’intensa recitazione “nervosa” della Knightely si scontrano con una solida struttura dai toni più intimi del libro della Ware. Ma l’adattamento, funziona? Aver ribaltato la trama per rendere tutto più dinamico, raccoglierà ottimi frutti?
La protagonista: le variazioni
La trasformazione più significativa e anche necessaria per la trasposizione cinematografica, è quella della protagonista, Laura “Lo” Blacklock.
Nel romanzo, Lo è una redattrice junior afflitta da un disturbo post traumatico paralizzante, conseguenza di un violento furto nel suo appartamento. Paranoica, diviene dipendente da alcol e farmaci, cosa che la rende una narratrice inaffidabile. La percezione del lettore infatti è sempre quella di non sapere se quello che si legge sia vero o falso e talvolta di rimanere intrappolati nella mente della protagonista.
Nel film invece Lo ha un upgrade di carriera, divenendo una giornalista investigativa del Guardian, e che proprio per questo vive nel dolore a causa dell’omicidio a sangue freddo di una delle sue fonti.
L’invito alla crociera inaugurale dell’Aurora non è un’opportunità di carriera passata da una capo incinta, ma un riposo terapeutico suggerito dopo il trauma.
Il trauma del film riesce così a rendere più credibili la sua rabbia e determinazione che fioriscono nel corso del film spostando anche la narrazione: non c’è più solo una preoccupazione – o meglio paranoia – isolata, ma tutto diviene una caccia alla verità che Lo non può proprio ignorare.
Ruth Ware, l’autrice del libro ha dato il proprio benestare confermando che queste variazioni avrebbero potuto contribuire a una drammaticità più affine al grande schermo.
I personaggi principali
Nel film scompare poi la figura del fidanzato di Lo, quello che nel libro rappresenta un’ancora, una salvezza per la salute mentale della nostra protagonista. Gli sceneggiatori preferiscono infatti concentrarsi maggiormente sul ruolo di Ben, ex fidanzato che nel libro è descritto come una persona “senza pretese” ma che nel film assume un ruolo centrale.
Ben, fotografo a bordo dell’Aurora, diviene un vero e proprio interesse romantico (ma anche tragico) di Lo. La loro passione dopo anni di distanza, si riaccende proprio grazie alla condivisione dell’avventura a bordo, ossigenando la storia con una forte tensione emotiva che culmina con la morte di Ben per avvelenamento, nel tentativo estremo di salvare la vita a Lo.
Scelta brutale? Sicuramente, ma funziona eccome, eliminando anche la dispersività dei personaggi secondari aggiungendo pericolosità tangibile alla situazione: in questo modo si percepisce ancora meglio che l’ambiente è ostile cosa che a livello cinematografico non solo è utile, ma anche intelligente.
Stessa cosa si può dire per la scena dell’annegamento in piscina: nel libro non è presente ma nel film rende il pericolo tangibile, concreto e “vivo”. Se nel libro il pericolo è tendenzialmente psicologico, il film lo rende reale, dandogli vita propria.
I personaggi secondari
Ma i ruoli rimodellati non si fermano alla protagonista e all’interesse sentimentale.
Per esempio, l’occupante della Cabina 10 fa la conoscenza della protagonista quando cerca di scappare da un momento imbarazzante con Ben, e non è un incontro intenzionale come scritto nel libro. Ed è un colpo di genio: da una situazione accidentale si genera un domino di eventi che sono tipici del cinema noir.
Il personaggio di Carrie poi subisce una trasformazione ancora più profonda. Da attrice che porta avanti una relazione extraconiugale e caratterizzata da ambiguità e moralità assente, nel film diventa una donna mossa da problemi economici a causa della figlia.
Ed è così che viene messa in scena in modo diverso la figura di Carrie, assunta da Bullmer per impersonare la moglie moribonda. Carrie è qui motivata da una questione di sopravvivenza che le regalano una dimensione umana e le regalano empatia da parte del pubblico.
Il finale e la catarsi
Siamo tutti d’accordo che il finale del film batte quello del libro?
Perché nel libro della Ware alla fine, Lo scappa in una fattoria e comprende che giustizia è stata fatta, solo da lontano. E’ come se Lo volesse distaccarsi da tutto, anche da una catarsi finale, tanto è vulnerabile e spaventata.
Nel film invece Lo è un’eroina a tutti gli effetti che cerca il confronto con l’antagonista Richard Bullmer con una chiusura dal forte impatto emotivo, una conclusione (che vi risparmio) degna di essere chiamata “una bomba” del tutto necessaria per lo schermo.
Lo viene così trasformata in una giornalista che si redime, a cui finalmente tutti credono, che si vendica e agisce per ristabilire l’ordine.
Il libro e il film hanno una forte valenza simbolica, che alla fine di entrambe le opere non può che lasciare il segno: il dubbio, il silenzio, la propria messa in discussione, vengono spazzate via dall’azione e dalla rivincita.
Ve li consiglio entrambi.
a cura di
Sara Alice Ceccarelli
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