Enrico Rava illumina la piramide di Riccione con il suo nuovissimo progetto e album, i Fearless Five
Riccione è in fermento. Domenica 27 aprile, l’iconica discoteca Cocoricò muta la pelle e si traveste da nido del jazz. Una location decisamente non convenzionale per un artista altrettanto unconventional, come Enrico Rava.
Il jazzista italiano si presenta stasera accompagnato dal suo giovanissimo quartetto, che insieme al flicornista e trombettista, dà vita ai Fearless Five, una formazione fresca ed eccitante.
Questo ultimissimo progetto musicale di Enrico Rava, vanta quattro talenti di grandissimo spessore, fra cui riconosciamo alla chitarra Francesco Diodati, saldo riferimento a fianco di Enrico Rava ormai da un decennio. Oltre lui spiccano alla batteria Evita Polidoro, Matteo Paggi al trombone (recentemente scovato da Rava ai seminari del Siena Jazz) e Francesco Ponticelli al contrabbasso.
Il direttore artistico, nientemeno che il maestro Mario Marzi, introduce dal palco del Cocoricò chi in realtà non ha bisogno di alcuna presentazione: Enrico Rava è infatti l’italiano più conosciuto a livello internazionale, non solo per il suo talento, ma anche per il suo animo schietto e semplice.
I Fearless Five, progetto che dà nome all’omonimo album di esordio, sono i cinque “senza paura”, capitanati dall’eterno ragazzo del jazz. E vedendoli dal vivo, mi ritornano alla mente le parole di Enrico Rava in un’intervista rilasciata lo scorso anno.
Sì perché appare improprio parlare di musica soltanto: io lo definirei più un vero e proprio dialogo, in cui “ognuno dà e riceve quello di cui ha bisogno”. Per un’ora e mezza di pura delizia si alternano brevi ballad a brani estesi e dinamici. Improvvisazione e libertà creativa, ognuno è in ascolto dell’altro con grande rispetto. Tutto il concerto è una perfetta democrazia: c’è concentrazione, qualità esecutiva impeccabile, ma anche stupore e divertimento.
I cinque artisti lasciano estasiata la platea, regalandoci assoli di impareggiabile maestria, abbracciando e incalzando l’uno le melodie dell’altro: si punzecchiano, ridono e si esaltano. Il susseguirsi di continue improvvisazioni è talmente incalzante ed avvincente che il live sembra scorrere in un soffio.
L’ormai 85enne trombettista triestino ci offre, senza tanti giri di parole, persino un bis, così poi, testuali parole, “andiamo tutti a dormire…”.
a cura e foto di
Valentina Bellini
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Luca Montanari 
Staff
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