Tutta la vita che resta è l’intenso e toccante romanzo d’esordio di Roberta Recchia, pubblicato da Rizzoli.
Il libro racconta la storia della famiglia Ansaldo. Tutto ha inizio nella Roma degli anni Cinquanta, quando Marisa, figlia di commercianti, rimane incinta di un uomo che poi la lascia. I genitori per salvare il suo onore pensano a Stelvio Ansaldo, un giovane di umili origini, come possibile marito per la figlia.
Marisa perde il bambino e Stelvio, segretamente innamorato di lei, non solo accetta di sposarla ma, salvandola quando si ammala per una peritonite, riesce a far nascere in lei un sentimento. Iniziano una storia d’amore, vero e sincero, e creano una bella famiglia con due figli: Ettore, più chiuso ed introverso ed Elisabetta una ragazza piena di vita, da tutti chiamata Betta. Questa è la vita di prima.
La vita del dopo, invece, è un salto nel vuoto, un abisso di dolore che li inghiotte quando la loro amata figlia Betta sarà vittima di una violenza durante una notte d’estate sul litorale laziale che non le lascerà scampo. Miriam, la cugina di Betta, è insieme a lei quella notte ma non ne fa parola con nessuno e nessuno si accorgerà del suo dolore fino a quando…

Tutta la vita che resta: Marisa e Stelvio
Questa storia mi ha toccato nel profondo. L’autrice racconta il tema del lutto per la morte di una figlia creando, attraverso le parole dette e non dette da Marisa e Stelvio, un vuoto talmente profondo da bucare il cuore anche di chi legge.
Per qualche giorno mi sono sentita così coinvolta nella storia e nel dolore della madre da non riuscire a pensare ad altro; le sue parole rimbombavano nella mente ogni volta che ripeteva e si ripeteva “Betta è morta”.
Il padre Stelvio protegge la sua famiglia come può: è un uomo buono, generoso, un gran lavoratore e difende la moglie da tutto e da tutti, anche dalla madre di lei, Letizia, che nel momento più terribile della sua vita la accusa di non essere neanche una brava moglie. Stelvio quando non è in grado di aiutarla chiama anche la sua amica Bertilla, la suora che le ha tenuto la mano mentre nasceva Betta.
Come anche a puntare il dito c’è la sorella di Marisa, Emma, madre di Miriam, che nemmeno immagina, donna in carriera e sempre impegnata, che forse proprio quel giudizio su sua sorella le ritornerà indietro come un boomerang.
Tutta la vita che resta: Miriam e Leo
Parallela è la storia di Miriam, sedicenne come Betta al momento della tragedia. Lei riesce a restare invisibile e a tacere il dolore che la morde dentro fino a quando, per combattere l’insonnia, non incorre in un medico senza scrupoli che le prescrive un medicinale che crea dipendenza. Così Miriam quando non ha più la prescrizione cerca il medicinale nelle zone di spaccio che le hanno indicato e si imbatte in Leo De Maria.
Leo aiuta Miriam, che ormai ridotta a pelle e ossa perde conoscenza, portandola a casa sua, alla periferia di Roma, dove sua sorella Corallina la cura e la accoglie senza riserve.
La figura di Corallina, all’anagrafe Pietro De Maria, è un raggio di sole in questa storia e rappresenta la speranza. Leo, è entrato in giri sbagliati solo per amore della sorella; per proteggerla e riscattarla da chi le ha rovinato la vita bruciando il suo negozio da parrucchiera, è un ragazzo coraggioso che lotta per amore.
Ed è l’amore, infatti il filo conduttore di questa storia: quello tra Marisa e Stelvio, tra Leo e Miriam, l’amore fraterno tra Corallina e Leo, tra Marisa e Bertilla e l’amore sconfinato di una madre e di un padre, quel filo magico che ricucirà ogni ferita lasciando un segno indelebile, certamente, ma più sopportabile.
Tutta la vita che resta: perché leggerlo
La scrittura dell’autrice è intima e fluida e la descrizione di dettagli quotidiani della vita dei diversi personaggi rendono la lettura davvero immersiva.
Le dinamiche familiari vengono raccontate minuziosamente, i rapporti tra i personaggi, le abitudini, le emozioni di ognuno e i loro pensieri aprono a riflessioni che ognuno di noi potrebbe fare sui propri rapporti e sulle proprie modalità di affrontare il dolore e in generale la vita.
Ma l’altro tema importante è anche la capacità dell’essere umano di affrontare e superare le avversità, perché è insito dentro di noi quell’istinto di sopravvivenza, anche davanti a tragedie come quella raccontata in questa storia. E in effetti se ci pensiamo bene l’unica cosa che può far rinascere in noi quel senso di autoconservazione è sempre l’amore: un gesto d’amore dato o ricevuto. Resta questo il senso della vita:
Il segreto è l’amore, aveva capito Miriam, che ti salva, sostiene con te il dolore affinchè non ti schiacci, ti cura.
Questo romanzo offre una lettura coinvolgente e riflessiva che consiglio a tutti.
a cura di
Anna Francesca Perrone
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