“Le donne al balcone” – la recensione in anteprima del nuovo film di Noémie Merlant

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Quando si parla di cinema francese ho sempre pensieri contrastanti: tanto sono interessanti e copiate le commedie, quanto spesso fuori fuoco i film più impegnati (ma forse solo per il ritmo non totalmente rientrante nelle mie corde da cinefilo). In questa seconda categoria si inserisce “Le donne al Balcone”, dal 20 marzo al cinema. Una pellicola memorabile o che finirà presto nel dimenticatoio?

Sono spesso molto critico nei confronti del cinema francese, che ci ha donato alcune chicche incredibili (come Il Quinto Elemento o Leon) e film comici a cui tutto il mondo ha attinto per farne una sua versione (Benvenuti al Sud vi dice niente?). Con il trailer de Le donne al balcone rimasi subito incuriosito, poiché quelle prime immagini davano l’idea di un film collocabile tra la commedia e il thriller, nonostante lo scivolone potesse essere dietro l’angolo.

Sia chiaro, non stavo gridando al miracolo. Ma l’idea di un’opera con tematiche importanti trattate con sagacia ed una certa leggerezza hanno infuso dentro me quella sana voglia di andare al cinema e dare una possibilità a questa pellicola.

Il biglietto da visita, poi, è di tutto rispetto: presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes, Le donne al balcone ha avuto un riscontro mediamente positivo, poiché parlare di violenza di genere non è mai semplice e il rischio di cadere nell’eccesso è sempre presente.

Le prime recensioni internazionali ne elevavano la struttura: un misto di thriller, horror e commedia, utilizzati in maniera convincente da Noèmie Merlant col supporto di Cèline Sciamma, con cui aveva già collaborato in Ritratto della giovane in fiamme.

Carico di aspettative, mi son diretto in sala per godermi questi 103 minuti di critica sociale e leggerezza. Ma Le donne al balcone avrà fatto breccia nel mio cuore, o si sarà rivelato l’ennesimo film francese dimenticabile?

Scopriamolo insieme!

Tre amiche e l’uomo misterioso

Marsiglia. Il caldo estivo attanaglia la città, gli avvisi per gli anziani e i bambini riecheggiano nelle tv dei condomini, una cartina multiculturale di persone attaccate ai ventilatori in cerca di un po’ di sollievo.

Seduta su una piccola sedia su un balcone della periferia della città troviamo Nicole (Sandra Codreanu), una scrittrice in erba alle prese col suo primo libro e lo scontro con il suo professore, che la contrasta in ogni sua idea. Accanto a lei Ruby (Souheila Yacoub), una camgirl che vive la sua esistenza in maniera libera e disinibita.

Di fronte a loro, Nicole trova l’ispirazione per il suo romanzo nel misterioso vicino che si affaccia spesso dalle finestre del palazzo signorile, diventato ormai un quadro a tinte rosa per la scrittrice.

A cambiare le cose ci pensa Elise (Noémie Merlant), un’attrice che cerca di sfondare con poco successo. La quale, scappata dal set per andare a trovare le due amiche, sbatte con la macchina contro l’auto dell’uomo. Da lì una serie di eventi porta le tre a casa di Magnani (Lucas Bravo), proprio quel vicino tanto bramato da Nicole.

In una serata fatta di alcool e ammiccamenti, solo Ruby rimane con l’uomo misterioso, mentre le altre due tornano a casa, completamente distrutte. Solo a notte fonda la terza rientrerà nel loro appartamento coperta di sangue e sotto shock: Magnani è morto.

Un evento che segnerà l’inizio di una serie di conseguenze che porteranno le tre a prendere decisioni azzardate e al limite della legge, ma anche ad una maggiore consapevolezza e all’emancipazione femminile, in un inno di libertà e riappropriazione di sé stesse.

Tra il chiaro e lo scuro

La seconda prova alla regia di Noémie Merlant è una solida conferma di quanto già fatto in Mi iubita, mon amour, riuscendo a portare sugli schermi una pellicola solida che spazia tra vari generi senza scivoloni (un rischio, questo, molto più alto di quanto si possa immaginare).

Il sapiente utilizzo della commedia come nucleo centrale riporta Le donne al balcone ad un piano dimensionale in cui tutti si possono riconoscere. Le tinte thriller e quella spruzzata di J-horror (il rapporto tra Nicole e i fantasmi ricorda in maniera nemmeno troppo velata il core centrale di molti horror giapponesi) conferiscono alla pellicola quella perfetta amalgama che difficilmente si riesce a trovare in film con un mix di generi come questo.

Le prove recitative del trio delle protagoniste riesce a donare all’opera uno spaccato di cruda realtà, senza mai sfociare nell’eccesso o nello scontato. Certo, alcuni scivoloni ci sono, ma più a causa di forzature di sceneggiatura che per la prova attoriale di per sé. Questo perché il voler normalizzare atteggiamenti tossici crea dei veri e propri fraintendimenti nella comprensione del testo.

La fotografia è la giusta cornice della storia, andando ad inquadrare alla perfezione quanto si vuole mostrare. Con una piccola svista sulla color correction, che presenta toni troppo tendenti al giallo, derivanti dal genere di riferimento.

Risulta invece decisamente debole la colonna sonora, che non riesce mai a supportare fino in fondo il film, facendo scemare in diversi momenti la giusta tensione che le immagini creano alla perfezione.

Convincente, ma…

Le donne al balcone porta sul grande schermo 103 minuti di intensità, unendo generi diversi ed un cast di attrici convincenti, forti e mai banali. Evocando l’idea dell’uomo come quella di un male necessario alla donna, ma, con la giusta dose di forza, eliminabile.

Ed forse è qui la più grossa critica che può essere mossa al film: un tema così importante e forte come il femminismo, fil rouge di tutta la pellicola, viene portato a tratti all’eccesso, giustificando quasi il ricorso a certi espedienti convenzionalmente illegali. Cercando di muovere, sì, una critica, perdendosi tuttavia in un mare d’acqua.

Nonostante questo problema – che da più parti potrebbe essere visto invece come una scelta coerente per aumentare la forza del messaggio – la pellicola risulta godibile e un’ottima opera con cui uscire dalla sala soddisfatti. Un titolo ascrivibile all’elenco dei film francesi da rivedere e commentare al tavolo con un gruppo di amici e una birra davanti, perché senza dubbio portatrice di un pensiero critico costruttivo e non distruttivo.

E per tutti i maschietti: andate al cinema per vedere Le donne al balcone con la mente aperta e non con il tipico scudo maschilista del “ma io non sono come gli altri!”. Uscirete dalla sala con tante domande e molti pensieri, per un confronto con la controparte femminile che non potrà che arricchire entrambi.

Buona visione!

a cura di
Andrea Munaretto

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di Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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