Dimaggio ci presenta il suo EP “A me non serve niente”

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È uscito venerdì 8 novembre “A me non serve niente”, l’EP d’esordio del cantautore leccese indie pop classe 2003 dimaggio, nome d’arte di Riccardo Roma.

Dopo alcuni singoli e più di 50 live in tutta l’Italia, che gli hanno permesso di calcare palchi importanti, come quello del Parco Gondar di Gallipoli (LE) in apertura ad Ariete e quelli dei Pride di Roma, Milano e Lecce, dimaggio pubblica il suo primo lavoro discografico, prodotto dal cantautore, chitarrista e producer Wepro.

È un EP di 6 tracce che dimaggio propone come il racconto personale e generazionale di una giovane anima irrequieta, immersa nell’esperienza delle sue emozioni migliori e peggiori. Un pop d’autore fresco che si muove tra brani ritmati, con chitarre sporche e riff orecchiabili, e altri più intimi, con pianoforti e chitarre classiche quasi minimali, dando respiro a una penna giovane e promettente della scena emergente italiana. 

Ciao e benvenuto su The Soundcheck! Dietro queste 6 tracce, nonostante la tua giovane età, ci sono anni di lavoro e di live in giro per l’Italia: parlaci di com’è nato questo EP.

Ciao e grazie per lo spazio che mi avete riservato! Da quando è nato dimaggio ho sempre saputo che sarebbe prima o poi arrivato il momento di dedicarmi ad un lavoro più complesso. Ho sempre scritto i miei brani per necessità personale e la l’idea di pensarli come parte di un unico lavoro ha richiesto del tempo, una vera e propria ricerca del concept che potesse raccogliere il susseguirsi dei miei stati d’animo e soprattutto di un sound nel quale potessi ambientare gli anni della mia prima adolescenza. A questa domanda, semplicemente, risponderei è nato vivendo, sperimentando.

A me non serve niente” è la title track di questo EP e sembra già sviluppare alcune tematiche che ritroveremo poi negli altri brani: il desiderio di indipendenza, di emancipazione ma allo stesso tempo una sottile solitudine ed il desiderio di condividere le piccole cose della vita. Ti capita spesso di dire “a me non serve niente” ma renderti conto che non è così?

Sarò sincero, “A me non serve niente” è la frase che ho detto e continuo a dirmi proprio a seguito di alcune mancanze, anche superficiali o “stupide” ma che comunque meritano di essere legittimate in qualche modo. È un piccolo mantra di autodeterminazione: ridurre le aspettative e allo stesso tempo il ‘potere’ che le persone della nostra vita possono imporre sulla nostra integrità.

A differenza delle altre cinque tracce, tutte abbastanza ritmate, “La sera dei licantropi” è una ballad acustica, struggente e romantica: ti va di raccontarci questo brano?

Credo sia palese, perlomeno a livello testuale, il riferimento a “la sera dei miracoli” di Dalla. Molte delle mie influenze provengono dal cantautorato e questo brano ne è un’infima restituzione. Racconta della mia prima delusione amorosa in una chiave profondamente “snella”, un sound delicato, sottoposto alla parola, che altro non è una lettera ad un primo amore.

Hai dei punti di riferimento artistici? Nel panorama musicale odierno, anche sognando un po’, con chi ti piacerebbe collaborare?

Ho delle grandi maestre e maestri. Artisticamente, come autore, non potrei non avere come riferimenti oltre ai grandi cantautori storici, Levante, Brunori, Madame, Calcutta, Fulminacci, collaborare con loro credo possa essere al momento uno delle mie più grandi aspirazioni. Nel panorama internazionale invece un mio grande riferimento come figura artistica è Harry Styles, di cui adoro l’approccio al pubblico e live.

Un EP e subito un tour: la dimensione live sembra essere davvero il tuo elemento. Cosa vorresti trasmettere a chi viene a sentirti?

Avere la possibilità di poter preparare un live e portarlo all’ascolto della gente per me oltre che un’emozione immensa è una grande “responsabilità”. Assieme alla mia band, che è parte integrante e fondamentale del mio progetto, siamo soliti curare al dettaglio tutti i concerti che prepariamo. Il grande dovere di un artista verso il proprio pubblico, secondo me, è garantire a chiunque si interessi alla sua musica un’esperienza dal vivo che possa superare nettamente le aspettative di esecuzione ed emotività. I miei concerti preferiti perlomeno hanno avuto sempre questo tipo di tiro.

A cura di
Arianna Spennacchio

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