Noi, gli altri, tu ed io: come la letteratura rende visibile l’invisibile

Opera di Akira Kusaka
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Noi rispetto agli altri, dove siamo? La letteratura illustra e racconta l’invisibile linea che separa la persona dall’individuo

Sembra un ripasso della grammatica che si inizia a studiare alle elementari, quelle persone singolari e plurali che definiscono, da sempre, l’andamento dei confini e del riconoscimento.

Se non bastasse più, però? E se questa diversificazione non rispondesse agli studi biologici e antropologici?

Lezione di antropologia

Quando frequentavo i corsi all’Università, una cosa che mi restò impressa fu una delle lezioni di antropologia del Prof. Padiglione, nella quale disse:

Io esisto perché esiste l’altro diverso da me.

La diversità dell’altro, dunque, mi permette di esistere come (in)dividuo, come un soggetto indivisibile che non può scomporsi, che risponde all’Io sono io e basta. Potrebbe andare anche bene se il soggetto in questione nascesse “già fatto”.

Sappiamo però, grazie agli studi di psicologia (non approfondirò la struttura di Es, Io e Super-io), che ogni vita porta con sé anche tutto il resto e soprattutto che è in costante divenire, un qualcosa che non resta solo e soltanto un Io e basta.

Questo perché, secondo la Dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb, (psicologa, psicoterapeuta, e direttrice dell’Istituto di Gestalt HCC e la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt):

La funzione-io esprime […] la capacità di identificarsi o di alienarsi da parti dell’ambiente (questo è per me, non è per me), il potere di volere e di decidere ciò che caratterizza l’unicità delle scelte individuali. […] interviene nel processo dell’adattamento creativo operando scelte, identificandosi con alcune parti del campo e alienandosi da altre.

E se a questo aggiungessimo il contributo della Dott.ssa Elisabetta Conte (psicologa, psicoterapeuta e docente dell’Istituto di Gestalt):

In una visione olistica del sé, l’io funziona in modo integrato in un continuo interscambio con le altre funzioni. In particolare, la funzione io rappresenta la capacità creativa del sé che agisce tenendo conto delle informazioni derivanti dalle funzioni es e personalità.

Ne uscirebbe fuori non più un individuo indivisibile, ma un condividuo, come sottolineano anche l’antropologo Francesco Remotti e la Prof.ssa di filosofia della biologia Elena Gagliasso nell’incontro tenutosi nel 2019 al festival Dialoghi di Pistoria.

Un io di insiemi

A partire dagli anni ’70 del 1900 gli antropologi hanno iniziato a seguire un filone di ricerca e studi che si chiama antropologia della persona, scoprendo così che in alcune società il concetto di persona che abbiamo non corrisponde sempre a quello dell’individuo. Quest’ultimo, infatti, può scomporsi/comporsi attraverso le relazioni, come la ruota di una bicicletta e i suoi raggi.

Noi, Fabio Magnasciutti, Barta edizioni

A questo punto, se non già diversi paragrafi fa, dovrebbe essere arrivata la domanda: cosa c’entra tutto questo con la letteratura?

Il Noi di Magnasciutti

Nel 2018 la casa editrice Barta pubblica una serie di raccolte che portano la firma di Fabio Magnasciutti, illustratore e vignettista. Tra questi, spunta Noi. In copertina sembra quasi evidente il richiamo a ciò che ci rende unici, l’impronta digitale che già Tony Durand aveva sperimentato in Francia prima e in Italia poi, con il libro “Chi sono io?” edito da Uppa.

Noi, estratto

Ad accompagnare queste pagine c’è uno scritto dello stesso autore che dice:

La statua dentro il blocco di marmo grezzo prima del primo colpo di scalpello, il seme dell’immagine nella matita sospesa sul foglio, i dislivelli che generano onde e vento e tremiti, il colore solo un diverso frammento di luce.
La scelta.
Posso dire io solo a partire da un tu che non sono.
Tu, io.
Noi.

Noi, particolare

Eccolo qui, il condividuo di Remotti. Io non sono te, e non sono nemmeno più quello che sono stato ieri. Sono ricerca, sono gioia che esplode piano, sono contatto.

Gli altri: anche tu come loro?

Un altro libro che ho apprezzato tanto è Io e gli altri, pubblicato da Kite edizioni, di Amanda Cley e Cecilia Ferri, che sembra mettere l’accento sul bisogno di relazioni e anche sul rischio di perdersi.

Io e gli altri, Amanda Cley e Cecilia Ferri, Kite edizioni

Ricordo ancora un’altra cosa imparata durante quelle lezioni di antropologia, legata proprio al senso di appartenenza a un gruppo, a quel bisogno di essere “anche con” che può sfociare nella sottrazione di parti di noi, tramutandosi nell’essere solo con.

Il branco accoglie, nasconde, protegge.

In questo essere solo con è possibile leggere due cose. La prima è il nostro esistere solo in relazione al gruppo e la seconda è la sensazione di solitudine che deriva dall’essere parte del gruppo consci di aver perso qualcosa.

Io e gli altri, particolare

E poi, con cosa o con chi dobbiamo fare i conti? Probabilmente anche con la ricerca di una strada diversa raccontata dall’anticonformismo che risponde alla domanda posta nella quarta di copertina del libro, ovvero:

Anche tu come gli altri?

Io e gli altri, particolare

Seguire gli altri è una possibilità, come lo è scegliere di rischiare ed essere fedeli all’io di oggi, che è simile a quello di ieri e di domani.

C’è un altro noi

Quello di Elisa Mazzoli e Sonia MariaLuce Possentini, pubblicato da Bacchilega Junior è un altro Noi che quasi potrebbe infastidire. Il noi dei bambini che è naturale, il noi della sicurezza, un pensiero quasi automatico.

Noi corriamo dappertutto.
Lui invece cammina a piccoli passetti.
Noi stiamo insieme, parliamo, giochiamo.
Lui invece sta da solo e scava, scava, scava…
Un buco al giorno.
Ha sempre le mani sporche.
Noi lo chiamiamo Occhione.
Ha un occhio gigante, così gigante che l’altro occhio,
quello normale, non si nota nemmeno.

Noi, di Elisa Mazzoli e Sonia Maria Luce Possentini, edito Bacchilega

C’è un bianco che quasi divora lo spazio delle pagine, come se l’ecosistema, di fatto, non fosse importante. Mi piace pensare che si tratti però di assenze che non interessano quei bambini, che non interessano al Filippo che narra e che si nasconde e al Filippo che, di fatto, è sempre stato presente, incurante forse del giudizio degli altri.

Tutti fanno ipotesi, quel noi è quel tutti. E quando una bambina sceglie di avvicinarsi al Filippo che chiamano Occhione, la risposta è che si sa, le femmine a volte fanno così.

Noi, particolare
Io, tu

Nella continua ricerca di se stessi, così come nell’essere sempre diversi ma simili, io e tu restano forse parte integrante del grande insieme, capace di scomporsi e ricomporsi in modi e tempi sempre nuovi. E a questo proposito sarebbe un errore non suggerire Il visconte dimezzato, di Italo Calvino.

Nella seconda ristampa della prima edizione, Calvino sentì il bisogno – l’urgenza, direi io – di accompagnare il romanzo con una prefazione, una breve analisi del contenuto dell’opera. Questo perché Medardo di Terralba, colpito dalla palla di cannone e in costante ricerca dell’altra parte, non fu un personaggio immediatamente chiaro ai lettori.

Illustrazione di Andrea Calisi per Calviniana (Telos) – “Il visconte dimezzato”

Così si potesse dimezzare ogni cosa intera, così ognuno potesse uscire dalla sua ottusa e ignorante interezza.
Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l’aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te l’auguro, ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa. E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani.

Il romanzo è il viaggio d’una parte verso l’altra, un continuo oscillare tra il bene e il male di un solo uomo diviso a metà. Non è necessario cercare la completezza, perché non esiste. L’uomo moderno, diceva Calvino, è vittima di se stesso in quella corsa verso l’altro che non ha motivo di esistere perché, nonostante la possibilità di raggiungere l’essere un tutt’uno, di fatto, poi, l’insoddisfazione prende il sopravvento.

a cura di
Ylenia Del Giudice

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