Festival dei Popoli: dal 2 al 10 novembre
Dalle note d’archivio dei Beatles e la vita senza filtri dei Gaznevada alla musica nella lotta politica nei Sessanta, dall’arma del jazz in Congo ai canti contro il franchismo in Spagna: “Let the Music Play” porta i documentari musicali al Festival dei Popoli a Firenze
Al Festival dei Popoli, dal 2 al 10 novembre, torna protagonista la sezione musicale, con “Things We Said Today” di Andrej Ujica, la prima assoluta di “Going Underground” di Lisa Bosi e le prime italiane di “Soundtrack to a Coup d’Etat” di Johan Grimonprez e “Un pueblo que canta no muere” di Pablo Gil Rituerto.
Dai rarissimi materiali d’archivio che accompagnano la storica esibizione dei Beatles a New York nei Sessanta, ritratto di una generazione, in “Things We Said Today” di Andrej Ujica alla prima assoluta di “Going Underground” di Lisa Bosi sui mitici Gaznevada, in un racconto a ritroso dagli anni Settanta, dalle piazze e dalla contestazione, passando per il punk e la new wave, arrivando infine all’Italo-disco e all’house.
E ancora, in Congo nel 1961 per “Soundtrack to a Coup d’Etat” di Johan Grimonprez, tra jazz e decolonizzazione in piena Guerra Fredda, quando la musica protestò contro l’assassinio del leader congolese Patrice Lumumba o fu usata come soft power dalla CIA, o ancora in Spagna nello stesso anno con “Un pueblo que canta no muere” di Pablo Gil Rituerto, al fianco di chi, in piena dittatura franchista, raccolse clandestinamente i canti popolari della resistenza spagnola.
Let the Music Play
Torna la sezione musicale Let the Music Play alla 65a edizione del Festival dei Popoli, il festival internazionale di cinema documentario più antico in Europa, che si terrà dal 2 al 10 novembre a Firenze – per la direzione artistica di Alessandro Stellino, quella organizzativa di Claudia Maci e con la presidenza di Roberto Ferrari.
Tra musica e racconto della realtà, per la sezione Doc Highlight invece, a inaugurare la rassegna ci sarà invece come ospite speciale Vasco Brondi, il cantautore ha infatti composto le musiche originali di “Fiore Mio”, il film scritto, diretto e interpretato da Paolo Cognetti, lavoro in cui pone al centro la sua passione per la montagna, il suo Monte Rosa, come spazio geografico e dimensione interiore.
Brondi e Cognetti saranno ospiti nella serata inaugurale del festival, per la prima italiana del film, sabato 2 novembre alle 20.30 in sala al cinema La Compagnia. Per il film Vasco Brondi ha composto la colonna sonora del film ed ha scritto e interpretato un brano inedito, “Ascoltare gli alberi”. Sabato 9 novembre, alle 15 in sala sempre a La Compagnia, ci sarà invece Vinicio Capossela, che presenterà “Natale fuori orario” con il regista Gianfranco Firriolo, anomalo e originale
ibrido tra road movie e film-concerto, elogio del potere aggregante della musica e contemporaneamente e riflessione sullo scorrere del tempo, che ripercorre gli storici e rituali “concerti per le feste” di Capossela al locale “Fuori Orario”, in provincia di Reggio Emilia.
Grandi classici da ricordare
Un passo nella musica di ieri, nel suo rapporto con il mondo, tra società e scelte politiche, per capire quali note oggi orientano il futuro, quali sono nel quotidiano le nostre colonne sonore del cambiamento. Tra gli highlights della sezione musicale Let the Music Play (curata dal giornalista e critico cinematografico Emanuele Sacchi) trovano posto le note di grandi classici da riscoprire.
Finalmente sullo schermo il materiale d’archivio della storica esibizione dei Beatles allo Shea Stadium di New York nel 1965 con “Things We Said Today” di Andrej Ujica, la cui lavorazione è durata anni. Il film prende come punto di partenza l’arrivo dei Beatles a New York per il loro concerto dell’agosto 1965, e come titolo una canzone dei Beatles, che già anticipa un momento in cui il presente sarà diventato un passato ossessionante, né recuperabile né dimenticabile. Ma il quadro di riferimento si allarga progressivamente e ne esce un viaggio nel cuore nascosto di quel mondo, al tempo stesso scomparso e palpabilmente presente.
Going Underground di Lisa Bosi
Dall’Italia, invece, è in arrivo sullo schermo la prima assoluta di “Going Underground” di Lisa Bosi sui Gaznevada, gruppo musicale attivo tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta. Quale gruppo può narrare meglio l’evoluzione della musica italiana, dal punk, all’italo disco, fino alla house? L’incredibile storia dei Gaznevada èun racconto universale, che narra senza filtri la vita di ventenni che inseguono il loro sogno d i vivere con la musica, e finiscono per diventare loro stessi un fumetto di Andrea Pazienza. Sono folli, geniali, miseri e disperati? Fabbricano sogni, dicono loro.
Un tuffo nel passato, precisamente nel 1961, ci porta tra gli altri titoli della sezione, in due anteprime italiane. In “Soundtrack to a Coup d’Etat” di Johan Grimonprez il jazz fa da sfondo a roventi episodi di decolonizzazione, in questo ottovolante storico che riscrive l’episodio della Guerra Fredda che portò i musicisti Abbey Lincoln e Max Roach a imbucarsi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per protestare contro l’assassinio del leader congolese Patrice Lumumba.
Un pueblo que canta no muere di Pablo Gil Rituerto
È il 1961, sei mesi dopo l’ammissione all’ONU di sedici Paesi africani appena indipendenti, un terremoto politico che sposta la maggioranza dei voti dalle potenze coloniali al Sud globale. Mentre il leader sovietico Nikita Kruscev batte le scarpe in segno di indignazione per la complicità dell’ONU nel rovesciamento di Lumumba, il Dipartimento di Stato americano entra in azione inviando l’ambasciatore del jazz Louis Armstrong in Congo, per distogliere l’attenzione dal colpo di Stato sostenuto dalla CIA.
Nello stesso anno, un’altra lotta si consumava tra le vie e le piazze spagnole, come racconta “Un pueblo que canta no muere” di Pablo Gil Rituerto: una troupe percorre le strade della Spagna sulle orme della spedizione del collettivo Cantacronache, che nel 1961, in piena dittatura franchista, raccolse clandestinamente i canti popolari della resistenza spagnola. Attraverso il prisma della memoria orale e degli archivi sonori, i due viaggi si intrecciano, raccontando un territorio dove le ferite della dittatura sono ancora aperte.
La sezione musicale è stata curata dal giornalista, critico cinematografico e musicale Emanuele Sacchi.
a cura di
Staff
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