“Megalopolis” – la recensione in anteprima del nuovo discusso film di Francis Ford Coppola
In concorso alla 77ª edizione del Festival di Cannes, il nuovo film di Francis Ford Coppola, “Megalopolis”, arriva al cinema oggi, mercoledì 16 ottobre, dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma. Noi di The Soundcheck abbiamo visto il film in anteprima e ve ne parliamo qui, in questo articolo!
Le parole del regista – unite agli scarsi risultati ottenuti al botteghino (si parla di soli 7,399,423$ di incasso nel mercato statunitense) – rappresentano perfettamente il risultato finale del discusso fenomeno “Megalopolis”.
Un film che ambisce a qualcosa di più.
Che anela a trasformarsi in qualcosa di più.
E che, di fatto, è molte cose.
Opera d’arte, racconto profetico, strada da seguire. Ma anche grande flop, per molti “megalomane come il suo regista” e “un po’ troppo pomposo”.
O forse, più semplicemente – come espresso dalle parole di Adam Driver – una pellicola “indefinibile”.
Una conferma che si ha da mesi
A distanza di tredici anni, Francis Ford Coppola torna sul grande schermo con il suo ultimo film, Megalopolis, già presentato alla 77ª edizione del Festival di Cannes e fortemente atteso dal pubblico e dalla critica. Una pellicola che ha già fatto un gran parlare di sé nei mesi precedenti, a causa di diversi problemi sorti attorno all’ultima fatica del pluripremiato regista.
Coppola ha infatti investito 120 milioni di dollari, arrivando a vendere parte delle quote della sua azienda vinicola in nome della realizzazione di un progetto nato nella sua mente in giovane età, a seguito della visione di La vita futura di H.G. Wells.
Un’opera alla cui stesura (come precisato dal regista stesso) non ha lavorato per quarant’anni (limitandosi a raccogliere materiale e appunti a fasi alterne), ma solo negli ultimi dodici.
Similmente a quanto fatto con Apocalypse Now – che ambientava il Cuore di tenebra di Joseph Conrad nel Vietnam degli anni ‘60 -, Coppola ha ripreso l’episodio della Congiura di Catilina raccontato da Sallustio, ricollocandolo nella New York moderna e riflettendo sulle analogie tra quest’ultima e la Roma antica.
Un film nel quale ha messo tutto se stesso, il risultato dei suoi studi e di un bagaglio culturale importante, fondato su autori come Rousseau, Voltaire, Dickens, Pirandello, Shakespeare, Tolstoj, Goethe e Platone, ma anche su grandi registi del passato quali Kubrick, Hitchcock, Fellini, Visconti e Bergman. Un’opera frutto di ricerche su eventi di cronaca, come l’omicidio di Claude Von Bulow, lo scandalo Mary Cunningham/James Agee Bendix, la crisi finanziaria e le vicende dello Studio54.
“Il mio obiettivo principale è sempre quello di fare un film con tutto il cuore, e lì ho iniziato a capire che si sarebbe trattato di raccontare l’amore e la lealtà e ogni aspetto della vita umana. Megalopolis ha fatto eco a questi sentimenti, in cui l’amore è stato espresso in una complessità quasi cristallina, il nostro pianeta in pericolo e l’umanità quasi in un atto di suicidio, fino a diventare un film molto ottimista che ritrova fiducia nell’essere umano.”
Francis Ford Coppola
Megalopolis non ha tuttavia suscitato lo stesso fervore nelle case di distribuzione, a causa del budget estremamente elevato richiesto dal regista ed il carattere dell’opera stessa, definita “invendibile”.
Alla fine, la distribuzione negli USA è stata effettuata da Lionsgate, che non ha però contribuito al finanziamento del film (alla cui promozione ha pensato lo stesso Coppola con ulteriori 20 milioni) e che, lo scorso agosto, ne ha dovuto eliminare il trailer, a causa dell’inserimento di false citazioni negative di celebri critici al suo interno, forse frutto dell’AI.
“Un film troppo pomposo”, ma con una ratio
Ambientato in una Roma del III millennio sita in una distopica New York, Megalopolis ci presenta fin da subito il contesto in cui lo spettatore si cala.
Un mondo opulento e sfarzoso, fatto di vizi ed eccessi sfrenati, dove tutto è ostentazione e sfoggio di sé. Dove corruzione, inganni e privilegi sono all’ordine del giorno tra ricchi e potenti, mentre il popolo è abbandonato a se stesso. Una città dove si può solo apparire e non vi è spazio per essere.
Un mondo che sopravvive dei suoi paradossi, disorientato e sull’orlo del tracollo.
Coppola fa sua la storia del declino di Roma, riadattandola e collocandola all’interno di un mondo distopico, estremamente simile al nostro. Enfatizzando, esasperando ed eccedendo nella rappresentazione.
Peccando forse di ὕβρις, ma con un intento preciso. Confessare il tracollo della società in cui viviamo, mettendoci in guardia dalle conseguenze di un futuro che guarda al passato.
Perché spesso, si sa, la Storia è destinata a ripetersi.
“Oggi l’America è Roma e sta per vivere la stessa esperienza, per le stesse ragioni per cui Roma ha perso la sua repubblica e si è ritrovata con un imperatore.”
Francis Ford Coppola, Q&A di New York, 23 settembre 2024
“Un film di nicchia, non commerciale”
Ma non sono solo l’antico contesto storico romano ed i suoi celeberrimi mores ad essere ripresi da Coppola nel film.
“O tempora, o mores!”: così inveiva Cicerone contro Catilina in Senato, con la famosa orazione riproposta letteralmente, nei contenuti e nelle forme, all’interno del film.
Azione che regista esegue più volte, citando ed adattando dialoghi della letteratura latina, senza mai spogliarli della loro solennità. Un’operazione artistica e culturale davvero degna di nota, che rivela tutto il grande amore di Coppola per i Classici e che si traduce in un’opera di nicchia, che non tutti riusciranno ad apprezzare a pieno.
Cicerone. Catilina. Clodio. Crasso.
Tornano anche i grandi protagonisti del passato, ma estremamente diversi da come li ricordavamo. Il film gioca infatti con questi personaggi e con ciò che essi incarnano, mutandone i tratti distintivi.
“Mi sono poi chiesto se la tradizionale rappresentazione di Catilina come “cattivo” e di Cicerone come “buono” fosse necessariamente vera. Nella storia, Catilina perse e fu ucciso, mentre Cicerone sopravvisse. Ma poiché è il sopravvissuto a raccontare la storia, mi sono chiesto: e se ciò che Catilina aveva in mente per la sua nuova società fosse stata una ridefinizione della spartizione del potere e avesse potuto essere “visionario” e “buono”, allora Cicerone avrebbe potuto essere letto come “reazionario” e “cattivo”?”
Francis Ford Coppola
E nell’opera di Coppola ci troviamo di fronte ad un Cicero tutt’altro che attento agli affari della res publica, un sindaco dalla visione politica e sociale troppo ancorata al passato. Alla quale si contrappone quella di Cesar Catilina, proiettato nel futuro con la costruzione dell’utopica Megalopolis, una città dove la disparità sociale cesserà di esistere e i sogni dell’umanità potranno finalmente realizzarsi.
Un luogo dove sogno e realtà si fonderanno insieme, poiché – come ci ricorda quest’uomo visionario, citando il più celebre poeta della letteratura inglese – siamo fatti della stessa sostanza di essi.
Una narrazione fitta, con qualche problematica
Se dal punto di vista tecnico Megalopolis risulta ineccepibile, lo stesso non si può dire della sua sceneggiatura.
La regia si avvale di numerose iris shot che incorniciano la narrazione, e le riprese dal basso verso l’alto conferiscono al film maestosità e imponenza.
La fotografia è sontuosa, con una predominanza dell’ocra – il giallo avvolgente del megalon -, che sfuma in differenti tonalità. Unito, in diverse sequenze, al contrasto cromatico degli abbinamenti complementari giallo/blu e rosso/verde, che dividono la scena nettamente, in due distinte unità.
Dal punto di vista narrativo, invece, Coppola inserisce veramente un mondo intero in questo film.
Tempo, sogno, avvenire, amore, potenzialità e capacità creativa.
Ogni tematica umana viene analizzata e sviscerata, fino alle sue fondamenta.
Le vicende dei personaggi si susseguono veloci, una dopo l’altra sullo schermo, tanto da spingerci a chiederci cosa stiamo di fatto guardando. Tanto da farci domandare se tutto questo non sia forse un po’ troppo.
I toni rilassati lasciano spazio ad improvvisi colpi di scena, che tengono viva l’attenzione dello spettatore, mescolando continuamente le carte in tavola come un Fato impazzito.
A volte il Cinema parla in silenzio.
Alcune volte grida.
Altre sussurra.
Ma è quando ambisce a raccontarsi troppo, che rischia di perdersi dentro se stesso. Rivolgendosi a tutti. O a nessuno.
Completamente svuotato del suo significato.
“Megalopolis”
Che dire, dunque, del nuovo film di Coppola?
Megalopolis è un film caotico e rocambolesco, capace di fondere insieme passato e presente, guardando al futuro. Una pellicola che attinge direttamente alla storia e alla cultura romana con riferimenti e citazioni, ricontestualizzandoli.
Difficile descrivere il film di Coppola dopo una singola visione, poiché esso ci catapulta in un vero e proprio viaggio, dentro una fiaba tanto antica quanto attuale.
Un film non completamente riuscito? Possibile.
Ma anche una pellicola ambiziosa, con uno scopo ben preciso: fermare il tempo per un istante ed indicarci l’orizzonte, dove una speranza visibile risiede nel futuro.
a cura di
Maria Chiara Conforti
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