Slowdive – Acieloaperto, Villa Torlonia a San Mauro Pascoli – 1° luglio 2024

Slowdive – Acieloaperto, Villa Torlonia a San Mauro Pascoli – 1° luglio 2024
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La band inglese torna in Italia per la prima delle due date estive, a Villa Torlonia, in occasione del festival Acieloaperto.

Prima di parlare del concerto degli Slowdive, tenutosi a Villa Torlonia in occasione di Acieloaperto, occorre fare una piccola premessa. Con il termine “shoegaze” si definisce un certo tipo di musica, indie e alternativa (qualunque cosa significhi oggi), perlopiù distorta e riverberata. Anche il significato di shoegaze, spesso utilizzato in senso dispregiativo, faceva riferimento a un atteggiamento introspettivo adottato dai musicisti sul palco, come se si stessero guardando le scarpe appunto, o per meglio dire i pedali degli effetti. Poco ego e molta sostanza, quindi. 

Tra i più famosi esponenti della scena shoegaze ci sono gli Slowdive. Britannici, fecero il loro esordio nel 1989 per poi sciogliersi nel 1995, vittime dell’ondata britpop, finendo per tornare insieme nel 2014.

Il pubblico arrivato fino a San Mauro Pascoli per il loro concerto, il primo della rassegna di Acieloaperto, non è composto solo da nostalgici. Ci sono tanti over cinquanta, ma anche curiosi trenta-qualcosa. Molti di loro probabilmente non erano che appena nati quando gli Slowdive vivevano la loro prima vita musicale. Questo testimonia la grandezza della loro eredità artistica. 

Quando salgono sul palco, alle 21.30 circa, sono accolti da applausi e gridolini. Il set inizia con Shanty, dal loro album Everything is Alive. La voglia di sperimentare con l’elettronica è evidente, infatti i primi suoni del loro set non sono di chitarra, ma di un sintetizzatore.

Rachel Goswell con il suo caschetto bicolore sorride e balla. Con il vento che le gonfia il vestito sembra una creatura silvestre. Il bassista Nick Chaplin è al centro del palco, mentre i chitarristi Neil Halstead e Christian Savill si dispongono ai lati. I tre rimangono immobili e concentrati per tutto il concerto. Il suono del cosmo prodotto dagli Slowdive è ancora più amplificato da implacabili luci stroboscopiche e proiezioni ipnotiche.

Con Catch the Breeze cambia il vento, letteralmente. Non solo perché la canzone, presente nel loro album di debutto, Just for a Day, non ha perso un grammo di bellezza dal 1991 a oggi. L’aria di tempesta che strappa i teli alle spalle del palco non fa presagire niente di buono. Infatti, dopo la quarta canzone la band lascia il palco. “Facciamo un pausa di qualche minuto”, annuncia Halstead. Il palco si abbassa, e uno degli organizzatori di Acieloaperto ci fa sapere che per ragioni di sicurezza non possono rialzarlo, devono capire se la tempesta arriverà fino a noi. Al netto di qualche problema tecnico dovuto al maltempo, l’organizzazione si merita però una menzione d’onore. Inoltre non capita spesso di trovare un distributore gratuito di acqua in un festival italiano.

Il temporale ci grazia e mezz’ora dopo possiamo tornare a goderci la musica. Gli Slowdive ritornano sul palco e il concerto riprende con Crazy for You

Uno dei pezzi più significativi del set è Souvlaki Space Station. Accompagnata da un muro sonoro incredibile, dal vivo deflagra. Rispetto alla versione in studio, che rimane più ovattata, sul palco è accompagnata da una linea di basso incredibile. La canzone lambisce il pubblico, che ondeggia e ascolta con gli occhi chiusi.

A seguire parte Chained to a Cloud, accompagnata da un riff di tastiera che si infila sotto la pelle.

La setlist intreccia vecchi successi con le canzoni più nuove, le quali non sfigurano affatto nel confronto.

Un altro momento da ricordare è l’esecuzione di Sugar For The Pill. La malinconia nelle canzoni degli Slowdive può spezzare anche i cuori più duri.
In scaletta trova posto anche una cover di Syd Barrett, Golden Hair, eseguita in maniera lisergica.

Chi pensava fosse difficile entrare in contatto con una band shoegaze è stato smentito. Vedere dal vivo gli Slowdive è un’esperienza viscerale, data soprattutto dalla loro capacità di eseguire tutto in maniera naturale, senza sforzo.

Setlist

Shanty
Star Roving
Catch the Breeze
Skin in the game
Crazy for you
Souvlaki Space Station
Chained to a cloud
Sugar for the pill
Kisses
Alison
When the sun hits
Golden Hair
Slomo
Dagger
40 Days

a cura di
Daniela Fabbri

foto di
Illary Terenzi

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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